DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Roberto Russo per www.corriere.it
Professore Giuseppe De Natale, lei è un vulcanologo dell'Ingv con una grande conoscenza dei Campi Flegrei. Dunque: l’attività sismica nell’Area flegrea sta aumentando come lei stesso aveva ipotizzato in uno studio, assistiamo a terremoti sempre più forti e con maggiore frequenza. Cosa sta succedendo?
«Innanzitutto voglio precisare che quanto dirò in questa intervista non rappresenta necessariamente la posizione ufficiale del mio istituto, né di qualunque altra istituzione. È semplicemente il mio personale pensiero, basato sulle mie ricerche e pubblicazioni da circa 40 anni. L’attività sismica può solo aumentare finché continua il sollevamento del suolo. […]Oggi siamo quasi al livello della sismicità del periodo 1982-1984. Non siamo ancora a quel livello soltanto perché, […] la sismicità in quest’area, […] dipende anche dal tasso di incremento della pressione, ossia del sollevamento. Nel bradisisma degli anni ’80, il tasso di sollevamento era oltre 5 volte maggiore di oggi, e quindi anche la sismicità era maggiore».
Abbiamo ormai superato il punto di massimo sollevamento registrato nel precedente bradisismo ma la terra continua a lievitare, se lo aspettava?
«[…], personalmente speravo che sarebbe terminato una volta raggiunto il livello del 1984. Negli ultimi mesi invece abbiamo superato la quota massima del 1984, ormai siamo diversi centimetri più sopra».
Secondo lei ci troviamo adesso in una situazione più rischiosa rispetto a uno o due anni fa?
«Il problema è che oggi, superato il valore massimo recente ottenuto nel 1984, il livello del suolo, e quindi verosimilmente il livello della pressione interna, è il più alto che abbiamo mai sperimentato, almeno negli ultimi due secoli. È chiaro che la resistenza delle rocce non è infinita, ma noi non sappiamo con esattezza qual è il punto critico, di non ritorno. […] In ogni caso, il degassamento continuo che osserviamo da 17 anni, […] è quasi certamente dovuto ad un afflusso progressivo di magma più profondo nella camera magmatica principale, localizzata a 7-8 km di profondità».
Che cosa può comportare il riempimento magmatico del serbatoio a 7/8 chilometri di profondità?
«Come mostrano i modelli teorici presenti in letteratura, per causare grandi eruzioni da una camera magmatica profonda, i processi di riempimento magmatico possono durare centinaia o migliaia di anni. È anche vero però che il magma può risalire a livelli più superficiali (circa 3 km, come molto probabilmente è accaduto tra l’82 e l’83) e rendere quindi più probabili eruzioni di piccola taglia. A mio parere, oggi non c’è evidenza della presenza di intrusioni magmatiche a bassa profondità».
So che è una domanda complicata, ma realisticamente quale scenario dobbiamo aspettarci a breve e medio termine?
«Questo non può saperlo nessuno. Possiamo dire solo con certezza che, finché perdura il sollevamento del suolo, la sismicità potrà solo aumentare. Dopo di che, oggi non c’è evidenza di intrusioni magmatiche superficiali, e questo è un bene. […]».
È possibile che nei prossimi cento anni si possa verificare una eruzione con emissione di ignimbrite quindi particolarmente disastrosa?
«In questi fenomeni naturali non si può dire nulla con certezza. È estremamente improbabile, prima di tutto perché è raro che una caldera generi più eruzioni ignimbritiche; poi perché, da modelli teorici, le eruzioni ignimbritiche da collasso calderico si preparano in diverse centinaia o migliaia di anni di continuo afflusso magmatico. Bisogna anche considerare che il magma, specialmente se parliamo di intrusioni superficiali, con il tempo si raffredda. L’intrusione che quasi certamente c’è stata tra l’82 e l’83, essendo di forma laminare (sill) si è solidificata in meno di vent’anni. […]».
Alla luce di quello che stiamo dicendo cosa bisognerebbe fare per prevenire il rischio?
«Bisogna rendere le aree a più alta pericolosità (prima di tutto la zona rossa) effettivamente resiliente. Questo significa innanzitutto consolidare gli edifici […] e razionalizzare la rete viaria. Dopodiché, è chiaro che anche diminuire la densità di popolazione sarebbe importante. Abbiamo scritto vari lavori scientifici su questo problema, e sarebbe qui molto lungo riassumerli al di là di questi elementi più ovvii. […]
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