DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA…
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Lester Bower è stato giustiziato mercoledì sera in Texas all’età di 67 anni, dopo averne passati 31 in prigione. Un caso, come ha scritto il «Washington Post», che «riassume tutto quanto di sbagliato c’è negli Stati Uniti riguardo la pena di morte». E non è il solo, bisognerebbe aggiungere.
Bower era stato condannato nel 1984 per l’omicidio di quattro uomini, che secondo l’accusa aveva ucciso l’anno prima vicino a Dallas, dopo una lite per l’acquisto di un aereo che lui doveva comprare da loro. I suoi appelli si sono trascinati inutilmente per 31 anni, in cui ha patito in sostanza la sorte di un ergastolano, e si sono esauriti mercoledì con l’iniezione letale.
Tenere un condannato a morte in prigione per 31 anni è palesemente inumano, ma neppure ucciderlo prima sarebbe stata la soluzione giusta, visto che la sua colpa non è mai stata provata con certezza e il suo processo è avvenuto senza la dovuta assistenza legale.
Per anni i nuovi avvocati hanno cercato di dimostrare che il giudizio di Bower era stato viziato dall’incompetenza dei suoi primi difensori, un problema molto ricorrente fra gli imputati più poveri, ma sono riusciti solo ad allungare la sua agonia. Avevano ragioni sufficienti a sostenere i ricorsi, ma non abbastanza forti per arrivare a una nuova soluzione giudiziaria.
Così ne è nato un caso esemplare, per dimostrare il peggio che può produrre la pena di morte: un condannato costretto a passare 31 anni in prigione, senza riuscire mai ad avere un processo corretto, che viene giustiziato a 67 anni lasciando il sistema penale nel dubbio.
Bower è il condannato più anziano ucciso in Texas, ma non mancano altri casi allucinanti. Ad esempio Gary Alvord, morto in un carcere della Florida per un tumore al cervello nel 2013, dopo aver passato quasi 40 anni in attesa del boia. All’epoca, era il condannato alla pena capitale che aveva trascorso più tempo dietro le sbarre. Oppure Leroy Nash, che invece aveva il titolo di detenuto più anziano in tutti i bracci della morte americani. Nash era nato nel 1915 ed era finito in prigione la prima volta a 15 anni, per rapina.
Nel 1983 lo avevano destinato alla pena capitale per l’omicidio del cassiere di un negozio, ma il boia non è mai arrivato a mettergli le mani addosso: è morto di cause naturali nel febbraio del 2010, quando aveva 94 anni e stava ancora dietro alle sbarre.
La pena di morte sta finalmente perdendo colpi anche negli Usa, come dimostra la sua recente abolizione nello Stato conservatore del Nebraska. Vicende assurde come quella di Bower, Alvord e Nash, anche se fossero stati colpevoli dei reati che venivano loro contestati, dovrebbero accelerare questo corso.
LEROY NASHHenry Lee McCollum HENRY LEE MCCOLLUMHENRY McCOLLUMesecuzione pena di morte Proteste contro la pena di morteGARY ALVORD
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI –…
DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON…
FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME…