alessandro coatti al carnevale di oruro

"TRA ME E ALESSANDRO COATTI C'ERA UN RAPPORTO SPECIALE" - LA TESTIMONIANZA DI MARCELO, UNA DELLE ULTIME PERSONE CHE HA PARLATO CON IL RICERCATORE OMOSESSUALE 38ENNE UCCISO E FATTO A PEZZI IN COLOMBIA: "CI SIAMO CONOSCIUTI A FEBBRAIO IN BOLIVIA, AL CARNEVALE DI ORURO. L'ULTIMA VOLTA CHE HO AVUTO SUE NOTIZIE ERA IL 5 APRILE" - "AVEVAMO SCONGIURATO ALESSANDRO DI NON ANDARE IN COLOMBIA DA SOLO. MI AVEVA RACCONTATO DI AVER CONOSCIUTO UN RAGAZZO A MEDELLIN. SECONDO LUI ERA UNA BRAVA PERSONA...”

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Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per www.repubblica.it

 

Alessandro Coatti AL CARNEVALE DI ORURO

Un grande e pesantissimo zaino rosso, dentro il microscopio da cui non si separava mai e il costume da ballo caraibico. [...] Marcelo è l’ultima persona che ha sentito Alessandro Coatti, il biologo italiano ucciso e fatto a pezzi in Colombia quindici giorni fa. Tra loro era nato un rapporto speciale proprio durante il viaggio in Sudamerica di Alessandro.

 

Marcelo, quando ha parlato con lui l’ultima volta?

“Era sabato mattina, il 5 aprile ed Alessandro era a Santa Marta in hotel. Mi ha detto che stava aspettando un mezzo di trasporto per andare al Parco di Tayrona. Era tranquillo, ci siamo salutati ed è stata l’ultima volta che ho avuto sue notizie. Poi, quando ho provato a chiamarlo, non ha più risposto”.

RESTI DI ALESSANDRO COATTI TROVATI LUNGO UN FIUME A SANTA MARTA IN COLOMBIA

 

Che tipo di rapporto avevate? Quando vi siete conosciuti?

“Tra di noi c’era un rapporto speciale. Lo abbiamo capito entrambi subito quando ci siamo conosciuti, a febbraio, in Bolivia. Io arrivavo dal Cile, dove abito e lui dall’Ecuador dove era stato prima. Eravamo entrambi lì per il carnevale di Oruro. Lo conosce?”

 

No, che tipo di manifestazione è?

“E’ la più grande festa religiosa, culturale e folcloristica della Bolivia, ha origini indigene ma ormai dopo quello di Rio è uno dei più famosi carnevali del mondo. E si balla per strada in costume dalla mattina alla sera. Alessandro era lì con i suoi amici dei Caporales centralistas San Miguel, un gruppo specializzato in questo tipo di danze che frequentava anche quando stava a Londra.

 

Lui era ospite di uno di questi suoi amici, Joshua, un ragazzo boliviano che sta a Londra ma che per l’occasione era tornato a Oruro. Siamo stati lì tre settimane, a ballare, a ridere, a raccontarci le nostre vite, a parlare del futuro. Siamo stati felici in quel periodo, stavamo proprio bene insieme”.

 

E poi, finito il Carnevale, avete proseguito il viaggio insieme?

ALESSANDRO COATTI

“No, non sono io l’amico sudamericano che ho sentito dire che gli investigatori ora stanno cercando. Joshua è tornato a Londra e io sono tornato a Santiago del Cile per motivi di lavoro. Ale invece voleva continuare a tutti i costi il suo viaggio anche se in tanti lo avevano sconsigliato di andare in Colombia da solo”.

 

Joshua, che conosce bene quei posti, lo aveva scongiurato di non andare.

“Sì, glielo ha detto tante e tante volte. E anche sua madre che lo ospitava in quei giorni a Oruro glielo diceva: ‘Sei chiaro, non passi inosservato. Per te la Colombia è un posto pericoloso. Non è prudente andare da solo. E se proprio hai deciso di partire stai attento la sera, non andare a nessuna festa, occhio ai locali.

 

Ma lui era così deciso a proseguire, voleva visitare queste riserve naturali, conoscere altri posti. E così è andato. Ma mi ha promesso che ci saremmo sentiti ogni giorno e che mi avrebbe sempre detto dove andava. E così è stato fino a Santa Marta…”.

alessandro coatti

 

Tra le tante voci che girano c’è quella che in Colombia viaggiasse con un amico. Le risulta?

“Sì, è vero. Alessandro mi aveva raccontato di aver conosciuto un ragazzo a Medellin. Ma, naturalmente, secondo lui era una brava persona. E’ stato lui ad averlo aiutato quando tentarono di aggredirlo e sono stati costretti ad andare in ospedale”.

 

Dunque, Alessandro era già stato aggredito? Cosa gli era successo e quando?

“Nulla di grave, per fortuna. Ma scusatemi, non posso dire di più perché la sua famiglia non mi autorizza a dare ulteriori informazioni. Non posso mancare di rispetto alla vita privata di Ale e della sua famiglia. Comprenderete che il caso è molto delicato”. [...]

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