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LA VERSIONE DI MUGHINI - IERI ERO A CENA CON UN MIO CARISSIMO AMICO. ABBIAMO CHIACCHIERATO TUTTA LA SERA - C. È UN OMOSESSUALE CHE IN QUESTO MOMENTO STA ASSISTENDO UN PADRE CHE HA SUPERATO I NOVANT’ANNI. EBBENE MAI UNA VOLTA NELLA LORO VITA, PADRE E FIGLIO SI SONO AFFRONTATI A SPIEGARE LA REALTÀ COM’È: CHE C. VIVE DA OLTRE DIECI ANNI MORE UXORIO CON UN SUO COMPAGNO. TRA I DUE MAI UNA VOLTA UN CENNO, MAI UN ACCENNO. E QUESTO PERCHÉ…
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, ieri sera non ho visto nulla di quanto accadeva sul noto palco sanremese perché C., un mio carissimo amico, mi aveva invitato a cena in un ristorante che lui aveva scoperto da poco. Abbiamo chiacchierato tutta la sera. C’è che C. è un omosessuale e che in questo momento stia assistendo al possibile un padre che ha superato i novant’anni e che ieri l’altro è caduto fratturandosi il femore.
Ebbene mai una volta nella loro vita, padre e figlio si sono affrontati a spiegare la realtà com’è: che C. vive da oltre dieci anni more uxorio con un suo compagno, anche lui un mio caro amico. Tra i due mai una volta un cenno, mai un accenno. E questo perché il padre non ne vuole sapere, assolutamente non vuole saperlo, come se il padre non accettasse neppure le parole che connotano quella situazione. Neppure le parole.
Il ristorante era quanto di più succulento. Ci torneremo io e C., e la prossima volta pagherò io. Ciascun comparto della nostra vita è caratterizzato dai ristoranti che frequentiamo. Quando sono arrivato a Roma, nel 1970, frequentavo assiduamente un ristorante attiguo a Campo dei Fiori che adesso non c’è più. Fossi un romanziere potrei scrivere un romanzo ambientandolo in quel ristorante, dove ho convitato tutte le donne reali e irreali della mia vita del tempo fra i trenta e i cinquant’anni. Ricordo i due o tre ristoranti che frequentavo durante i diciotto anni in cui sono stato un inviato speciale di “Panorama”, lassù a via Sicilia.
In uno di questi ristoranti mi invitò Antonio Socci, quindici o forse vent’anni fa, per invitarmi a fare l’ospite fisso in un talk-show politico di prima serata che lui avrebbe condotto su RaiDue. Sarebbe stata, ma di gran lunga, la più brutta trasmissione televisiva cui io abbia mai partecipato in vita mia. Una trasmissione irrilevante sotto ogni aspetto del linguaggio televisivo, due ore di noia assoluta in cui io e tutti gli altri ospiti apparivamo più o meno come degli stambecchi che pascolano su un terreno mal coltivato. Andò talmente male che la Rai la chiuse anzitempo.
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