google maps lorenzo fantoni

VIAGGI NEL TEMPO CON GOOGLE MAPS – IL RACCONTO DEL GIORNALISTA LORENZO FANTONI (LA STAMPA): “METTO L’INDIRIZZO DI CASA, CERCO L’ANGOLAZIONE GIUSTA E MI BLOCCO, LÌ DAVANTI AL CANCELLO C’È MIO PADRE, DI SPALLE CHE STA ENTRANDO” – “SOLO CHE MIO PADRE È MORTO NEL 2015. SU INTERNET IL TEMPO SCORRE IN MANIERA DIVERSA RISPETTO AL MONDO REALE, QUESTO LO ABBIAMO CAPITO. QUELLO CHE A VOLTE SOTTOVALUTIAMO LA SUA CIRCOLARITÀ”

 

 

Lorenzo Fantoni per www.lastampa.it

 

GOOGLE MAPS

Cominciamo dal principio, togliamoci subito il peso. Mio padre è morto nella notte tra il 2 e il 3 gennaio del 2015 così, all’improvviso, come spegnere un interruttore. Aveva 65 anni ed era una persona atipica per la sua età: amava i videogiochi e utilizzava internet abitualmente, a lui devo tantissimo in termini di “cultura nerd”. Al suo funerale una delle corone era degli “amici di Travian”, un videogioco online per cui scriveva guide strategiche.

 

LORENZO FANTONI

Se gli avessi detto che oggi quelli come lui li chiamano “Boomer” si sarebbe messo a ridere forte e sarebbe tornato a navigare.  Se gli avessi detto che la sua ultima foto sarebbe stata su Google Maps avrebbe riso ancora più forte.

 

Sono passati cinque anni dalla morte di mio padre, cinque anni in cui ogni volta che qualcosa va bene c’è sempre il retrogusto di non poterla condividere, in cui ogni tanto penso “questa gliela racconto” seguito dalla fredda lama del “ah no”. Sono cose che chiunque abbia subito un lutto sa bene. Il dolore si attenua, si va avanti, ma ogni tanto affiora qualche mostro marino e trascorri un pomeriggio a tappare le falle nello scafo.

 

IL PADRE DI LUIGI FANTONI SU GOOGLE MAPS

Cinque anni in cui ogni tanto mi son fatto male andando sulla sua pagina Facebook, conscio dei rischi, perché ogni tanto fa bene starci un po’ male. Ma era un gesto consapevole a cui ero preparato. Non lo ero affatto però a quello che mi è accaduto l’altro giorno mentre ero su Telegram. Perché internet trabocca di mostri marini, sembra una mappa del 1300.

 

Stavo parlando in chat con amici di bullismo e degrado a cavallo tra gli anni '80 e ’90, argomenti assurdi frutto forse dell'isolamento forzato me ne rendo conto, e volevo mostrare a tutti dove abitavo da ragazzo. Pur essendo in un buon quartiere, era una via stretta e isolata, il che la rendeva luogo ideale per il consumo di eroina con conseguente fioritura di siringhe sull’asfalto che potevo ammirare quando andavo a scuola.

 

Quindi vado su Google Maps, metto l’indirizzo di casa, cerco l’angolazione giusta e mi blocco, lì davanti al cancello c'è mio padre, di spalle che sta entrando in casa. Neanche il tempo di elaborare quello che sto guardando che la mente, impietosa bastarda, tira fuori dagli archivi l’ultima volta che ci ho parlato, i tempi in cui vivevo a casa dei miei e ci giocavo assieme, lui che sorride, che condivide i miei articoli felice.

realta' aumentata google maps

 

Che, poi, con questa storia dell’isolamento, chissà quando ci torno a casa da mia madre. Chi avrebbe mai detto che Google Maps, uno strumento che molti usano per viaggiare nello spazio, mi avrebbe fatto viaggiare nel tempo. Su internet il tempo scorre in maniera diversa rispetto al mondo reale, questo lo abbiamo capito da un pezzo. Un’ora sul web equivale a due giorni nel mondo reale. Quello che a volte sottovalutiamo del tempo di internet è la sua circolarità, la sua capacità di far coesistere più versioni di noi stessi contemporaneamente. È un tema che riguarda meno le vecchie generazioni ma che è ben presente in chi su Facebook è stato prima la foto di un’ecografia, poi un bambino, un adolescente e oggi ne è fuggito per rifugiarsi su TikTok.

