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FATECE LARGO CHE PASSAMO NOI! ECCO LA ROMANELLA FURBETTA FINITA NEI “PANAMA PAPERS”: IMPRENDITORI, BROKER, ARTISTI, PROFESSIONISTI E AVVOCATI - NELLE CARTE SUL PARADISO FISCALE ARICICCIANO “NIC”, “ER SOMARO” E “ER FATTURA”, IL TRIO DEL CASO “TELECOM SPARKLE”

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1 - RE DEL CATERING, EDITORI AVVOCATI, IMPRENDITORI: I ROMANI PANAMA PAPERS

Clemente Pistilli per “la Repubblica - Edizione Roma”

 

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Imprenditori, broker, artisti, professionisti e anche pregiudicati. Potenti e uomini della porta accanto, sconosciuti e protagonisti delle cronache. Tutti accumunati dal risultare titolari di società nei paradisi fiscali, con obiettivi ancora tutti da chiarire, e di aver affidato il compito di aprirle allo studio legale panamense Mossack e Fonseca. Un panorama variegato quello che emerge dalla lista dei 23 romani finiti tra i primi 100 italiani presenti nei cosiddetti "Panama Papers", 11,5 milioni di documenti che una fonte anonima ha fatto finire in mano all'"International Consortium of Investigative Journalist", di cui "l' Espresso" è partner esclusivo per l' Italia.

 

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A far rumore è stata subito la notizia di offshore che vedono titolari l' attore romano Carlo Verdone e la conduttrice televisiva Barbara D' Urso. Ma nell' elenco dei cento sono poi ben presto comparsi uomini che sembrano far calare sul business americano l' ombra della malavita. Ecco infatti che titolare di due società aperte alle Isole Vergini risulta l' avvocato Nicola Di Girolamo, ex senatore del Pdl e protagonista di quella che lo stesso gip dell' Antimafia capitolina, ordinando 56 arresti, definì una delle "più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale", nota come Fastweb-Telecom Sparkle, raggiro da due miliardi.

 

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Sempre nei "Panama Papers" compaiono poi i broker Carlo Focarelli e Marco Toseroni, ugualmente coinvolti nella maxi frode. Restando sul fronte della mala, c' è inoltre il commercialista Gianluca Apolloni, già coinvolto in un' inchiesta dell' Antimafia di Bologna insieme a Massimo Ciancimino, relativa a una presunta evasione da 30 milioni. Spicca quindi la presenza degli imprenditori della ristorazione Stefano e Roberto Ottaviani, il primo marito della figlia di Gianni Letta, che con la "Relais de Jardin" dominano nel settore dei catering e vantano un fatturato da oltre 20 milioni di euro.

 

Ma le sorprese sul fronte romano non si fermano qui, visto che un posto nei "paradisi" risulta anche per Flavio, Silvia e Valentino Villevielle Bideri, al timone dell' omonima casa editrice, fondata dal barone Ferdinando a Napoli e poi trasferita nella capitale, in via Teulada, che ha pubblicato brani ormai parte della tradizione italiana come "'O sole mio" e "O surdato 'nnammurato".

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Oltre al procuratore finanziario Michele Anti, al procuratore aeronautico Eugenio Lapenna, e agli imprenditori Vincenzo Cuffaro, del settore aereo, Neli Da Silva Rigo De Righi, del petrolifero, Marco De Montis e Petr Losev, del settore ittico, nei "Panama" c' è poi l' immobiliarista Simeone Raccah, conosciuto per il progetto di trasformazione dell' ex cinema America, che interpellato da Repubblica sostiene però trattarsi di un' omonimia. «Non sono io», ci ha detto.

 

E la stessa versione ci è stata fornita dall' imprenditore delle cartolerie Emanuele Valentini. Nella lista anche l' imprenditore Giovanni Cialella, un' autorità nel mondo di internet, che nella sua villa in via Birmania, ospitò quel Federico Leonelli che, due anni fa, in preda ad un raptus decapitò la colf. Presenti infine l' avvocato Francesco Lauri, impegnato da anni sul fronte della malasanità.

