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Stefano Pioppi per www.formiche.net
IL SISTEMA ISRAELIANO IRON DOME
Nelle ultime 38 ore ben 1.050 razzi sono stati lanciati contro Israele. Sono gli ultimi numeri forniti, questa mattina, dalle Forze di difesa israeliane (Idf). Di quelli diretti contro zone abitate ne sarebbe stato intercettato il 90%.
Sempre oggi sarebbe stato inoltre colpito un drone proveniente dalla Striscia di Gaza, a conferma della crescente minaccia rappresentata da sistemi a pilotaggio remoto, anche piccoli e ben poco sofisticati (conta più ciò che portano). Protagonista della difesa è la “Cupola di ferro”, il sistema Iron Dome che sta accompagnando, insieme alle sirene, le notti israeliane.
IL SISTEMA
Il sistema è stato progettato appositamente per intercettare razzi a corto raggio, colpi di mortaio e pezzi di artiglieria provenienti dai territorio palestinesi e dall’area del Libano sottoposta al controllo di Hezbollah.
Sistema mobile terrestre, l’Iron Dome si colloca nella categoria “V-Shorad”, per la difesa di minacce a raggio più che corto, entro i quaranta chilometri. Si compone di tre elementi principali: il radar ELM 2084, il sistema di gestione e controllo (BMC), e i lanciatori trasportabili dotati di missili Tamir, vettori da tre metri di lunghezza per un diametro di 160 millimetri, peso di 90 chilogrammi e raggio da due a 40 chilometri.
IL MISSILE
Secondo Rafael (che guida la realizzazione del sistema), ogni batteria di Iron Dome permette di difendere un’area di 150 chilometri quadrati. È composta da un radar, un sistema di controllo, tre piattaforme di lancio, ciascuna con venti missili Tamir.
I vettori sono dotati di apposite alette per la manovrabilità e di sensori elettro-ottici per colpire il bersaglio. L’avanzata tecnologia permette la detonazione nelle immediate prossimità della minaccia; l’esplosione verso l’esterno produce un anello di schegge intorno alla testata del missile, formando come uno scudo (abbastanza visibile nei video che circolano online) per aumentare le capacità di intercettazione.
IL RADAR
L’ELM 2084, realizzato dalla Israeli Aerospace Industries, è un radar 3D a scansione elettronica. Secondo il costruttore permetterebbe di individuare fino a 1.100 minacce simultaneamente fino a 70 chilometri di distanza. Fornisce rapidamente l’alert agli operatori BMC che attivano l’eventuale lancio di intercettazione.
Il radar segue le prime fasi di viaggio della minaccia, distinguendo quelle dirette verso obiettivi sensibili da quelle che invece sono destinate ad aree non abitate. Ciò permette di conservare gli intercettori, capacità molto utile in caso di attacchi massivi come quelli in questione. Lo stesso radar ELM 2084 è impiegato anche sul sistema di fire control di David Sling, la “fionda di Davide”, che copre la difesa aerea a raggio intermedio. A completare il sistema di difesa c’è poi l’Arrow per le minacce a raggi ancora maggiori.
LA STORIA
Il sistema Iron Dome è operativo dal 2011, e ha visto impieghi importanti a difesa di Israele sin da subito, con progressivi aggiornamenti, per lo più nella parte software. A novembre 2012, le forze armate di Tel Aviv dichiararono l’intercettazione dell’85% dei 400 razzi sparati dalla Striscia di Gaza.
Nell’estate del 2014, quando gli scontri furono particolarmente sanguinosi, le batterie di Iron Dome intercettarono il 90% degli 800 razzi diretti contro obiettivi sensibili in territorio israeliano, quota minore dei complessivi 4.500 colpi lanciati, per lo più dunque su aree disabitate.
L’efficacia al “90%” è ribadita in ogni comunicazione relativa all’Iron Dome. Per alcuni osservatori è relativamente bassa, considerando le migliaia di razzi a disposizione di Hezbollah. Oggi il Jerusalem Post si chiede: “Is Iron Dome era dominance over?”.
RISCHIO SATURAZIONE?
L’accento è soprattutto sugli avversari, che nel tempo avrebbero imparato come sfruttare il 10% di spazio disponibile per accrescere la letalità degli attacchi. Il timore israeliano è che il sistema di batterie per la difesa a corto raggio possa essere saturato facilmente in caso di lanci massicci in contemporanea.
un palazzo danneggiato dai razzi
Per questo, via Haaretz, nel 2018 il già tre volte ministro della Difesa Moshe Arens spiegava che, accanto alla difesa della “Cupola di ferro”, occorreva procedere eliminando le capacità d’offesa dell’avversario. Non è un caso, dunque, che le Forze israeliane rispondano prontamente nei casi di inizio escalation, andando a colpire postazioni di Hamas, magazzini e tunnel. È successo anche questa volta.
intercettato un razzo sparato da gaza
Il ministro Benny Gantz ha spiegato ieri l’obiettivo di colpire “duramente” le forze attive nella Striscia di Gaza. Il dicastero della Difesa ha fatto sapere che circa 80 velivoli militari si sono attivati a tal fine, compresi gli avanzati caccia di quinta generazione, gli F-35. A maggio 2018, fu l’Aeronautica israeliana a segnare l’assoluto debutto operativo del Joint Strike Fighter, con almeno due bombardamenti in Siria contro postazioni iraniane.
fiamme e fumo per i raid israeliani su gaza
LA PRODUZIONE
L’Iron Dome nasce come sistema totalmente “made in Israel”, con sviluppi risalenti agli anni 2000, quando la difesa di Tel Aviv si trovò poco protetta rispetto alle minacce a corto raggio derivanti dal conflitto in Libano. In linea con il partenariato strategico con gli Stati Uniti, nel corso degli anni l’Iron Dome è entrato nella cooperazione bilaterale, con Washington pronta a coprire con il proprio budget alcune quote del programma, coinvolgendo l’industria e stelle e strisce.
Secondo l’attento portale Missile Threat del Csis, oggi circa il 55% delle componenti del sistema è realizzato negli Usa in virtù degli accordi tra l’israeliana Rafael e l’americana Raytheon. Anche gli Stati Uniti hanno beneficiato dell’intesa. Nel 2016 lo US Army testò il proprio sistema MML con il lancio di missili Tamir. Il costo di un singolo intercettore Tamir si aggira intorno ai 100mila dollari, mentre l’intero sistema Iron Dome vale 100 milioni di dollari.
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