"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Estratto dell’articolo di Thomas Mackinson per “il Fatto Quotidiano”
martirio di San Sebastiano attribuito al Perugino
Togli una freccia, taglia la tela e salta fuori un “Perugino”. Il risultato finale resta alquanto dubbio ma soprattutto non c’è esperto nel campo dell’arte che sia disposto a crederci. Nella Valle dei Templi di Agrigento fino a pochi giorni fa c’era una mostra intitolata “I tesori d’Italia” curata da Vittorio Sgarbi e impreziosire l’offerta culturale un martirio di San Sebastiano attribuito al Perugino, il più importante pittore del Rinascimento.
A organizzarla è il sodale Gianni Filippini, insieme alla moglie Florinda Vicari, con cui Sgarbi è a processo ad Imperia per aver tentato di esportare illecitamente un Valentin de Boulogne: chi entra nel Parco archeologico paga 15 euro di biglietto e tre, anche senza metter piede alla mostra, vanno agli organizzatori.
Il dipinto è forse il pezzo forte delle sette opere prestate dalla Fondazione Cavallini-Sgarbi, tanto che nelle carte di Imperia era una delle alternative da vendere per “fare cassa”: “Vittorio mi scrivi i prezzi del Perugino e del De Boulogne per favore?” chiedeva Filippini in quel febbraio 2020.
Peccato che ad attribuire quella tela al Perugino sia sempre e solo Vittorio Sgarbi, che incidentalmente ne è anche proprietario. E che pure questa, come quella del Manetti per cui rischia il processo a Macerata, ha una storia alquanto singolare fatta di alterazioni materiali e riproduzioni digitali.
Il soggetto riprende un motivo classico di Perugino […] però, la versione di Sgarbi presenta alcune differenze: il perizoma del Santo è rosso anziché grigio, un iris in basso a destra diventa uno stemma con scudo cardinalizio color porpora. Da dove arrivi quel “tesoro d’Italia” nessuno lo dice, ma arriva dalla Francia.
il restauratore gianfranco mingardi - inchiesta di report sul quadro di sgarbi
Una tela molto (ma molto) simile fu battuta a Parigi nel 2010. Era però datata 1500-1599, le sue dimensioni erano192 cm di altezza e 82,5 di larghezza. La scheda la indicava come opera di un “seguace del Perugino”, come copia coeva o successiva. L’attribuzione non è un dettaglio ma vale la differenza tra 10mila euro e un milione. E infatti, è stata aggiudicata per 9.666.
Nel 2014 una tela molto (ma molto) simile compare in una mostra al Castello di Miradolo, ai piedi delle colline di Pinerolo. Il catalogo firmato dallo stesso Sgarbi non indica la provenienza e la presenta come “inedito” e “autografo del Perugino”. Accidenti però, sembra proprio la stessa venduta quattro anni prima a Parigi per meno di 10mila euro, salvo alcuni particolari: manca la freccia piantata nel costato sinistro del Santo, misura in altezza 20 cm in meno. E qui la storia, a quanto pare, si ripete.
LA CANDELA AGGIUNTA NEL DIPINTO LA CATTURA DI SAN PIETRO - DI RUTILIO MANETTI
Quella tela per due anni è stata nel laboratorio di Gianfranco Mingardi, lo storico restauratore di oltre 200 opere di Sgarbi, compreso il Manetti, che risulterà identico a quello rubato a Buriasco e il Valentine esportato illecitamente. A Mingardi arriva a settembre 2012. L’incarico è di ripulirla e sistemarla.
“Sgarbi la comprò da un antiquario della zona di Pinerolo – racconta al Fatto – . Gliel’ho sempre detto che non è un Perugino. Era di epoca successiva, un dipinto su tavola trasportato nell’800 su tela e rifoderato a cera negli anni Sessanta, il peggio che un quadro possa subire, perché la cera penetra e altera il tessuto cromatico. Lui mi chiese di pulirlo e così feci”. La fattura che Sgarbi non pagò mai recita: stuccature, rimozione rintelli a cera-resina, consolidamento supporto e colore, telaio nuovo, ritocco abrasioni… Del resto era di 11mila euro, più del prezzo di acquisto.
IL MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO ATTRIBUITO AL PERUGINO
[…] “Sgarbi mi chiese di riportarlo il più possibile allo stato originario”. In che modo? “Tolsi quella freccia perché nell’originale non c’era, così come 20 cm di tela superiore che erano stati aggiunti”. Il risultato è che il dettaglio diverso sparisce e l’altezza, portata a 174 cm, ora coincide esattamente con la versione originale di Stoccolma, cui Sgarbi nel catalogo paragona il suo. Riappare poi nel 2017 a Urbino nella mostra “Rinascimento segreto” dove Sgarbi la accredita sempre al Perugino paragonandola a quello svedese. Anche così, però, non c’è esperto al mondo disposto a riconoscerlo come tale.
“Vittorio è anche un amico, ma son certa sia una copia” dice Vittoria Garibaldi, docente alla Sapienza che fu ispettore e sovrintendente in Umbria e Marche, direttrice della Galleria Nazionale dell’Umbria. Sul Perugino ha curato fior di mostre, monografie e cataloghi. “Saltano all’occhio enormi differenze stilistiche e tecniche, dai colori alla composizione del paesaggio, tutto”. Raddoppia Antonio Natali, per 10 anni direttore degli Uffizi: “E’ solo un’opera che si rifà all’altra, sull’autografia non spenderei un euro”.
vittorio sgarbi in versione capra meme by edoardo baraldi
Entrambi rimandano a Francesco Mancini, già docete di storia dell’arte a Perugia, tra più autorevoli studiosi del Perugino. “Mai visto prima, è una discreta copia dell’epoca. Per questo, forse, appare in mostre periferiche che sfuggono alle obiezioni degli esperti”. Sarà un caso, ma quando fu proposto a una nota banca, gli esperti la bocciarono come non originale.
Una certezza però c’è: nel 2022 Sgarbi fece portare quel dipinto a Correggio ai titolari di G-Lab per farlo riprodurre, così come fece con la Cattura di San Pietro di Rutilio Manetti. Lo scopo dei cloni non è ancora stato ancora chiarito. […]
martirio di San Sebastiano attribuito al Perugino
VITTORIO SGARBI NEL CASTELLO ESTENSE DI FERRARAIl quadro di Rutilio Manetti rubato e quello di vittorio sgarbi
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