 

l'ingorgo segnalato da google maps dopo l'hackeraggio di simon weckert

Le immagini hanno il potere di conservare molte versioni di noi e su internet queste convivono, ricordandoci chi siamo stati, spesso in maniera imbarazzante. Un’altra cosa che i social e internet fanno spesso, e con pessimo tatto, è ricordarci chi non c’è più, sbattendoci in faccia immagini, frasi e memorie senza preavviso, senza filtro, toccandoci il cuore con la stessa delicatezza del sacerdote della dea Kalì di Indiana Jones e il tempio maledetto.

 

#googlemapshacks: così l'artista mette Ko Google Maps e creato un ingorgo inesistente

 

LORENZO FANTONI

A volte queste tracce sono consapevoli, vecchi messaggi, audio su Whatsapp, foto che improvvisamente spuntano fuori nella sezione “Ricordi” di Facebook. Altre volte sono residui inconsapevoli di ciò che rimane di noi. Come la nota e bellissima storia di quel ragazzo che, riprendendo in mano il gioco di guida amato dal padre scomparso, riesce ancora a gareggiare con lui. In questi videogiochi infatti quando si fa un record in pista la corsa viene registrata e per batterlo bisogna competere contro quella che è letteralmente un' “auto fantasma”. Evidentemente il padre aveva registrato il miglior tempo su un tracciato e così il figlio è riuscito in qualche modo a giocare ancora con lui, perdendo ogni volta, per conservare quel ricordo.

avengers endgame

 

Ogni giorno lasciamo decine di queste tracce, orme virtuali che a volte l’onda di un aggiornamento cancella, ma che in alcuni casi restano là in attesa di essere scoperte, pronte a balzarci alla gola come tigri per farci a pezzi mentre ci fanno le fusa.

 

Mesi fa una di queste bestie mi ha squartato per bene all'uscita dal cinema. Avevo appena visto Avengers: Endgame, film in cui tanta gente ritorna in vita piena di speranza, e appena accendo il telefono vedo un messaggio “Babbo cell si è unito a Telegram”. Avevano riassegnato il numero telefonico di mio padre a qualcun altro, numero che non avevo mai cancellato, e il sistema me lo aveva segnalato con solerzia, incurante e sordo alle conseguenze, a me che cercavo di raccogliermi dal marciapiede.

 

orrori di google maps

D’altronde la tecnologia è così, non è empatica, non sa cosa proviamo, ci fornisce delle informazioni e basta, il lato umano dobbiamo mettercelo noi, anche in Google Maps. So che trovare familiari e amici che non ci sono più su Google Maps capita più spesso di quanto possiate pensare, forse per questo motivo la versione desktop dell’app di Google permette di rivedere la stessa zona in vari momenti. C’è chi ha usato questa funzione per vedere il decadimento delle case di Detroit dopo la crisi economica e il loro abbandono, io so che quando una macchina di Google passerà di nuovo davanti a casa dei miei genitori e cancellerà la foto esistente potrò sempre recuperarla in qualche modo. E ogni volta che mi mancherà potrò passare virtualmente di fronte a casa e salutarlo.

 

Però intanto ho fatto uno screenshot, perché anche se sul momento ho maledetto tutta la cartografia di Mountain View poi mi ha fatto piacere vederlo là, sulla soglia.

 

E per un po’ mio padre sarà sempre là, pronto a tornare a casa.

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