DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Andrea Pasqualetto per il "Corriere della Sera"
«Mia madre voleva trovarmi una fidanzata e aveva chiesto alla zia di Jorina se conosceva qualche ragazza. La zia aveva così pensato a Jorina, sua nipote. Io sono andato a vederla e, come fanno la maggior parte degli albanesi, ho chiesto la sua mano alla madre... Neppure un mese dopo mi ha dato la figlia. Aveva 17 anni, però non l' ho trovata vergine...».
Inizia così la lettera scritta da Adan al magistrato di Padova per difendersi dall' accusa di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della moglie. Due paginette fitte fitte che sembrano uscite da un altro mondo. I protagonisti sono albanesi (i nomi sono di fantasia) ma succede tutto ai piedi dei colli Euganei, dalle parti di Padova, dove questa giovane coppia ha messo su famiglia una quindicina d' anni fa mettendo al mondo due figli.
Quindici anni di matrimonio e uno, l' ultimo, di carte bollate, con Jorina che denuncia una lunga serie di violenze, umiliazioni e minacce e Adan che, nel tentativo di giustificare la situazione, peggiora decisamente le cose. Al punto che il pm Sergio Dini, dopo aver letto la sua lettera, ha chiesto e ottenuto l' allontanamento immediato da casa dell' uomo.
«Tratta la moglie come se fosse un capo di bestiame, la considera una proprietà di cui disporre sessualmente e lavorativamente a proprio piacimento - ha scritto il pm al giudice -Tutto indica un substrato culturale improntato a un' inaccettabile visione di inferiorità della donna». Adan ricostruisce il rapporto fin da quando si conobbero: «Le ho chiesto perché non fosse vergine e lei mi ha detto che l' aveva violentata suo cugino...».
Dopo qualche anno decide che Jorina può fare la cameriera: «L' ho portata a lavorare nel bar di un hotel ma lei usciva a mangiare la pizza con un collega di lavoro... l' ho dunque tolta dal lavoro e l' ho tenuta 8-9 mesi senza lavorare, però a casa non faceva niente.
Quando è nato l' altro bimbo non è che ha messo la testa a posto: allora mi son detto "prova a mandarla un' altra volta al lavoro" ma lei andava a strusciarsi con qualcuno e l' ho tolta di nuovo». Vista la necessità di avere due stipendi in famiglia, Jorina si è trovata un posto di ragioniera: «Ma per quattro mesi non mi ha portato a casa lo stipendio e l' ha dato ai suoi parenti...».
Fin qui, la versione di Adan. Poi c' è quella di lei: «Ripercorrendo i 15 anni di matrimonio posso dire di essere stata completamente annullata da lui e di aver vissuto in uno stato di totale soggezione. Abituata a sentirmi dire che non valevo nulla, mi ero convinta di essere davvero incapace e mi sentivo così in difetto da meritare di essere maltrattata da mio marito».
E fa la lista dei maltrattamenti: «Un giorno, terminato il turno di lavoro, mi sono fermata mezz' ora con alcuni colleghi... è andato dove lavoravo a minacciare urlando i colleghi uomini, ho dovuto licenziarmi... Un' altra volta è venuto in salotto con una cintura in mano e ha iniziato a colpirmi violentemente, costringendomi a un rapporto sessuale...». Racconta di pestaggi e di corse al Pronto soccorso. «Sono stati anni difficili».
Fino a che ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri.
Da lì è partita l' indagine penale e l' allontanamento. Costretto a fare le valigie, Adan chiude mesto la lettera: «Adesso lei non ha più interesse per me, non le piaccio più... e anche i suoi la appoggiano».
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