DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I…
DAGOREPORT - VI RICORDATE DI QUANDO NEL 2023 ANTONIO ANGELUCCI PROVÒ L’ASSALTO ALL’OSPEDALE ISRAELITICO DI ROMA? - DA ALLORA L’ACCORDO È RIMASTO LETTERA MORTA E LA STRUTTURA STA PROVANDO A SALVARSI ACCEDENDO A UN CONCORDATO PREVENTIVO - MA A QUALCUNO LE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO DEL NOSOCOMIO NON PIACCIONO: LA STRUTTURA È FINITA NEL MIRINO PRIMA DELL’INPS, POI DELLE AGENZIE DELLE ENTRATE. PER ULTIMO È ARRIVATA L’INFILZATA DI ANGELUCCI: IL RAS DELLA SANITÀ LAZIALE CHIEDE 600MILA EURO, CONTESTANDO “LA VIOLAZIONE DELL’IMPEGNO A PROSEGUIRE IN ESCLUSIVA LE TRATTATIVE SINO ALLA PRESENTAZIONE DEL PIANO DI CONCORDATO” (MA LA PROPOSTA NON ERA VINCOLANTE) - IL VOTO DEI CREDITORI PER IL PIANO DI SALVATAGGIO E' IN CORSO…
DAGOREPORT
Vi ricordate di quando nel 2023 Antonio Angelucci provò l’assalto all’ospedale Israelitico?
Ad aprile di quell’anno trapelò la notizia che il “ras della sanità laziale” aveva provato a mettere le mani sulla struttura sanitaria di riferimento degli ebrei romani: come scriveva il “Corriere della Sera” c’era in ballo “una scrittura privata che assegnava ad Angelucci l’esclusiva per trattare senza rivali fino a giugno con l’ospedale”.
Era il 2023 e da allora tanto è cambiato: la trattativa è rimasta lettera morta e, nel frattempo, la comunità ebraica di Roma, che gestisce e amministra l’ospedale, a causa dei debiti non più sostenibili, ha scelto la via del concordato preventivo il 13 maggio 2024.
Ora potrebbe aprirsi una nuova fase per la struttura: in questi giorni (24-28 novembre) sono in corso le votazione per approvare il piano di concordato, valutato positivamente dai Commissari Giudiziali, ma la successione di eventi degli ultimi tempi fa sospettare che a qualcuno non piaccia la via intrapresa per salvare l’ospedale: se durante il voto passeranno i no, la struttura sarà smantellata e venduta nel successivo fallimento.
Ma andiamo con ordine. La prima battaglia che l’ospedale si è ritrovata ad affrontare è stata contro l’Inps. Il 6 ottobre è terminato il periodo di validità del DURC (Documento unico di regolarità contributiva che scade ogni 120 giorni) che permette alla struttura, convenzionata con la regione, di richiedere i rimborsi per i servizi prestati all’Asl.
Ma qualcosa si è incagliato: nonostante, dall’apertura della procedura di concordato e per 3 volte il documento sia stato regolarmente emesso, il 22 ottobre la Corte di appello di Roma ha condannato l’ospedale a pagare oltre 30 milioni all’Inps.
Il 6 novembre Inps ha comunicato di non poter erogare il DURC per irregolarità contributiva, disattendendo anche la diffida dell’israelitico. Peccato che, per legge, un credito ante concordato non possa essere pagato. C’è di più: da quando si è attivato il concordato la previdenza viene regolarmente pagata.
All’ospedale è toccato presentare un ricorso cautelare e il 21 novembre il tribunale di Roma ha riconosciuto “l’errore” dell’Inps, costringendolo a rilasciare il DURC.
Una condotta singolare da parte dell’ente di previdenza. In una situazione analoga, il 27 maggio, in un provvedimento a firma dello stesso presidente del Tribunale di Roma, era stato riconosciuto l’obbligo dell’Inps di rilasciare il DURC.
Ma la corsa a ostacoli per il salvataggio non è finita. Il 13 ottobre è iniziata una verifica della Agenzia delle Entrate per il periodo di imposta 2022/2023 con tanto di richiesta al Tribunale del rinvio, a non prima di febbraio, delle operazioni di voto del concordato (previste in questi giorni dal 24 al 28 novembre).
Una istanza a cui l’ospedale si è opposta in tribunale con tanto di decisione del giudice che ha rigettato la proposta di rinvio perché avrebbe pregiudicato il concordato e le sorti dell’Ospedale.
In che modo? La proroga a febbraio avrebbe consentito all’Inps di mettere in esecuzione la sentenza di condanna, pignorando conti e immobili e, dunque, impedendo il piano concordatario.
Il 21 novembre, in una singolare successione di eventi, un altro fulmine a ciel sereno: Antonio Angelucci, attraverso la sua Tosinvest, ha fatto arrivare in ospedale una lettera in cui chiede un risarcimento di 600mila euro, contestando "la violazione dell’impegno a proseguire in esclusiva le trattative sino alla presentazione del piano di concordato". Come ha fatto Angelucci, che non è un creditore, a ficcare il naso nel piano di concordato?
L’ennesima mossa che potrebbe mettere a rischio il piano di salvataggio. Come? Gli basterebbe intentare una causa per responsabilità contrattuale con tanto di richiesta dei soldi in prededuzione.
L’ospedale, non avendo la cifra, finirebbe a gambe all’aria e, senza un concordato, sarebbe costretto ad avviare le procedure di fallimento (con tanto di prezzo al ribasso).
VICTOR FADLUN - PRESIDENTE COMUNITA EBRAICA DI ROMA
Cosa accadrà adesso? In queste ore sono in corso le votazione per il concordato. Dopo questa successione di eventi, tutti si chiedono come voteranno INPS, Agenzia delle Entrate e ASL che, anche con la loro mera astensione, potrebbero far fallire il piano di salvataggio.
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