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Lettera di Tomaso Montanari a “Il Corriere della Sera”
Su Sette del 6 giugno Aldo Grasso ha invitato i lettori a fotocopiare le pagine 259 e 260 di un libro del suo collega del Foglio Claudio Cerasa «dove si racconta di come Salvatore Settis e il suo allievo Tomaso Montanari combattano con intemerata spietatezza i ministri della cultura di destra e diventino agnellini col ministro Massimo Bray, deputato Pd, specie (insinua maliziosamente Cerasa) se i due ricevono dall’ex ministro nomine importanti nell’ambito dei Beni culturali».
Cercando di capire l’origine di questa gratuita palata di fango, sono andato a leggere le due paginette di Cerasa. Lì ho scoperto che sarei stato presidente della commissione per la riforma del Mibac: un falso, non so se dovuto a incapacità professionale o a una dolosa volontà di diffamare. Di quella commissione ero un membro su venti: e senza nemmeno il rimborso dei dieci viaggi a Roma necessari a prender parte alle riunioni. Sarebbe questa l’importante nomina ministeriale? E poi, dove sarebbe la scoperta?
Ho raccontato passo passo i lavori della commissione sul mio blog del Fatto Quotidiano e in quello delle «Buone notizie» del Corriere della sera , e ne ho parlato in un libro. Non basta. Nelle pagine che Grasso vorrebbe far volantinare c’è un altro falso: quella di una mia benevolenza verso l’attuale ministro Dario Franceschini e verso il governo di Matteo Renzi.
Chiunque, anche solo andando su Google, può capire che si tratta di un comico ribaltamento della realtà. Chiunque, ma non i baroni del giornalismo italico: che dopo una certa età non consultano le fonti, preferiscono trascrivere insinuazioni.
Tomaso Montanari
tomaso.montanari@unina.it
LA REPLICA DI ALDO GRASSO
Tomaso Montanari poteva almeno risparmiarsi la sua abituale e, in questo caso, disinformata arroganza («palate di fango», «baroni del giornalismo», «dopo una certa età»…).
Nel mio articolo apparso su Sette (dove sarebbe stato più corretto indirizzare la lettera), recensendo il libro di Claudio Cerasa Le catene della sinistra (Rizzoli), sottolineavo una questione di metodo. Montanari, a torto o a ragione, è sempre stato molto critico nei confronti delle politiche del ministero dei Beni culturali, ma appena si è insediato il ministro Massimo Bray, di area Pd, i suoi rilievi hanno preso un’altra piega.
Montanari ammette di essere stato chiamato a far parte di una commissione voluta dal ministro (si lamenta solo di non essere stato rimborsato), della cui stima si sente evidentemente gratificato ancora adesso, visto che l’altro ieri, martedì 10 giugno, così ho letto sul sito di «minimum fax», Massimo Bray e Giuseppe Civati hanno presentato a Palazzo Massimo, a Roma, un libro di Montanari. Ripeto, a me interessava solo sottolineare il metodo di una certa sinistra.
Aldo Grasso
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