
DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN…
"TEMO CHE DA UN MOMENTO ALL’ALTRO POSSANO TIRAR FUORI QUALCHE CONIGLIO DAL CILINDRO" - TORNA A PARLARE MASSIMO LOVATI, STRAVAGANTE LEGALE DI ANDREA SEMPIO (CREDE, PERCHÉ L'HA SOGNATO, CHE CHIARA POGGI SIA STATA UCCISA DA UN SICARIO) - LOVATI: "IN QUESTI GIORNI SENTO PARLARE DI UNA TESTIMONE CHE ACCUSEREBBE SEMPIO. PIÙ CHE GLI ACCERTAMENTI SU SANGUE E DNA MI PREOCCUPA QUESTO FRONTE. PURTROPPO DURANTE LA MIA LUNGA CARRIERA HO AVUTO DIVERSE ESPERIENZE DI INCHIESTE CHE QUANDO NON ARRIVANO A NULLA DI CONCRETO ALL’IMPROVVISO VENGONO RAVVIVATE DAL CONIGLIO CHE SALTA FUORI DAL CILINDRO E SI METTE A CANTARE" - IL GIALLO DEGLI OGGETTI NEL CANALE DI TROMELLO: TROVATI DA UN MURATORE SETTE ANNI PRIMA DELLE RIVELAZIONI DEL SUPERTESTIMONE...
MASSIMO LOVATI, AVVOCATO DI SEMPIO: «A SUO CARICO NIENTE DI CONCRETO, MA TEMO CHE SALTI FUORI UN TESTE CONTRO DI LUI. FINE DELL'INCUBO SUL FRUTTOLO»
Estratto dell'articolo di Alfio Sciacca per il "Corriere della Sera"
«È andata come doveva andare. Era chiaro che sui rifiuti non ci potevano essere tracce di Sempio. Nonostante ciò resto con la guardia alzata. Temo che da un momento all’altro possano tirar fuori qualche coniglio dal cilindro...». Allude, evoca incubi, ma non parla mai a caso l’avvocato Massimo Lovati che, assieme ad Angela Taccia, assiste Andrea Sempio indagato nella nuova inchiesta per il delitto di Chiara Poggi.
Non esulta più di tanto dopo i primi risultati dell’incidente probatorio sui rifiuti di casa Poggi che hanno restituito tracce di materiale genetico comparabile solo col Dna di Chiara e Stasi. «Risultati che ci confortano. Ma non è mica finita qui. È ancora presto per cantare vittoria».
Ma almeno si dissolve il suo incubo notturno?
«L’incubo era sui vasetti del Fruttolo. È stato analizzato e c’è solo Dna di Chiara. Inoltre non ci sono impronte».
Ora però la Procura vuole estendere gli accertamenti alle impronte latenti.
«Come ci siamo opposti all’apertura degli scatoloni con i rifiuti ci opponiamo anche a questa estensione dell’incidente probatorio che aveva come unico oggetto la ricerca del Dna e non di impronte. Sarà il Gip a decidere».
Secondo voi questa nuova inchiesta comincia a mostrare i primi segni di debolezza?
«È presto per dirlo. Resta ancora un’inchiesta insidiosa. A partire dal capo d’accusa. In 50 anni di carriera non avevo mai visto un capo di accusa con le parentesi. Le ho viste in algebra, nei romanzi, ma non in un capo di imputazione».
Si riferisce all’accusa di omicidio in concorso con Stasi o con altri?
MASSIMO LOVATI - ALBERTO MATANO - DANIELE BOCCIOLINI - LA VITA IN DIRETTA
«Cosa vuol dire? Il concorso o è con uno o è con altri. Invece questo capo d’accusa è come lo schiaffo del soldato. Non sai da dove può arrivarti il colpo e quindi non riesci ad esercitare la difesa». [...]
Il prossimo appuntamento importante sarà l’accertamento se sotto le unghie di Chiara c’è il Dna di Sempio, come sostiene l’accusa.
«Quello non mi preoccupa. C’è una perizia del professor De Stefano che dice che quei reperti biologici non possono essere comparati né con Stasi né con altri. Lo dice la perizia del processo d’appello bis, non lo dico io. Ora i consulenti della Procura sostengono che quel che non si poteva leggere nel 2014, grazie a nuove tecnologie, lo si può fare nel 2025. Io non ci credo e queste conclusioni le contesterò agevolmente».
E la traccia 33, l’impronta sul muro attribuita a Sempio?
«Anche quella non mi preoccupa. Ammesso, per ipotesi, che sia di Sempio non è contestualizzata rispetto all’evento, cioè al delitto». [...]
Che lo speri lo immaginavo. Le chiedo cosa prevede.
«Alla luce della mia esperienza bisogna stare sempre preoccupati. Al momento non vedo nulla di concreto a carico di Sempio. Ma temo di dover affrontare degli improvvisi colpi di scena. Siamo ancora alle prime battute e magari da un giorno all’altro potrebbero tirare fuori dell’altro. In questi giorni sento parlare di una testimone che accuserebbe Sempio. Io non so nulla. Lei ne sa qualcosa?».
Lo chiede a me? Mi dica lei.
«Non lo so, dico che gira questa voce. Più che gli accertamenti su sangue e Dna mi preoccupa questo fronte. Purtroppo durante la mia lunga carriera ho avuto diverse esperienze di inchieste che quando non arrivano a nulla di concreto all’improvviso vengono ravvivate dal coniglio che salta fuori dal cilindro e si mette a cantare».
