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"TI DEVI SUICIDARE" – LE MINACCE DEI FAMILIARI A UNA RAGAZZA “COLPEVOLE” DI AVER SUBITO UNO STUPRO – LA VICENDA E' AVVENUTA IN CALABRIA: IL FRATELLO E LA SORELLA DELLA VITTIMA (E I LORO PARTNER) SONO STATI ARRESTATI PER AVER CERCATO DI SCREDITARE LE ACCUSE DELLA RAGAZZINA – I QUATTRO, CONTRARI ALLA DENUNCIA, HANNO TENTATO DI PORTARLA DA UNA PSICHIATRA PER FARLA PASSARE PER INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE – L’OMBRA DELLA ‘NDRANGHETA NEL CASO
Estratto da www.leggo.it
Aveva vissuto l'incubo di uno stupro, ma i suoi familiari anziché aiutarla l'avrebbero vessata, invitandola al suicidio e cercando di farla passare per incapace di intendere e di volere e invalidare così le sue accuse. La terribile vicenda arriva dalla Calabria, dove quattro persone sono state arrestate in mattinata dagli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Palmi, coadiuvato da personale dell’Upgsp della Questura di Reggio Calabria.
Si tratta di due donne e due uomini, familiari della giovane vittima, finiti agli arresti domiciliari per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia, commessi in concorso tra loro. Sono il fratello, la sorella e i rispettivi partner della vittima del presunto stupro, che erano contrari alla sua scelta di denunciare la violenza sessuale.
L’attività investigativa, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi è strettamente collegata alla recente “Operazione Masnada” che aveva portato all’individuazione di 20 soggetti, alcuni anche minorenni, accusati a vario titolo di violenza sessuale di gruppo aggravata nei confronti di due vittime minorenni, alcuni dei quali legati da parentele a vari esponenti di vertice di cosche di 'ndrangheta.
I poliziotti infatti, nel prosieguo delle indagini, hanno accertato svariati e reiterati episodi di vessazione subiti da una di quelle due giovani vittime da parte dei propri familiari, in particolare dal fratello, dalla sorella e dai rispettivi compagni, che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori, tentando in svariati modi di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’Autorità Giudiziaria.
Oltre ad averla invitata a compiere gesti suicidi ed aver disattivato la sua scheda telefonica simulandone uno smarrimento, tra i diversi episodi, è emerso come gli indagati avessero anche tentato di costringere la ragazza a sottoporsi ad una visita psichiatrica, con il chiaro intento di ottenere una certificazione medica attestante la sua non capacità di intendere e di volere, rendendone così inutilizzabili ed inattendibili le dichiarazioni. […]
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