DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1 - CASO PM MILANO: DAVIGO, NON HO NULLA DA NASCONDERE
(ANSA) - "Questa vicenda è di interesse pubblico e siccome io non ho nulla da nascondere pretendo l'udienza a porte aperte": lo ha detto l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo in una pausa dell'udienza preliminare in corso a Brescia in cui è accusato con il pm Paolo Storari di violazione del segreto d'ufficio per il caso dei verbali dell'avvocato Piero Amara.
2 - CASO PM MILANO: AL VIA UDIENZA PRELIMINARE A BRESCIA
(ANSA) - E' cominciata a Brescia l'udienza preliminare nei confronti dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e del pm milanese Paolo Storari accusati di rivelazione del segreto d'ufficio per la vicenda dei verbali di Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria.
Davigo e Storari, assieme ai loro difensori, gli avvocati Francesco Orasi e Paolo Della Sala, sono appena entrati nell'aula del tribunale di Brescia. Il gup chiamata a decidere se rinviarli a giudizio o meno è Federica Brugnara.
I pm d'udienza invece sono Donato Greco e Francesco Milanesi. Davigo ha già anticipato che chiederà udienza pubblica, a porte aperte. A chiedere di essere parte civile sarà un altro consigliere del Csm ancora in carica, ossia Sebastiano Ardita, assistito dall'avvocato Fabio Repici.
3 - CASO PM MILANO: GUP, CONSIGLIERE CSM ARDITA PARTE CIVILE
(ANSA) - Il gup di Brescia Federica Brugnara ha accolto la richiesta di essere parte civile presentata dal consigliere del Csm Sebastiano Ardita nei confronti dell'ex collega Piercamillo Davigo e del pm milanese Paolo Storari imputati per rivelazione di segreto d'ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara.
PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA
Il giudice è ora in camera di consiglio per decidere sull'istanza di pubblicità dell'udienza preliminare chiesta da Davigo attraverso il suo difensore, l'avvocato Francesco Borasi, alla quale né Storari né la Procura si sono opposti.
In base al capo di imputazione Davigo, difeso dall'avvocato Francesco Borasi, "consegnava, informalmente e senza alcuna ragione ufficiale, ma al solo scopo di motivare la rottura dei propri rapporti personali con il consigliere Sebastiano Ardita, copia degli atti in questione al consigliere del Csm Giuseppe Marra, dopo averlo informato del loro contenuto, incaricandolo di custodirli e di consegnarli al comitato di Presidenza, qualora glieli avesse richiesti".
Oltre a ciò avrebbe riferito a un altro componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Ilaria Pepe, "sempre in assenza di una ragione ufficiale, ma per suggerirle di 'prendere le distanze dal consigliere Ardita', il contenuto delle dichiarazioni rese" da Amara, "invitandola a leggerle; riferiva, in assenza di una ragione d'ufficio, al dichiarato scopo di ottenere un giudizio sull'attendibilità" di quei verbali che gli erano stati consegnati da Storari per "autotutelarsi", a suo dire, dal rallentamento alle indagini voluto dai vertici della procura di Milano.
SEBASTIANO ARDITA NINO DI MATTEO
Secondo l'accusa avrebbe parlato, pur in modo confidenziale, delle dichiarazioni di Amara al senatore Nicola Morra ad altri consiglieri del Csm, come Giuseppe Cascini, Fulvio Gigliotti, Stefano Cavanna - al quale avrebbe detto che nell'indagine sulla presunta loggia era "coinvolto" Ardita- e il vice presidente David Ermini, al quale avrebbe dato "copia degli atti (...), al di fuori di qualunque ufficialità al punto che Ermini, ritenendo irricevibili quegli atti ed inutilizzabili le confidenze ricevute, immediatamente distruggeva detta documentazione".
Ora Ardita, tramite il suo legale, Fabio Repici, ritenendosi danneggiato dalla divulgazione indebita dei verbali è stato ammesso come parte civile.
sergio mattarella al plenum del csm
4 - CASO PM MILANO: GUP BRESCIA, UDIENZA A PORTE CHIUSE
(ANSA) - Il gup di Brescia Federica Brugnara ha respinto la richiesta di celebrare l'udienza preliminare a porte aperte avanzata dall'ex consigliere del csm Piercamillo Davigo accusato con il pm Paolo Storari di rivelazione del segreto d'ufficio per in caso dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria.
5 - L'INEDITA SFIDA DI DAVIGO "UN PROCESSO A PORTE APERTE"
Monica Serra per “La Stampa”
francesco greco e piercamillo davigo
Non ci sono precedenti nella storia giudiziaria italiana. Eppure l'udienza preliminare del processo che si aprirà oggi all'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e al pm milanese Paolo Storari sul caso dei verbali di Piero Amara e della fantomatica Loggia Ungheria potrebbe tenersi "a porte aperte".
Ad avanzare l'insolita richiesta è stato l'ex magistrato del pool Mani pulite, ricorrendo alla giurisprudenza Cedu. Una mossa che punta "a garantire il giusto processo" sancito dalla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, e che non è escluso venga accolta dal giudice Federica Brugnara.
Anche se sulla decisione pesano le restrizioni legate al Covid. I due magistrati, accusati di rivelazione del segreto d'ufficio per via dei verbali segretati di Amara che Storari consegnò a Davigo nell'aprile 2020 per "autotutelarsi" dalla presunta inerzia dei suoi capi, sono pronti a farsi interrogare dal gup.
Ma nella partita potrebbe entrare anche un altro collega, il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, che chiederà di costituirsi parte civile. Con l'avvocato Fabio Repici, Ardita (tirato in ballo da Amara) ritiene infatti di essere stato "danneggiato" personalmente e professionalmente da Davigo, che avrebbe portato quei verbali a Roma per "screditarlo" agli occhi dei colleghi, permettendo così anche la loro diffusione pubblica.
ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO FRANCESCO GRECO GHERARDO COLOMBO - POOL MANI PULITE
Il processo si apre in un clima difficile, dopo le audizioni della Prima commissione del Csm venuta a Milano lunedì e l'archiviazione per il procuratore in pensione Francesco Greco, depositata quattro mesi dopo la richiesta della procura diretta da Francesco Prete, proprio a due giorni dall'udienza preliminare.
Con un provvedimento, firmato dal gip Andrea Gaboardi, che non si limita a sostenere la «radicale infondatezza» dell'accusa di omissione di atti d'ufficio mossa a Greco sulla scorta dell'«immobilismo investigativo» sostenuto da Storari e Davigo, ma va oltre.Arriva a definire l'«improvvida iniziativa» di Storari frutto di una «suggestione e di frustrazione».
Anche dalla ricostruzione del gip, che esclude persino le divergenze nella procura milanese, Storari e Davigo si difenderanno, spiegando i motivi per cui il primo decise di rivolgendosi al secondo che, all'epoca, era un membro del Consiglio Superiore della Magistratura.
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