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«L' unica spiegazione che riesco a darmi -ci ha dichiarato - è quella che si tratti di una vecchia limited, mai usata tra l' altro, che costituii a Londra con mio cognato, residente a Bruxelles». Il commercialista Giancarlo Russo Corvace, già presente nella lista svizzera Falciani e questa volta indicato come fiduciario, sostiene invece di cadere letteralmente dal pero. «Non ho società del genere - ci ha detto - e l' unica possibile spiegazione è che si tratti di un' operazione seguita per conto di una mia cliente, con cui tra l' altro sono in causa ». Sfortunato, come nel caso Falciani. «In quella storia - assicura - mi occupai di una fondazione e finii per fare beneficenza». E siamo solo ai primi cento.

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2 - NIC, ER SOMARO, ER FATTURA TORNA IL TRIO TELECOM SPARKLE

Mauro Favale per “la Repubblica - Edizione Roma”

 

Niente ti può legare di più nella vita se hai fatto parte della «più colossale frode di sempre». La definizione è del gip che nel 2010 autorizzò gli arresti per la maxitruffa che coinvolse Telecom Sparkle, controllata di Telecom. Un vaso di Pandora che intreccia 'ndrangheta e criminalità "nera", professionisti e politici, dal quale continuano a emergere veleni e miasmi.

Nicola Di Girolamo  Nicola Di Girolamo

 

Da lì, da quella storia conclusa con condanne per riciclaggio, fanno capolino "Nic", "Er somaro" e "Er fattura". Così, nelle intercettazioni dell' inchiesta che scoperchiò una gigantesca rete per "ripulire" circa 2 miliardi di denaro sporco, venivano chiamati Nicola Di Girolamo, Carlo Focarelli e Marco Toseroni, tre dei 22 nomi di romani finiti nella lista dei "Panama Papers".

 

Uniti nella frode, uniti nella condanna, uniti nello scegliere tra il 2006 e il 2007 la "Mossak Fonseca", lo studio di avvocati panamensi diventato una fabbrica di società offshore a disposizione dei potenti di mezzo mondo.

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L' Espresso, che per l' Italia ha esaminato la lista di 11 milioni e mezzo di documenti, ha individuato per Di Girolamo, ex senatore del Pdl, e per i due broker Focarelli e Toseroni le società offshore create ad hoc. Si tratta della Suffolk Land Investment Ltd per Di Girolamo e Toseroni (a quest' ultimo fanno riferimento anche la Cameo Finance Limited e la Lekon Holidings Ltd) e della Union capital enterprises Ltd per Focarelli. Tutti e tre risultano poi intermediari della Coporate management service limited. Tutte con sede nelle Isole Vergini Britanniche.

 

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Non si sa a quanto ammonti il tesoro conservato nei vari "salvadanai" offshore. E d' altronde non si conosce nemmeno il reale bottino della frode a Telecom Sparkle, un complesso meccanismo di truffa "carosello" scoperchiato dalla procura di Roma.

Si conosce, invece, il curriculum dei tre. Di Girolamo (detto "Nic" da Gennaro Mokbel, l' ombra "nera" che si allunga sulle vicende più complesse degli ultimi anni, da Finmeccanica a Telecom Sparkle, amico di Massimo Carminati) è stato condannato nel 2015 per bancarotta. Prima aveva patteggiato 5 anni di reclusione per evasione fiscale, riciclaggio transnazionale e scambio elettorale. Fu eletto al Senato nel 2008 nella quota "italiani all' estero" grazie all' intervento della 'ndrangheta.

 

Focarelli, invece, "er somaro", per il tribunale è stato l' ideatore del maxi riciclaggio Telecom Sparkle. Toseroni, invece, detto a volte "er fattura" altre "Pin", era la mente finanziaria del gruppo, esperto in triangolazioni di denaro, colui che si occupa di piazzare a Hong Kong i diamanti di Mokbel, altra vecchia passione della galassia criminale legata all' estrema destra. Ora i tre, dopo «la più colossale frode di sempre», sono legati anche «alla più grande fuga di notizie di tutti i tempi».

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