DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Grazia Longo per “la Stampa”
Grande collaborazione con l'autorità giudiziaria egiziana e inglese ma altrettanta fermezza nel chiedere quello che ancora manca per scoprire la verità sull'omicidio di Giulio Regeni. Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, a due anni esatti dal sequestro del ricercatore friulano, prosegue la sua attività per inchiodare alle proprie responsabilità gli apparati di sicurezza del regime di Al Sisi.
Tra le prossime mosse, la sollecitazione dei video delle telecamere della metropolitana nel tragitto tra casa di Giulio, nel quartiere Dokki al Cairo, e la stazione della metro di El Bohoth dov'era diretto per una cena di compleanno la sera del 25 gennaio 2016. Il pm Sergio Colaiocco un anno fa, aveva individuato un'azienda tedesca (la Kroll Ontrack, leader mondiale nel recupero dati) che avrebbe potuto eseguire l'analisi dei video in un mese. Ma gli egiziani si sono affidati a una società russa.
Il 14 agosto scorso dal Cairo sono arrivate rassicurazioni su un imminente vertice tra i tecnici russi, i nostri inquirenti e quelli egiziani. Ma stiamo ancora aspettando. E Pignatone, pur conscio dell'importanza della collaborazione con il procuratore generale del Cairo Nabeel Ahmed Sadek, non molla la presa. Nella prima settimana di febbraio - il corpo senza vita e orribilmente torturato di Regeni fu ritrovato alla periferia del Cairo il 3 febbraio 2016 - scadranno i due anni limite delle indagini preliminari.
Certamente verrà richiesta la proroga di un anno, periodo in cui la procura di Roma conta di arrivare alla chiusura indagini per indagare i responsabili. Al momento i sospettati sono una decina. E i nostri inquirenti, grazie al lavoro dei poliziotti dello Sco e dei carabinieri del Ros, avrebbero già potuto procedere con le incriminazioni. Ma si è preferito continuare a collaborare con la procura egiziana. Lo dimostrano i sette vertici finora avvenuti tra Roma e Il Cairo, senza tralasciare la rilevanza del ritorno del nostro ambasciatore in Egitto.
Altrettanto determinante è la cooperazione con l'autorità giudiziaria del Regno Unito.
Giulio Regeni, svolgeva la ricerca sui sindacati autonomi degli ambulanti oppositori ad Al Sisi, per conto dell'Università di Cambridge. Su pressione della tutor Maha Abdel Rahman. Troppe le bugie e le sue reticenze. Come rivela questo dettaglio: alla domanda precisa della procura di Roma se avesse ricevuto in regalo dal ricercatore friulano la traduzione inglese del libro «Gomorra», la professoressa ha risposto di no.
Peccato però che il libro sia stato scovato nel suo studio dell'Università di Cambridge, dallo Sco e i Ros, nel corso della perquisizione, successiva all'interrogatorio del 9 gennaio scorso. Una domanda si impone: una persona che mente su un particolare del genere nasconde la verità anche sul resto? E, soprattutto, perché? La procura di Roma potrebbe indagare la professoressa per «false informazioni a pubblico ufficiale».
Ma il condizionale è d' obbligo, perché il reato non è contestabile dai nostri inquirenti in quanto il contesto è maturato in Gran Bretagna e non sul nostro territorio nazionale. Determinante, comunque, sarà la perizia sul materiale informatico che le hanno sequestrato. Oggi, intanto, tante le iniziative di solidarietà in molte città. I genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, parteciperanno alla fiaccolata silenziosa a Fiumicello, Udine, paese natale del ragazzo. Alle 19,41 - ora dell' ultimo sms spedito da Giulio alla fidanzata - migliaia di fiaccole gialle verranno accese in tutto il Paese alla ricerca della verità.
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