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DISFORIA, E COSI’ SIA! – IL TRIBUNALE DI LA SPEZIA RICONOSCE A UN 13ENNE IL DIRITTO DI CAMBIARE SESSO: “SCELTA CONSAPEVOLE" - È IL PIÙ GIOVANE IN ITALIA AD AFFRONTARE LA TRANSIZIONE MA IL TRIBUNALE HA RICONOSCIUTO LA “MATURITÀ” DELL’ADOLESCENTE, SEGUITO DALL’OSPEDALE DI CAREGGI A FIRENZE, NEL GESTIRE IL CAMBIO DI SESSO: ORA’ SARA’ RETTIFICATO L’ATTO DI NASCITA – L’ATTACCO DEI PRO-VITA: “E’ UNA FOLLIA: A 13 ANNI LA LEGGE NON CONSIDERA UN MINORE MATURO PER FARSI UN TATUAGGIO SUL BRACCIO, MA GLI CONSENTE DI SUBIRE UNA TRANSIZIONE DI GENERE CON TERAPIE ORMONALI PER CAMBIARE SESSO ANAGRAFICO E NOME…”
Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”
Per 13 anni è stato considerato una femmina, ma tra venti giorni sul suo documento di identità sarà scritto il suo nome maschile, quello che ormai da anni chiede venga usato dalla famiglia, dalla scuola, da chi fa sport insieme a lui. Tempo del passaggio in giudicato della sentenza del tribunale civile della Spezia del 10 dicembre scorso, nella quale è stato disposto il cambio di sesso anagrafico del ragazzino, attraverso la rettifica dell’atto di nascita. Si tratta della persona più giovane ad ottenere una sentenza del genere (ci sono alcuni precedenti di quindicenni).
"Si identifica stabilmente come maschio”
Come per tutti coloro che non si riconoscono nel sesso assegnato alla nascita, il percorso del ragazzo ligure non è stato semplice. Ha una sorella gemella, che da sempre, come scritto nella sentenza, si riferisce a lui come a suo fratello, ma farsi accettare da tutti è stato faticoso. I periti del tribunale hanno tra l’altro scritto che “si identifica stabilmente come maschio, con espressione di genere coerente e continuativa sin dall’età prescolare, avendo mostrato preferenze ludiche, modalità relazionali e portamenti tipici con il genere maschile”.
Il percorso sanitario
Dopo essere stato seguito in Liguria da psicologhi e psichiatri, nel settembre 2021 è stato preso in carico dal centro per l’incongruenza di genere dell’ospedale fiorentino di Careggi. C’è voluto un anno e mezzo, tra esami, colloqui con i professionisti e accertamenti vari, perché nel marzo del 2023 si decidesse, sempre in accordo con i genitori, di somministrare la triptorelina, il farmaco che blocca lo sviluppo puberale in attesa di prendere una decisione circa un eventuale intervengo chirurgico, che di solito si fa dai 18 anni in poi. Sempre secondo i periti, l’uso del farmaco avrebbe ridotto “significativamente il disagio psicologico legato allo sviluppo puberale, permanendo limitati elementi di sofferenza per l’impossibilità di essere riconosciuta nei contesti ufficiali come maschio”.
E il tribunale conclude scrivendo che il percorso psicologico, le terapie, la gestione del disagio sociale “consentono di ritenere che abbia maturato una piena consapevolezza circa l’incongruenza tra il suo corpo e il vissuto d’identità. Così da consentire di concludere, altrettanto consapevolmente, un progetto volto a ristabilire irreversibilmente uno stato di armonia tra soma e psiche nella percezione della propria appartenenza sessuale”.
A seguire la famiglia ligure è l’avvocato Stefano Genick di Viareggio, che ovviamente è soddisfatto. “La sentenza ci dice che le persone possono affrontare da minorenni questo percorso per il cambio anagrafico del sesso e che è un loro diritto inviolabile decidere di intraprendere questa strada”. […] Attacca la sentenza Jacopo Coghe di Pro-vita&Famiglia, dicendo che “a 13 anni la legge non considera un minore maturo per farsi un tatuaggio sul braccio, ma gli consente di subire una transizione di genere con terapie ormonali per cambiare sesso anagrafico e nome: una follia”.
Da tempo in Italia è in corso un dibattito sulla triptorelina, farmaco usato in una ventina di casi di incongruenza di genere l’anno. Al centro delle polemiche è finito proprio l’ospedale di Careggi, preso di mira alla fine del 2023 da Maurizio Gasparri di Forza Italia. Nei primi mesi del 2024 il ministero alla Salute ha così disposto un’ispezione nella struttura, uno dei principali centri italiani per la somministrazione del farmaco, dando poi alcune prescrizioni ma senza mai interrompere l’attività. Il ministro della Salute Orazio Schillaci e quella della Famiglia Eugenia Roccella, nel maggio dell’anno scorso, hanno quindi istituito una maxi commissione (ben 29 menbri) per discutere delle linee guida del trattamento della disforia. […]
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