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BUBU-SETTA /2 – UN’INCHIESTA DELLA "CNN" SCOPERCHIA GLI ABUSI, IL TRAFFICO DI MINORI E VARI ALTRI CRIMINI COMMESSI DAI DIRIGENTI DELLA MULTINAZIONALE MALESE “GLOBAL IKHWAN SERVICES AND BUSINESS HOLDINGS” – L’AZIENDA, CHE GESTIVA OGNI GENERE DI ATTIVITÀ, DALLA RISTORAZIONE AGLII ORFANOTROFI, ERA DI FATTO UNA SETTA ISLAMICA CHE COSTRINGEVA I SUOI SEGUACI A VIVERE IN DEI LAGER, DOVE ERANO COSTRETTI A FARE FIGLI PER POPOLARE GLI ORFANOTROFI E RACCOGLIERE DONAZIONI – TRA LE PRATICHE EMERSE, QUELLA DI SPARGERE COME ACQUA SANTA UN INFUSO OTTENUTO DAI CAPELLI E DALL'ACQUA DEL BAGNO DEI LEADER CHE…
l'ad global ikhwan services and business holdings, nasiruddin ali
(ANSA) - Era una setta dedita a rituali ripugnanti, oltre che a traffico di minori, abusi sessuali e vari altri atti criminali, la multinazionale malese Global Ikhwan Services and Business Holdings (Gisbh), già sotto accusa per vari reati ma ora oggetto di altre gravi ipotesi a suo danno emerse da un'inchiesta della Cnn.
Centinaia di persone sono state arrestate nell'ambito delle indagini di polizia sul conglomerato tentacolare che gestiva ufficialmente ogni genere di attività, dalla ristorazione alla gestione di orfanotrofi, che si sono poi rivelati essere luoghi di atroci abusi sui bambini. I dirigenti della società, che sosteneva di abbracciare i valori islamici, hanno intenzione di difendersi dalle accuse, ha detto alla Cnn l'avvocato della Gisbh Rosli Kamaruddin, ma non hanno voluto finora commentare con l'emittente i fatti venuti alla luce dall'inchiesta.
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In un'indagine durata mesi, la Cnn ha parlato con decine di persone, tra cui ex membri, avvocati e religiosi, per capire come per decenni Global Ikhwan e i presunti abusi da loro perpetrati siano rimasti il segreto meglio custodito della Malaysia. Alcuni ex seguaci hanno raccontato di non aver avuto contatti con il mondo esterno o accesso ai cellulari in luoghi di lavoro come lager, dove erano costretti a lavorare e fare figli, alcuni presumibilmente concepiti tramite stupro, per popolare gli orfanotrofi e raccogliere donazioni che finanziavano il loro stile di vita sfarzoso.
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Le uniche notizie arrivavano da un canale televisivo interno che promuoveva gli insegnamenti di Al Arqam, una setta islamica bandita dal governo malese a metà degli anni '90 per credenze "devianti" molto lontane dall'Islam. La multinazionale avrebbe di fatto riesumato la setta, nascondendo le sue attività in una sorta di isole-prigione. Tra le pratiche emerse, quella di spargere come acqua santa un infuso ottenuto dai capelli e dall'acqua del bagno dei leader che, secondo gli ex membri, veniva spruzzata sui beni prodotti nelle loro fabbriche e sui pasti serviti ai commensali nei loro ristoranti.
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