DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
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Ilaria Sacchettoni per Corriere.it
«Frequento quotidianamente la stazione Termini, in quanto mi procuro il denaro necessario al mio sostentamento, offrendo ai clienti dello scalo aiuto per l’acquisto dei biglietti presso le biglietterie automatiche. Prima di compiere i diciotto anni, cioè quattro mesi fa, mi è capitato di essere quasi sempre nei pressi dell’uscita da voi citata (il binario 29, dove, secondo gli investigatori, sarebbe avvenuta la maggior parte degli incontri sessuali, ndr) con diversi uomini che frequentano la stazione ferroviaria e che so essere omosessuali. Con alcuni di loro avuto rapporti sessuali a pagamento, tra i 20 e i 30 euro». Così ha detto il ragazzo, uno zingaro del campo nomadi di Aprilia, ascoltato nel corso di un’audizione protetta in Procura.
Sotto la perpetua rotazione commerciale, Termini, resta un luogo di precarietà inquietante. La confessione dell’adolescente (e quella di altri, ragazzini fra i 13 e 17 anni d’età) è confluita nell’ordinanza del giudice che, giovedì scorso, ha portato all’arresto di otto persone per reati sessuali nei confronti di minori. Si tratta di fatti avvenuti tra il 2012 e il 2014 fra via Giolitti e piazza dei Cinquecento e, spesso, proprio nelle viscere di Termini, fra sottopassi e bagni pubblici, tra corridoi e gallerie, di binario in binario.
Le telecamere installate hanno aiutato la polizia ferroviaria a identificare le persone coinvolte. Agli atti dell’inchiesta ci sono foto, filmati e intercettazioni telefoniche. Nei prossimi giorni si svolgeranno gli interrogatori di garanzia, mentre uno dei difensori, l’avvocato Gianluca Nicolini, annuncia che ricorrerà al tribunale del riesame per la scarcerazione del suo cliente.
Parlando di un habitué, uno tra quelli che si prostituivano, ha raccontato di un incontro: «Poi lui mi ha fatto fare la doccia, siamo usciti, siamo andati in un ristorante e dopo sono andato al treno e sono andato a casa. Sono andato una sola volta con lui, siamo andati con la moto ad Albano. Questo signore si faceva chiamare Stefano. Questi clienti, ecco, alcuni sono dei Castelli».
Un altro ancora, stavolta più piccolo, racconta i rapporti sessuali avuti con il sessantaduenne arrestato. Recidivo, l’uomo, ha già scontato tre settimane per un’altra violenza, solo pochi mesi fa: «Una volta l’ho avuto anch’io un rapporto con lui. È successo quest’ estate dentro il bagno del bar che si trova accanto al McDonald di via Giolitti, il bagno si trova nel piano interrato del bar lui mi ha chiesto di fargli... alla fine mi ha dato 25 euro».
Prete e scrittore porno: «Ci dava anche 50 euro a volta»
Tra gli arrestati c’è anche un sacerdote. Il parroco delle chiese viterbesi di Vallebona e Montecalvello, P.G. In casa, oltre a 1700 foto hard di minori, gli agenti hanno trovato libri erotici scritti sotto lo pseudonimo di Gabriele Doni. Una delle vittime ha raccontato: «In stazione gira sulla scala mobile, sul binario per Fiumicino, è venuto davanti al Mc Donald’s con la macchina, siamo andati a mangiare e dopo sono andato a casa con lui». Sempre secondo la stessa testimonianza, il parroco pagava «quaranta o cinquanta euro» ogni volta.
«Si prostituivano anche nella Basilica»
Ma non è l’unico, secondo una delle testimonianze agli atti delle indagini, quella di una donna che si prostituiva in zona: «È un prete che due o tre anni fa lavorava presso la chiesa Santa Maria degli Angeli in Piazza della Repubblica - a riguardo sono certa delle mie affermazioni in quanto all’epoca lavoravo ancora come meretrice proprio zona della citata Piazza della Repubblica - e, in alcune occasioni, la sera, ho notato lo stesso che faceva entrare dei ragazzini romeni da un’entrata secondaria della struttura. Poi, scambiando qualche parola con uno di quei ragazzini, ho appreso che quell’uomo lì pagava 20 euro per consumare rapporti sessuali» ha raccontato.
In un caso è emerso che uno dei testimoni, un nomade dei campi fuori città, aveva mentito. E qui, secondo l’ordinanza «in base anche a quanto si è potuto accertare dalle obiezioni del minore la sua cultura non accetta l’omosessualità, per cui i minori temono di dimostrare veri e propri rapporti consolidati di tale tipologia per non essere additati come le gay nel gruppo di appartenenza».
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