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TRUMP ORDINA: TUTTI IN GUERRA CONTRO LA CINA! – DOPO LE LIMITAZIONI IMPOSTE DA PECHINO SULLE TERRE RARE, IL SEGRETARIO AL TESORO USA, SCOTT BESSENT, HA ANNUNCIATO COLLOQUI CON “EUROPEI, AUSTRALIA, CANADA, INDIA E ALTRE DEMOCRAZIE ASIATICHE” PER METTERE A PUNTO LE CONTROMISURE. LA MINACCIA DELLA CASA BIANCA: “LA CINA VUOLE COMANDARCI E CONTROLLARCI, MA NÉ NOI NÉ I NOSTRI ALLEATI LO CONSENTIREMO” – MA L’EUROPA, GIÀ VESSATA DAI DAZI TRUMPIANI, PUÒ PERMETTERSI UNO SCONTRO COMMERCIALE CON IL DRAGONE PER ACCONTENTARE IL COATTO DELLA CASA BIANCA?
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
I vertici del Fondo monetario internazionale in corso a Washington devono diventare l'occasione per dare «una risposta completa e di gruppo» alla Cina, perché imponendo limiti all'esportazione delle terre rare ha dimostrato di essere «contro il resto del mondo».
È pesante l'avvertimento lanciato ieri dal segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, seguito dall'annuncio di Trump: «Siamo in una guerra commerciale con la Cina». Tutto nel giorno in cui l'Fmi ha cercato di attirare l'attenzione sull'emergenza del debito, destinato a salire sopra la soglia del 100% del Pil in tutto il pianeta entro il 2029, con ovvie ricadute anche sulla necessità per l'Italia di proseguire sulla strada del consolidamento fiscale, nonostante i risultati positivi già ottenuti.
[...] Il debito pubblico globale è destinato a salire al livello più alto dal 1948. Canada, Cina, Francia, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti vengono descritti come paesi con un debito elevato ma con rischi di bilancio «moderati». Per Roma il Fondo prevede un rialzo del debito fino al 2027, quando inizierà a calare. Quest'anno sarà al 136,8% del Pil, per poi salire al 138,3 nel 2026 e 138,5 nel 2027.
L'anno successivo il debito calerà al 137,9%, per scendere poi al 137,3 nel 2029 e 137 nel 2030. Il deficit quest'anno è al 3,3% del Pil, ma calerà al 2,8 nel 2026, al 2,3 nel 2027 e 2,5 nel 2030. [...]
L'Fmi nota anche che la Cina «sta gestendo una transizione nel proprio modello di crescita», per dare «maggiore importanza alle fonti endogene e al ruolo del mercato interno», ma dovrebbe porre enfasi «molto più sulla qualità della spesa pubblica che sulla quantità».
Così il Fondo ha confermato solo una delle critiche avanzate a Pechino da Washington, quella sul peso eccessivo dato alle esportazioni. Poco dopo, però, Bessent è tornato all'attacco per le limitazioni imposte sulle terre rare, viste come un atto ostile geopolitico prima ancora che economico.
Il segretario al Tesoro ha annunciato colloqui con gli «europei, l'Australia, il Canada, l'India e altre democrazie asiatiche. Avremo una risposta completa e di gruppo, perché i burocrati in Cina non sono in grado di gestire la catena di fornitura o il processo di produzione per il resto del mondo».
xi jinping e donald trump - illustrazione the economist
Quindi ha aggiunto: «Non ci sono dubbi: è la Cina contro il resto del mondo. Vuole comandarci e controllarci, ma né noi né i nostri alleati lo consentiremo». [...]
Il segretario ha anche minacciato di imporre sanzioni a Pechino per gli acquisti di petrolio russo, se gli europei faranno altrettanto. La decisione del presidente Xi di limitare le esportazioni di terre rare ha colto di sorpresa lo stesso Trump, che ha minacciato di rispondere con dazi del 100% sulle merci cinesi cancellando il vertice con il collega previsto a margine della riunione dell'Apec di fine ottobre in Corea del Sud.
Washington ha iniziato a imporre tasse portuali alle navi di Pechino in arrivo, e la reazione è stata un provvedimento analogo contro i cargo americani. La Cina resta determinata a rispondere colpo su colpo alle iniziative degli Usa, ma con le terre rare ha avvertito di essere pronta ad andare anche oltre.
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