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URSULA HA RIFILATO UN BIDONE ALLA MELONI – LA DUCETTA HA ESULTATO PER LA NOMINA DI FITTO NELLA COMMISSIONE UE. MA IN REALTÀ L'ITALIA SI RITROVA IN POSIZIONE DI DEBOLEZZA RISPETTO A FRANCIA E SPAGNA, CHE HANNO OTTENUTO VICEPRESIDENZE DI PRIMA FASCIA – IVO CAIZZI: “MELONI, SALVINI E TAJANI HANNO PRODOTTO PER L’ITALIA UNA SCONFITTA, SCARSA INFLUENZA, DELEGHE MINORI, DANNI E RISCHI. FITTO PUÒ OCCUPARSI ANCHE DEL PNRR (MAL GESTITO DA MINISTRO), PERÒ INSIEME AL CONFERMATO DOMBROVSKIS, CHE HA SOVRASTATO GENTILONI E INTENDE VIGILARE DA “FALCO” SUI DISASTRATI CONTI PUBBLICI ITALIANI…

Estratto dell’articolo di Ivo Caizzi per “il Fatto quotidiano”

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7

L’inconsistenza e i flop dei commissari del Pd, Paolo Gentiloni e la ex vicepresidente di prima fascia Federica Mogherini, insieme alle complessità dell’Unione europea, avrebbero dovuto consigliare alla premier Giorgia Meloni di aspettare i fatti prima di definire un successo la designazione del suo ministro Raffaele Fitto tra i vicepresidenti di seconda fascia nella nuova Commissione europea, riaffidata alla discussa tedesca Ursula von der Leyen.

 

Al momento Meloni e i suoi vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, hanno prodotto per l’Italia una sconfitta, scarsa influenza, deleghe minori, danni e rischi. La sconfitta scaturisce dal non aver ottenuto una adeguata compensazione per l’Italia sotto rappresentata nelle precedenti euro-nomine rispetto agli altri due grandi Paesi membri, Germania e Francia, che hanno guidato (e continueranno a guidare) Commissione e Banca centrale europea.

 

RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI

Meloni&C. avevano ereditato un maxi credito con solo Fabio Panetta nel board della Bce e il rallentato Gentiloni commissario all’Economia subalterno al suo vicepresidente filo-Berlino, il lettone Valdis Dombrovskis.

 

La premier aveva poi peggiorato la situazione: richiamando Panetta in Bankitalia, sostituito a Francoforte dal meno esperto Piero Cipollone, e perdendo la corsa alla presidenza della banca Bei addirittura con la Spagna, che già vantava gli Esteri Ue (con Josep Borrell) e il numero due Bce (Luis de Guindos).

 

URSULA VON DER LEYEN E I NUOVI COMMISSARI UE A BRUXELLES

L’Italia poteva così puntare al vertice della Commissione. Erano emersi possibili candidati, pur con controindicazioni: l’ex presidente Bce e premier Mario Draghi, troppo gradito da lobby della grande finanza e il modesto berlusconiano Tajani, appoggiato nel suo europartito Ppe dai critici della collega Von der Leyen.

 

Ma Meloni, che con il suo gruppo conservatore Ecr è fuori dalla maggioranza in Europa, indicando il fido Fitto, improponibile per la presidenza, ha di fatto aiutato il bis di Ursula. In cambio chiedeva un ruolo di peso. Ma la tedesca l’ha bidonata con le vicepresidenze di prima fascia alla Spagna (la socialista Teresa Ribera) e alla Francia (il liberale Stephane Sejourné, che si aggiunge a Lagarde alla Bce).

 

valdis dombrovskis

Il Consiglio europeo era andato al portoghese Antonio Costa e gli Esteri alla estone Kaja Kallas. Meloni resta con Cipollone marginale in Bce e Fitto nella Commissione gestita in modo collegiale da 15 membri del Ppe, 4 socialisti e 5 liberali (sui 27 totali), quindi o isolato o asservito alle maggioranze pilotate da Berlino.

 

Le sue deleghe per Coesione e Ricerca provengono da una commissaria uscente secondaria (la portoghese Elisa Ferreira). Può occuparsi anche del piano Pnrr (mal gestito da ministro a Roma), però insieme al confermato Dombrovskis, che ha sovrastato Gentiloni e intende vigilare da “falco” sui disastrati conti pubblici italiani.

 

giorgia meloni ursula von der leyen

[…]  Meloni, inviando Fitto, si è sottomessa alla “dottrina Merkel”, imposta dalla cancelliera tedesca nella sua lunga leadership in Europa. Consiste nel nominare nell’Ue politici di basso livello, che non facciano ombra ai principali leader nazionali e ubbidiscano alle maggioranze dei governi e dei partiti.

 

Mediocri e a volte imbarazzanti sono risultati i presidenti merkeliani della Commissione (il portoghese José Barroso, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, Von der Leyen) e del Consiglio (il belga Herman Van Rompuy, il polacco Donald Tusk e il liberale belga Charles Michel, l’unico non del Ppe, concordato con il presidente francese Emmanuel Macron). L’apice della “dottrina Merkel” fu proprio riciclare Ursula, bruciatasi per la politica interna da ministro della Difesa in uno scandalo di consulenze.

 

RAFFAELE FITTO - MEME BY EMILIANO CARLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA

Le conseguenze per l’Ue e per l’Italia sono risultate disastrose soprattutto nelle grandi crisi (da quella finanziaria fino alla pandemia e alle guerre in Ucraina e Palestina), che avrebbero richiesto personalità con ben altre capacità e visioni. In più Von der Leyen, scivolata sui vaccini anti-Covid, ora è comandata a ridurre la parte sana del Green deal sulla transizione ecologica per privilegiare un Bloody deal (“accordo sanguinario”), che sviluppa l’industria delle armi e la spesa militare […]

VALDIS DOMBROVSKIS - PAOLO GENTILONI RAFFAELE FITTO - PARLAMENTO EUROPEO