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Flavio Pompetti per “il Messaggero”
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Cinque dollari. È il prezzo fissato da Google per il dettaglio delle nostre facce. È questa la cifra che il colosso dei motori di ricerca sta offrendo ai passanti di alcune città americane per migliorare il sistema di scansione del volto che finirà sui suoi prossimi smartphone. L'esperimento fa il paio con un altro test inaugurato a maggio da Amazon che prevede un compenso per la scannerizzazione del proprio corpo.
E aggiunge un tassello al dibattito globale sulla tecnologia di riconoscimento facciale e sui problemi di privacy che si porta dietro. «Ciao, lavoro per Google e stiamo raccogliendo dati per migliorare il riconoscimento facciale della prossima generazione di telefoni»: così, secondo il sito Zdnet che riporta la notizia, alcuni dipendenti dell'azienda di Mountain View si presentano ai passanti per l'esperimento, nelle strade di New York e di altre città americane. Alle persone che accettano di partecipare viene fatta firmare una liberatoria e offerta una carta regalo da 5 dollari da spendere su Amazon o da Starbucks. In cambio si dà la propria disponibilità a farsi analizzare il volto Nei minimi dettagli.
I DATI
I dati vanno poi ad alimentare gli algoritmi di intelligenza artificiale alla base del sistema di riconoscimento facciale dei nuovi Pixel, i telefoni che Google lancerà sul mercato nei prossimi mesi. L'esperimento fa venire alla mente un test simile lanciato da Amazon a fine maggio. Il colosso di Seattle dava una carta regalo di 25 dollari a chi era disposto a farsi scannerizzare il corpo, fornendo così una serie di dati potenzialmente utili a rifinire le taglie per la vendita di vestiti online. E fa riflettere sul valore dato alla privacy sia dalle aziende tecnologiche sia dagli stessi utenti.
Una recente indagine di Kaspersky ha messo in rilievo che oltre un terzo degli utenti a livello globale è disposto a dare accesso ai propri dati in cambio di denaro. E più della metà delle persone che utilizza Internet ritiene che avere una privacy nel mondo digitale attuale sia praticamente impossibile. In particolare è la tecnologia di riconoscimento facciale ad aver aperto un ampio dibattito sulla privacy.
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La Cina sta spingendo molto, mentre negli Stati Uniti una serie di associazioni per i diritti umani hanno lanciato appelli alla Silicon Valley a non vendere questo genere di software alle agenzie governative. E cresce il rifiuto di alcune città americane a usare il riconoscimento del volto. Dopo San Francisco e Sommerville, la terza città a decidere lo stop è stata Oakland, in California. La decisione sarebbe stata presa dopo uno studio che dimostra una minor accuratezza di questo tipo di soluzioni per le donne e le persone di colore, sollevando così preoccupazioni non solo sulla privacy ma anche sulla discriminazione razziale.
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