DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Giuseppe Legato per “la Stampa”
Quando i poliziotti della Sisco, sezione investigativa della direzione anticrimine della Questura, si sono presentati a casa sua, ieri mattina, per arrestarlo, hanno trovato una pistola. Vera, con matricola abrasa. «Che lui spostava di tanto in tanto quando temeva una perquisizione». Nei suoi contatti telefonici e umani ci sono storici rapinatori di Torino, boss della ‘ndrangheta dalla fama di violenti, pluripregiudicati: gente che fa paura. Tanto per mettere in chiaro che chi si rapportava con Francesco Ferrara, imprenditore originario di Rosta, 48 anni, l'ex re dei Mercatini di Natale di Torino (ma anche della catena Amsterdam Chips) e di molte altre manifestazioni nella cui cornice ha orbitato a vario titolo compresa Cioccolatò, «non aveva a che fare con "pisciaturi (gente qualunque) piemontesi".
Ma con un duro vero che mutua i metodi dei suoi contatti attinti a piene mani dalle ‘ndrine calabresi a cui consegna (perlomeno a un esponente), la possibilità di lavorare alla più "dolce" kermesse della città: «Gli ha dato uno stand a Giacomo Lo Surdo nel 2022» diranno le intercettazioni. Non uno qualunque, ma un colonnello dei potentissimi fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, i capi della mala di Torino. Affari e boss.
Adolfo, Aldo Cosimo e Luigi Crea
Che Ferrara ingaggiava per convincere «chi vanta crediti» a togliere il disturbo. A suon di botte e minacce. Da ieri è in carcere (insieme ad altre sette persone) con l'accusa di estorsione, sequestro di persona, lesioni aggravate dal metodo mafioso. Ma c'è anche un filone che corre in parallelo, riportato nel decreto di perquisizione e che ipotizza come «Ferrara sia intervenuto su responsabili di procedimenti amministrativi (gente del Comune?), per avere l'assegnazione di quei due grandi eventi: Natale e Cioccolatò perlomeno in una delle ultime edizioni. Le ipotesi di reato: istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti. L'Antimafia è al lavoro.
Un anno di indagini, nato dall'inchiesta sulle scommesse sportive che aveva coinvolto anche i calciatori Tonali e Fagioli, coordinate dalla pm Manuela Pedrotta che in un'intercettazione disegnano scenari inquietanti di possibile contaminazione della mafia nelle celebri iniziative invernali della città.
E rafforzate il giorno in cui un ex agente di commercio che lavorava per l'azienda di Ferrara «Oro puro», specializzata nella vendita all'ingrosso di caffè, si presenta in Questura: «Ho paura per me e per i miei figli» esordisce. I poliziotti lo portano in ufficio, lo ascoltano ore. La tela si dipana domanda dopo domanda: «Ho avanzato richiesta di pagamento di quanto mi spettava per prestazioni erogate mai pagate». Per tutta risposta è stato sequestrato, riempito di botte. Succederà anche ad altri che si sono permessi di chiedere il saldo di lavori eseguiti.
Ad occuparsi delle «moral suasion» ci sarebbero stati Lo Surdo […] ex leader del gruppo di tifo organizzato juventino «Arditi», processato nella maxi-inchiesta Minotauro e Antonio Masotina, una fedina penale sconfinata «maturata – scrive il gip che ne ha disposto l'arresto – in una carriera criminale pressoché ininterrotta lunga quasi 50 anni».
Sarà lui – per gli investigatori a «stringere una corda al collo della vittima». Dicendo: «Ti strozzo, ti ammazzo». Un picchiatore, ex rapinatore. Che a Cioccolatò ha lavorato alle dipendenze di una società di security. Sempre Ferrara dirà di un altro ex dipendente: «[…] lo sciolgo nell'acido... lo squaglio e lo butto dentro... dentro la fogna lo scarico a questo».
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