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La situazione del sistema carcerario italiano è purtroppo oggetto quotidiano di episodi gravi di cronaca, tra sovraffollamento, suicidi di detenuti, mancanza di organico tra il personale carcerario e un lavoro, per gli agenti di polizia penitenziaria, con molti doveri e spesso con pochissima tutela.
In questo universo, denso di problemi ormai cronicizzati e di fronte al quale lo Stato spesso preferisce voltarsi dall'altra parte, c'è anche quello dei detenuti con gravi problemi psichici che, anche se sono gestiti dalle Ulss di competenza, sono in carico al personale che lavora dentro alle carceri, in condizioni che non tengono conto delle problematiche relativa a questo tipo di carcerati. Problematiche che necessiterebbero di un'attenzione e strumenti adeguati che, purtroppo, sono assenti all'interno delle case di detenzione.
È in questo panorama che va inquadrato, per capire meglio il problema, l'episodio di violenza accaduto sabato 15 maggio nel carcere "Del Papa" di Vicenza, dai vicentini conosciuto come "San Pio X", dal nome del quartiere che lo ospita.
Tre agenti di polizia penitenziaria, nel primo pomeriggio di quel giorno, sono stati aggrediti da un detenuto in uno stato evidente di instabilità psichica, anche se allo stato attuale non risulta una prognosi in tal senso a suo carico. Nel corso della cosiddetta "ora d'aria", l'uomo si era denudato e aveva iniziato a masturbarsi innanzi ai compagni di detenzione. Il personale di polizia intervenuto prontamente per fermare gli atti osceni del soggetto è stato aggredito dallo stesso.
L'uomo, armato con un pezzo di plastica rigido, si è scagliato violentemente contro gli agenti e ha colpito uno di essi sull’arcata sopraccigliare. Nel corso dell'intervento per bloccare il detenuto ed evitare gravissime ripercussioni sia per l’incolumità degli operatori di polizia sia per lo stesso ristretto, ne è conseguita una colluttazione in cui gli agenti hanno riportato lesioni giudicate guaribili, dal pronto soccorso del San Bortolo, rispettivamente in dieci, sette e cinque giorni.
Sull'episodio, l'Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria del Triveneto ha evidenziato, anche in questo evento, la profonda professionalità del personale in quanto le tecniche di contenimento attuate hanno consentito di ridurre le conseguenze che un detenuto in preda a una forte instabilità di natura psichica può concretizzare.
«E’ utile ricordare che le aggressioni al personale di polizia penitenziaria sono ormai all’ordine del giorno, conseguenza delle gravissime problematiche che affliggono tutti gli Istituti Penitenziari sia per la presenza sempre maggiore di detenuti con problematiche di natura psichiatrica, sia per la carenza cronica di personale, sia per la mancanza di adeguati equipaggiamenti e idonei mezzi strumentali per far si che si possa operare nella dovuta sicurezza con soggetti violenti e refrattari alle regole penitenziarie», spiega Leo Angiulli, segretario Triveneto Uspp, aggiungendo: «Le problematiche che affliggono quotidianamente gli agenti all’interno degli Istituti Penitenziari devo essere presi in carico dallo Stato. Le persone disturbate con grossi problemi fanno turismo penitenziario (girano a rotazione le carceri del Triveneto n.d.r.) ma non ci sono strutture che hanno un reparto psichiatrico»
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