GARLASCO, IL GIALLO DEGLI OGGETTI NEL CANALE DI TROMELLO: TROVATI DA UN MURATORE SETTE ANNI PRIMA DELLE RIVELAZIONI DEL SUPERTESTIMONE
Estratto dell'articolo di Cesare Guizzi per il "Corriere della Sera"
ANDREA SEMPIO - CHI L HA VISTO
La «testa» di una mazzetta da muratore, una pinza da camino, i resti di due asce da boscaiolo. Una con ancora una parte di manico in legno attaccato, l’altra solo con la lama di ferro. Sono gli oggetti che i carabinieri che indagano sul delitto di Chiara Poggi hanno sequestrato nel canale di Tromello durante il sopralluogo di un mese e mezzo fa.
Attrezzi — in ipotesi — compatibili con l’arma del delitto di Garlasco, anche se nelle indagini dell’epoca, e nonostante ripetute consulenze dei medici legali, non venne mai chiarito davvero con cosa Chiara Poggi sia stata colpita e uccisa. Una, o forse due armi usate in fasi diverse.
andrea sempio a pomeriggio cinque
Le nuove indagini della procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, non si sono ancora concentrate su questo punto. Si lavora, nel massimo riserbo, su altro. E si tratta di elementi ben più «concreti» nel filone che vede indagato per omicidio Andrea Sempio. Ma verranno comunque svolti esami per capire una eventuale compatibilità tra gli attrezzi sequestrati e le lesioni sul corpo della vittima. Anche se si tratta di accertamenti ritenuti al momento non prioritari. Tuttavia sugli oggetti di Tromello ci sono circostanze ritenute dagli inquirenti «interessanti».
A far scattare il sopralluogo era stata la testimonianza di Gianni Bruscagin prima alle Iene, e poi verbalizzata agli investigatori. Il «supertestimone» aveva raccontato di aver saputo da un’altra persona nel frattempo morta (così come è deceduto il testimone di questa conversazione) che la mattina del 13 agosto 2007 Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, era stata vista arrivare trafelata nella casa di Tromello (dove viveva il fratello) con una borsa pesante. E poi di aver sentito «un forte tonfo» nell’acqua del piccolo canale che corre dietro la loro proprietà in via Fante d’Italia, simile a quello che si produce gettando oggetti «molto pesanti».
Circostanza che Bruscagin aveva detto di aver riferito al legale dei Poggi — rispondendo a suo dire ad un presunto incarico di recuperare informazioni utili alle indagini in paese —, l'avvocato Gian Luigi Tizzoni gli aveva risposto che l’inchiesta dei carabinieri e della procura di Vigevano puntava ormai solidamente sul fidanzato Alberto Stasi. E gli aveva consigliato semmai di parlarne con gli inquirenti.
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Bruscagin si sarebbe poi confrontato con un «colonnello» dei carabinieri di sua conoscenza, ma che non si occupava delle indagini, che a sua volta lo avrebbe consigliato di lasciar perdere. Bruscagin ha poi tenuto questo «segreto» per 18 anni, senza parlarne con nessuno, convincendosi a riferirlo alla trasmissione Mediaset questa primavera. Da qui la decisione dell’aggiunto Stefano Civardi e delle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza di effettuare il sopralluogo nel canale di Tromello il 14 maggio, alcune settimane dopo la verbalizzazione di Bruscagin, per riscontrare le sue parole.
Come emerso anche dalla trasmissione Rai «Ore 14 sera» quegli oggetti, sequestrati dai carabinieri effettivamente nel tardo pomeriggio del 14 maggio, non sono però stati trovati nel canale. A fornire gli attrezzi agli inquirenti è stato un manovale egiziano che abita proprio sulla riva opposta della roggia rispetto alla proprietà dei Cappa. Durante il sopralluogo dei vigili del fuoco un suo operaio lo ha chiamato (mentre lui si trovava al lavoro in un cantiere) riferendo che gli inquirenti cercavano qualcosa nel canale dietro casa e che c’era pieno di giornalisti e telecamere.
A quel punto il muratore si è messo in contatto con i carabinieri di Gambolò riferendo che sette anni prima, nel 2018, ben prima della «pulizia» poi effettuata dal Comune, lui stesso era sceso nel canale per ripulirlo dalla spazzatura e aveva trovato proprio in quel punto la mazzetta, i due pezzi d’ascia e la pinza da camino. Oggetti che aveva conservato in un locale usato come deposito attrezzi e che, dopo essere stato verbalizzato, ha subito messo a disposizione dei carabinieri che li hanno sequestrati.
[...]
Ora resta da capire cosa c’entri davvero questa storia con il delitto di Chiara Poggi. L’inchiesta del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano e della procura di Pavia sta andando avanti in una direzione precisa. Nel silenzio imposto dalla fase preliminare delle indagini, gli inquirenti stanno lavorando senza sosta e l’incidente probatorio in corso (i lavori riprendono il 4 luglio) è ritenuto solo un tassello dell’inchiesta.
Ma le tessere del puzzle messe in fila dai magistrati — al di là dei contro processi mediatici — sarebbero decisamente più numerose di quanto finora trapelato. I prossimi mesi diranno se davvero nel caso di Garlasco esiste una verità mai scoperta. Se fosse così, a 18 anni di distanza e una condanna definitiva per Stasi arrivata dopo cinque processi, sarebbe davvero qualcosa di clamoroso. Solo il tempo darà le sue risposte.
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INTERVISTA ALBERTO STASI A LE IENE - 2
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