FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
A Milano esiste «una prassi anomala di distribuzione degli affari della Procura della Repubblica da parte del suo Capo» Edmondo Bruti Liberati, «il quale, non solo nella vicenda Sea-Gamberale ma anche in altre e non isolate ipotesi, indulgeva ad assegnazioni inappropriate».
Lo scrive il gip del Tribunale di Brescia, Elena Stefana, che reputa «acclarato che nel 2011 Bruti, in violazione dei criteri di assegnazione contenuti nel documento organizzativo dell’ufficio, abbia assegnato al dr. Francesco Greco (capo del pool reati economici) il fascicolo trasmesso per competenza dalla Procura di Firenze il 25 ottobre 2011, sebbene dagli atti» (intercettazioni del 14 luglio 2011 tra il dominus del fondo F2i Vito Gamberale e il suo manager Mauro Maia sulla predisposizione del bando d’asta di una quota del Comune nella società Sea degli aeroporti milanesi) «emergesse fin dall’origine in modo netto la configurabilità del reato di turbativa d’asta» di competenza del pool del pm Robledo.
«Inoltre è certo che Bruti il 9 dicembre 2011 diede la promessa verbale a Robledo che gli avrebbe rapidamente trasmesso il fascicolo, tenuto conto che l’asta era fissata per il 16 dicembre»: invece «é incontrovertibile che il fascicolo fu messo a disposizione di Robledo solo il 16 marzo 2012».
«È dunque affermabile a carico del procuratore milanese — scrive Brescia — un duplice profilo di responsabilità, per la violazione delle regole di assegnazione del fascicolo e per il colpevole ritardo con il quale poneva rimedio all’errore iniziale».
Ma se questo è l’elemento oggettivo del reato di abuso d’ufficio, la gip archivia perché in Bruti non ravvisa «l’elemento psicologico» del «dolo intenzionale». Un po’ perché Robledo non andò a sollecitargli il fascicolo. E un po’ perchè «non è emerso alcun tipo di relazione tra Bruti e Gamberale».
Bruti disse di «aver dimenticato il fascicolo in cassaforte»: «Giustificazione che, se invero non lo esime da censure di negligenza, non ha trovato smentita nei fatti». Sul punto, il procuratore bresciano Tommaso Buonanno e il pm Lara Ghirardi aggiungono che «tale deplorevole dimenticanza faceva sì che Gamberale partecipasse indisturbato alla gara, quale unico concorrente, aggiudicandosela con 1 euro solo in più di offerta. Tale evento rappresenta certamente un vantaggio patrimoniale per F2i di Gamberale, e allo stesso tempo un danno per il Comune di Milano».
Ma a salvare un po’ tutti ecco l’onesta «funzionaria comunale che, probabilmente percependo indebite pressioni, modificò in parte il capitolato d’appalto, sicché alla fine il bando di gara non risultò proprio “sartoriale” come avrebbe voluto Gamberale mentre rideva al telefono con Maia» (entrambi poi indagati da Robledo a carte ormai fredde, e prosciolti dal gup Zamagni e dalla Cassazione).
Stesso schema per l’archiviazione-lampo fatta da Bruti nel 2010 dell’iniziale esposto del radicale Lorenzo Liparini della «Lista Bonino-Pannella» (con l’avvocato Giuseppe Rossodivita) sulla falsità delle firme a sostegno delle liste del presidente pdl della Regione Lombardia Roberto Formigoni.
Qui l’assenza di dati che Bruti volesse preservare «la partecipazione del Pdl alle elezioni» induce il gip ad accogliere l’archiviazione chiesta dai pm bresciani. Ai cui occhi, peró, «alcune remore del Procuratore appaiono caratterizzate da valutazioni di natura squisitamente politica», quali «la forte preoccupazione per le ricadute che una eventuale iscrizione nel registro degli indagati di Guido Podestà, presidente della Provincia e coordinatore regionale Pdl, avrebbe avuto sul partito».
Guido Podestà e la seconda moglie Noevia Zanella
Podestà, poi indagato lo stesso da Robledo, nel 2014 è stato condannato in primo grado a 2 anni e 9 mesi .
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