luigi di maio wang yi weng wanzhou michael kovrig e michael spavor

TUTTE LE SPY STORY PASSANO PER ROMA – A MARGINE DELL’INCONTRO CON L’ABBRONZATISSIMO DI MAIO, IL MINISTRO DEGLI ESTERI CINESE WANG YI HA INCONTRATO RISERVATAMENTE, IN UN ALBERGO, IL SUO OMOLOGO CANADESE FRANCOIS-PHILIPPE CHAMPAGNE – I DUE AVREBBERO PARLATO DI UNA TRATTATIVA PER LIBERARE LA FIGLIA DEL PATRON DI HUAWEI MENG WANZHOU. COME CONTROPARTITA IL CANADA AVREBBE CHIESTO…

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio

Daniele Capezzone per “la Verità”

 

Ma cos' è diventata l'Italia? Un crocevia della nuova guerra fredda? Un «campo neutro» utilizzato dai grandi contendenti della nuova sfida geopolitica mondiale? Una terra di confine? Qualcosa di simile, mutatis mutandis, alla Berlino dell'immediato secondo Dopoguerra, divisa in zone d'occupazione?

 

FRANCOIS-PHILIPPE CHAMPAGNE

Già più di qualche dubbio, in particolare a Washington, era sorto rispetto a tutto il «lato italiano» del Russiagate, e cioè a proposito del lavorio - pare ormai chiaro, avvenuto anche a Roma, nella distrazione o nell'omissione dei governi del tempo, nella migliore delle ipotesi - per fabbricare materiale farlocco ma avvelenato contro Donald Trump (dapprima contro il candidato Trump e poi contro il presidente Trump, a cavallo dell'elezione di fine 2016) per provare a «mascariarlo», a sporcarlo, a comprometterlo. Poi, cambiando fronte geopolitico, la Roma giallorossa (nel senso del governo Pd-grillini) è da tempo osservata speciale per il rischio che l'Italia si offra come cavallo di Troia per la penetrazione geopolitica, d'influenza e tecnologica cinese in Europa e nell'Occidente.

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

 

L'opaco Dpcm scaturito dalla seduta del Consiglio dei ministri del 7 agosto scorso ha di fatto aperto una prima porta a Huawei. E il tappeto rosso srotolato questa settimana da Luigi Di Maio sotto i piedi del suo omologo cinese Wang Yi ha fatto accendere un'altra lampeggiante spia rossa sul cruscotto di Washington.

 

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Possibile che un Paese formalmente alleato degli Usa come l'Italia si presti ad allestire un palcoscenico per i comizi anti americani del capo della diplomazia di Pechino, peraltro dopo che il governo ha già dato un primo semaforo verde a Huawei? E infine ecco un aspetto solo apparentemente laterale della visita romana di Wang Yi.

Meng Wanzhou

 

A margine del lungo incontro con Di Maio e del punto stampa a Villa Madama, e a latere della telefonata con Giuseppe Conte (che, pur trovandosi a Roma, ha cautamente scelto di risparmiarsi la photo-opportunity con l'uomo di Pechino, evitando così di aggravare la sua posizione agli occhi di Washington), il ministro degli Esteri cinese ha pure incontrato riservatamente, in un albergo, il capo della diplomazia canadese, Francois-Philippe Champagne.

Luigi Di Maio e Wang Ji

 

L'incontro è stato confermato per un verso da fonti canadesi e per altro verso dall'agenzia Xinhua. E di che hanno parlato i due omologhi? La sensazione è che al centro del colloquio ci sia stato un grande classico da spy story da guerra fredda: uno scambio.

 

In Canada si trova infatti, dove fu arrestata nel 2018 su richiesta degli Usa (che ora ne reclamano l'estradizione), Meng Wanzhou, che non è solo il direttore finanziario di Huawei, ma è soprattutto la figlia del fondatore. Le accuse si sono moltiplicate a grappolo: aggiramento delle sanzioni contro l'Iran, frodi finanziarie, furto di proprietà intellettuale. Roba, in caso di colpevolezza, da procurarle una decina di anni di carcere.

Michael Kovrig e Michael Spavor

 

E la contropartita? Il Canada avrebbe posto la questione di Michael Kovrig e Michael Spavor, cittadini canadesi (il primo analista, il secondo businessman) a loro volta arrestati con l'accusa di spionaggio da parte della Cina.

 

A colpire fu la tempistica del fermo dei due canadesi, appena pochi giorni dopo l'arresto di Meng Wanzhou in Canada. Un chiaro modo, da parte di Pechino, per precostituire un braccio di ferro e un negoziato. È del tutto improbabile che l'Italia (e chi? Non certo Di Maio) possa fare da tramite o possa svolgere una funzione di mediazione. Ma è significativo che proprio a Roma si sia svolto un altro capitolo di questa intricata spy story internazionale.

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