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GIUSTIZIA È SFATTA? CAOS AL TRIBUNALE DI NAPOLI, QUANDO IL GIUDICE HA LETTO LA SENTENZA DI CONDANNA A 17 ANNI E SEI MESI DI RECLUSIONE PER OMICIDIO VOLONTARIO PER I DUE PROPRIETARI DELLA FABBRICA ILLEGALE DI FUOCHI D'ARTIFICIO, SALTATA IN ARIA IL 18 NOVEMBRE A ERCOLANO, ESPLOSIONE NELLA QUALE MORIRONO TRE GIOVANI OPERAI – I PARENTI DELLE VITTIME NON HANNO TRATTENUTO LA RABBIA (“DOVEVANO AVERE L'ERGASTOLO, NON È GIUSTIZIA”), HANNO INSULTATO I MAGISTRATI E QUALCUNO È STATO FERMATO DALLA POLIZIA PRIMA CHE POTESSE AVVICINARSI ALLA CORTE. LA GIUDICE E LA PM SI SONO BARRICATE IN CAMERA DI CONSIGLIO – PER LA PROCURA, I TRE RAGAZZI ERANO STATI MANDATI “A LAVORARE SU UNA POLVERIERA”… – VIDEO

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Estratto dell’articolo di Dario del Porto per “la Repubblica”

 

rabbia in tribunale - processo per l esplosione in una fabbrica abusiva di fuochi d artificio a ercolano

[…]  Ma venti minuti dopo le 13 di ieri, quando la giudice di Napoli legge il verdetto che condanna a 17 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario i due datori di lavoro della fabbrica illegale di fuochi d'artificio saltata in aria il 18 novembre 2024 in via Patacca a Ercolano, nell'aula 413 del tribunale si scatena la rabbia dei parenti dei tre operai morti nello scoppio.

 

È il caos. Dal pubblico si levano urla e applausi sarcastici all'indirizzo dei magistrati, volano insulti, vengono ribaltate sedie e scrivanie. Qualcuno prova ad avvicinarsi pericolosamente allo scranno del gup, il tentativo viene evitato solo grazie all'intervento di polizia e carabinieri.

 

Militari e agenti riescono a contenere l'ira della piccola folla e gradualmente riportano la calma. Per precauzione, la giudice e la pm si barricano in camera di consiglio. «Dovevano avere l'ergastolo, ma non finisce qua. Vi portiamo in Cassazione», protesta Lucia Barile, la madre delle due gemelle due gemelle Aurora e Sara Esposito, morte a 26 anni.

 

esplosione in una fabbrica abusiva di fuochi d artificio a ercolano

«Questi 17 anni di carcere non sono giustizia. Lì c'è scritto "La giustizia è uguale per tutti", ma non è vero», scuote il capo Kadri Tafciu, origini albanesi, padre di Samuel, dilaniato a 18 anni nella fabbrica abusiva dove si dovevano produrre in fretta e furia razzi Kobra destinati al mercato natalizio.

 

[…]  Eppure la giudice Federica Girardi ha condiviso l'impostazione dei pm Stella Castaldo e Vincenzo Toscano che avevano contestato l'accusa di omicidio volontario, sia pure con dolo eventuale, ai due datori di lavoro delle vittime, scegliendo così la strada del reato più grave, pur controversa sul piano giuridico rispetto all'ipotesi di scuola di omicidio colposo plurimo.

 

le gemelle Aurora e Sara Esposito

La pena irrogata, lievemente inferiore rispetto alla richiesta dei pm, che era stata di 20 anni di reclusione, rimane comunque vicinissima al massimo consentito dalla legge, tenuto conto della diminuente di un terzo imposta dalla scelta del rito abbreviato.

 

Un altro imputato, Raffaele Boccia, doveva rispondere solo di detenzione di esplosivo per aver fornito la polvere pirica ed è stato condannato a 4 anni di reclusione come da richiesta del pm.

 

In attesa delle motivazioni, la sentenza conferma che quei tre ragazzi erano stati mandati «a lavorare su una polveriera», come argomentato dai pm nella loro requisitoria. «In pochi giorni — avevano ricordato i magistrati — vennero accatastati stock di polvere pirica e di altre soluzioni chimiche per fabbricare i famigerati Kobra. Vennero rinvenuti a terra migliaia di cilindretti di materiale esplodente. E a sette o otto metri una pressa per confezionare i fuochi di artificio».

 

Samuel Tafciu

«È stata giornata durissima, in aula è successo il pandemonio — dice l'avvocato Massimo Viscusi, legale della famiglia Tafciu — è stato riconosciuto l'omicidio volontario. Secondo me c'era anche la premeditazione che avrebbe impedito il rito abbreviato. E capisco che 17 anni di reclusione non valgono la vita di tre ragazzi».

 

Il papà di Tafcu sostiene di essere stato offeso: «Mi sono state rivolte ingiurie da parte dei parenti degli imputati». Per Nicoletta Verlezza, legale della famiglia delle due gemelle Esposito, la reazione del pubblico è stata «scomposta, ma «prevedibile e comprensibile, perché il lavoro nero è una piaga accettata come ammortizzatore sociale. La Procura aveva chiesto il massimo, 20 anni e la pena inflitta è stata leggermente inferiore: siamo soddisfatti perché l'impianto accusatorio ha retto». […]

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