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“VUOI VIVERE A LUNGO? MANGIA MENO, MANGIA MEGLIO!” LA BATTAGLIA CONTRO IL JUNK FOOD DI MARION NESTLE, LA PIÙ FAMOSA NUTRIZIONISTA DEL PIANETA - NON SOLO IN USA ANCHE IN ITALIA, E’ EMERGENZA OBESITA’: IL 30% DEI NOSTRI RAGAZZI TRA GLI 11 E I 13 ANNI È SOVRAPPESO

Gloria Riva per “D- la Repubblica”

OBESIOBESI

 

Sette cucchiai di zucchero, disciolti in 33 centilitri di liquido colorato e spumeggiante: un soft drink, una bibita gradevole. «Perché una lattina di Coca Cola non ha mai fatto male a nessuno e non sarà certo una bevanda gassata a far venire il diabete. Poi, per smaltire quelle 140 calorie bastano 23 minuti di bicicletta. Del resto, gli zuccheri di una bevanda dolce, sono gli stessi - tali e quali - della frutta».

 

Se questo ragionamento suona sensato è merito delle tante Big Company che da decenni finanziano politica, istituzioni, università e mondo della ricerca per far passare il messaggio che una bibita e una merendina confezionata siano uno snack corretto. E che il cibo lavorato, trasformato e confezionato immesso sul mercato non cozzi affatto con uno stile di vita attivo e una dieta bilanciata. Una raffinata e pervicace azione di lobbying che ha finito per creare convinzioni alimentari solide.

 

Ma sempre più spesso scalfite dal pensiero critico di una riccioluta e sorridente professoressa, oggi ottantenne: Marion Nestle.

 

 

MARION NESTLEMARION NESTLE

È lei, probabilmente, la più famosa nutrizionista del pianeta. Docente alla New York University, è autrice di saggi che per primi hanno "schiaffeggiato" le multinazionali alimentari, raccontando, dati alla mano, che quei cibi provocano obesità, malattie cardiache, diabete, problemi ai denti, alle ossa, depressione. E favoriscono l' insorgere di ictus, asma, cancro e morte prematura.

 

Il primo pugno, ben assestato, fu nel 2002 con Food Politics. L' anno successivo uscì Safe Food, nel 2006 What to Eat. Infine, nel novembre scorso, ha dato alle stampe Soda Politics, dove se la prende appunto con i produttori di soft drink.

 

Questa minuta professoressa, "avvocato" della sana alimentazione (che sarà a Torino il 23 settembre ospite di Terra Madre, vedi box), è ancora un Davide contro Golia. Ma ci sono buone possibilità che alla fine la spunti. «Vent' anni fa, quando partecipavo alle conferenze sul problema dei bambini obesi, i professori predicavano che bisognava insegnare ai genitori a nutrire i figli. Non un solo accenno al food marketing né alla necessità di darci un taglio, come con le multinazionali del tabacco».

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Il parallelo sigaretta-cibo spazzatura torna spesso in Nestle, che racconta: «Le politiche contro il fumo, che hanno portato all' applicazione di tasse e avvertenze sui pacchetti, al divieto nelle scuole, sugli aerei o nei luoghi pubblici, lo hanno reso più costoso, disagevole e fuori moda.

 

Ma per arrivarci sono stati necessari interventi decisi da parte dei governi. Il cibo non è paragonabile alle sigarette, perché le abitudini alimentari sono più complicate, ma le persone hanno bisogno di mangiare meno e mangiare meglio. Nessuno intende mettere in ginocchio l' industria alimentare: ciò che vogliamo è che le aziende adottino comportamenti più responsabili, producano prodotti più sani e smettano di pubblicizzare come salutare il cibo spazzatura, indirizzando le loro campagne verso i minori».

 

Un problema, quello degli oversize, molto americano. Che però non lascia indifferenti gli italiani se si pensa che l' Oms (Organizzazione mondiale della sanità) a inizio anno ha affermato che il 30% dei nostri ragazzini tra gli 11 e i 13 anni è sovrappeso, e fra il 1990 e il 2014 si è verificata un' impennata dell' obesità infantile in tutto il mondo, con l' Italia fra le prime.

 

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«Ho cominciato a scrivere perché pensavo che le discussioni fra medici e specialisti dovessero cambiare, perché le persone iniziassero a comprendere quanto la pubblicità ci influenzi e i governi contrastassero gli stili alimentari scorretti, riducendo il peso economico-sociale di patologie croniche legate all' obesità che gli Stati non potranno sostenere in futuro».

 

 

La battaglia tra Nestle e le multinazionali è in corso, ma va detto che in questi anni le Food Company hanno spesso accresciuto il loro potere, aumentando la spesa per finanziare lobby e governi.

 

«Ma in un certo senso hanno anche meno potere. Come ho dimostrato in Soda Politics gli americani bevono meno bevande gassate rispetto a 10 anni fa. E le multinazionali stanno rispondendo positivamente, rimuovendo aromi artificiali e coloranti, usando tecniche migliori per produrre la carne e sistemi di coltivazione e allevamento più sostenibili: l' industria alimentare sta cambiando».

 

Anche per merito di una comunicazione massiccia e pervasiva, ma non ancora sufficiente a invertire la rotta. «Dalle ricerche notiamo che solo le persone ricche e istruite hanno cambiato stili di vita, ma la sfida è promuovere un' alimentazione sana fra chi hao meno istruzione, pochi soldi e zero tempo da dedicare alla cucina». Di base lo slogan di Nestle resta questo: "Mangiare meno e mangiare meglio". «Soluzioni alternative, per vivere a lungo e in buona salute, non ce ne sono».

 

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