DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Michela Allegri per “il Messaggero”
La camera di consiglio è durata meno di mezzora e lui, Raffaele Marra, soprannominato dai dipendenti capitolini il Rasputin del Campidoglio targato 5 Stelle, era sul banco degli imputati in attesa della sentenza. Poche parole dei giudici hanno scandito la condanna: «Tre anni e sei mesi di reclusione con l' accusa di corruzione, un risarcimento da 100mila euro in favore del Comune di Roma e la confisca dell' appartamento in via dei Prati Fiscali».
Lo stesso appartamento che, per la pm Barbara Zuin, l'ex braccio destro della sindaca Virginia Raggi avrebbe acquistato utilizzando i due assegni circolari intestati alla moglie, staccati nel 2013 dall' imprenditore Sergio Scarpellini: 367mila euro in tutto. Una tangente, per l'accusa, in cambio della quale, come contropartita, l'ex dirigente capitolino si sarebbe messo «a disposizione» del costruttore, deceduto lo scorso 20 novembre. Era stato proprio lui a usare quelle parole, in una conversazione con la segretaria di Scapellini, Ginevra Lavarello, intercettata dai Carabinieri del Nucleo investigativo.
Il Tribunale ha anche stabilito per l'ex funzionario l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e ha disposto un risarcimento da 50mila euro in favore dell'associazione degli inquilini Asia Usb, costituita parte civile con l' avvocato Vincenzo Perticaro. L'indagine prosegue: è stata ordinata la trasmissione degli atti alla Procura nei confronti di alcuni testimoni della difesa. Si tratta di Maria Antonietta Correale, dipendente del Comune di Roma e all' epoca segretaria di Marra, Claudio Togna, notaio che ha redatto gli atti di compravendita della casa, il commercialista Emanuele Ceci, del gruppo Scarpellini.
VIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRA
GLI ALTRI FASCICOLI
Quella di Marra «è una pagina chiusa», ha commentato la sindaca che, al momento dell' arresto, avvenuto alla fine del 2016, aveva definito l' ex fedelissimo semplicemente «uno dei 23mila dipendenti comunali». Una pagina chiusa che, però, ha avuto molti altri strascichi giudiziari. Dalle intercettazioni del procedimento Marra-Scarpellini sono emersi i favori e le regalie fatte dal costruttore ad altri politici: il fascicolo è ancora in fase d'indagine.
E, soprattutto, dal cellulare di Marra erano state estrapolate le chat con la prima cittadina, finite agli atti del processo sulla nomina del fratello maggiore del funzionario, Renato. Un processo che, se da un lato è terminato con l' assoluzione della sindaca dalla contestazione di falso in atto pubblico, dall' altro vede Marra di nuovo sul banco degli imputati con l' accusa di abuso d' ufficio, per avere agevolato la promozione del fratello.
L'ARRESTO
È il 16 dicembre di due anni fa quando Marra - che dopo un periodo da vicecapo di Gabinetto del Campidoglio era diventato il capo del Personale - viene arrestato insieme a Scarpellini. Per l' accusa, nel 2013, quando il funzionario era il direttore dell' ufficio delle Politiche abitative di Roma Capitale, il costruttore lo avrebbe pagato in cambio di favori. Entrambi erano finiti a giudizio con rito immediato, ma le posizioni processuali si erano separate: lo scorso luglio una perizia aveva stabilito che Scarpellini, molto malato, non fosse in grado di presenziare al dibattimento.
La posizione difensiva di Marra non è mai cambiata dall' inizio alla fine del procedimento: ha sempre sostenuto che quei 367mila euro fossero un prestito e che il denaro - una volta iniziato il processo - era stato interamente restituito. Nel 2009, secondo quanto accertato dagli inquirenti, Scarpellini avrebbe anche venduto all' ex dirigente comunale un appartamento con uno sconto di mezzo milione di euro, ma in questo caso un eventuale reato sarebbe prescritto.
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