DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica”
matteo salvini Alberto Stefani - festa per l autnomia a montecchio maggiore
Vannacci doveva esserci ma non c'è, da queste parti dicono che il generale l'hanno subìto eppure, nel segreto dell'urna – gabina elettorale, diceva Bossi – il profondo Veneto di voti gliene ha dati eccome. «Qua siamo par el leon de San Marco, no par a Decima Mas e ste robe da mòna». Antonio Bonato, camionista in pensione.
Gonfia il petto sotto la felpa "Liga Veneta", le manone applaudono Zaia più che Salvini: «Xe il doge - soprannome del governatore veneto – che ga fato la bataglia, l'altro xe andà in rimòrchio» («È Zaia che ha fatto la battaglia, l'altro è andato a rimorchio»). L'altro sarebbe il Capitano. Uno a cui il Veneto leghista, fino a un minuto prima dell'approvazione notturna della legge sull'Autonomia differenziata, aveva girato le spalle, pronto a buttarlo giù dalla torre della segreteria federale.
roberto calderoli matteo salvini - festa per l autnomia a montecchio maggiore
E invece, grazie anche alla carta Vannacci, Salvini ha congelato la poltrona almeno fino al congresso di autunno. «Qualche giornalista ha sperato che io e voi fossimo stanchi - dice dal palco - no, io non sono stanco e siamo solo all'inizio di un percorso che ci porterà lontano».
Montecchio Maggiore, 23mila abitanti nel vicentino. Per celebrare l'agognata (dai veneti, molto) autonomia la Lega ha scelto questo paesone che domani e dopo, tra gli altri, deciderà al ballottaggio se eleggere sindaca la consigliera regionale leghista Milena Cecchetto o il candidato del centrosinistra Silvio Parise, sostenuto - attenzione - dal sindaco uscente, ovvero il leghista Gianfranco Trapula.
Alberto Stefani matteo salvini luca zaia - festa per l autnomia a montecchio maggiore
Paradossi veneti, dove la Lega sfibrata, esausta, si è ridotta a un terzo dei voti di Forza Italia. La rappresentazione plastica della crisi, proprio perché dovrebbe essere una seratona di festa, è piazza Guglielmo Marconi con più bandiere e striscioni che persone: la gente non la riempie nemmeno per metà. Suona vagamente distopico Salvini: «Questa è la piazza dell'unità della Lega e della coalizione».
[…] Il giallo e il bordeaux dei vessilli di San Marco hanno anche la funzione di provare a coprire i vuoti. C'è un Leone enorme steso a terra davanti ai gazebo per il tesseramento e per la raccolta firme per «il riconoscimento della lingua veneta e del popolo veneto».
ROBERTO CALDEROLI MATTEO SALVINI
Zaia, apre lui. Pare voler intestare il successo storico alla spinta del Veneto più che alla strategia di Salvini, liquidato con un «ringrazio anche Matteo». Anche. Ancora Zaia: «Tutti bravi, adesso, a parlare di autonomia. Ma se si va alla notte dei tempi… Nel 2017 due milioni e 300mila veneti sono andati a votare per l'autonomia».
Era il referendum consultivo, che nella regione ebbe un esito da plebiscito con l'adesione di quasi tutte le forze politiche. Salvini ascolta a braccia conserte, lo sguardo sulla piazza come a contare le persone. Applaudono in posa quasi marziale i militanti di Lega Giovani. Indossano magliette nere con la scritta "Veneto", stesso font usato dai gruppi neofascisti. Si vedono molti cittadini del Bangladesh con la spilla "Cecchetto sindaco".
[…] il senso della kermesse vicentina era ed è soprattutto uno: l'ha voluta Salvini per consolidare/rilanciare una leadership che fino a ieri appariva traballante. Incassata l'autonomia dagli alleati di governo il Capitano se l'è subito rivenduta coi suoi; era scontato. Prima che sul palco salga Calderoli («Mi sono fatto un culo così», chiosa raffinato), Salvini si toglie qualche sassolino. «Non mollate mai, la bandiera non si ammaina mai. Non amo i traditori, i vigliacchi, i voltagabbana».
Ogni riferimento a Bossi è puramente voluto. I bengalesi folgorati da San Marco lo ascoltano mentre spiega che «siccome la sinistra ama il fumo legalizzato allora vende fumo dicendo che l'autonomia spacca l'Italia». Seguono un pensierino a Giorgia Meloni («Con l'elezione diretta del premier il Paese sarà più stabile») e uno al "traditore" Gianfranco Trapula. […]
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