COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
A. Mar. per “il Messaggero”
Walter Ricciardi, ex presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, è ordinario di Igiene alla Cattolica e membro del consiglio esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità, consigliere per il Ministero della Sanità. Sta seguendo minuto dopo minuto l'evoluzione dell'emergenza coronavirus nel nostro Paese e all'estero.
Professore perché il contagio sembra aggredire solamente il Nord e arrivare marginalmente più a Sud e nella Capitale, che è una metropoli snodo fondamentale della penisola?
«Perché evidentemente il sistema di contenimento messo in atto finora sta funzionando. Del resto è proprio questa la sfida che stiamo affrontando e che dobbiamo vincere. Dobbiamo contenere il contagio per guadagnare tempo e potere mettere in campo tutti gli strumenti e le risorse necessarie».
Vuole dire che la circolazione del virus in questo momento è contenuta?
«Sì, da quel che osserviamo la circolazione del covid19 continua a dipendere dagli spostamenti da e per le zone del contagio, non ci sono cluster autonomi o nuovi focolai».
Eppure a Roma ieri si sono registrati nuovi casi e sono stati richiamati anche i pazienti di passaggio al pronto soccorso di Tor Vergata, dove il poliziotto positivo al coronavirus era stato visitato.
«Non cambia nulla, anche questi casi dipendono da contatti con le regioni in cui si sono sviluppati i focolai e non presentano indicazioni autonome. Anche tutto ciò, le precauzioni adottate di conseguenza, rientrano nella strategia del contenimento che è quella giusta».
In Lombardia, però, ormai la scienza sembra essere concorde nel retrocedere nel tempo lo sviluppo del focolaio, prima della diagnosi del paziente numero 1, il 38enne passato all'ospedale di Codogno, non più alla fine di febbraio, ma a gennaio, dunque. Non è che anche nella Capitale il covid19 ha iniziato a diffondersi prima?
«Al momento è una circostanza che non emerge. A ogni modo le prossime due settimane saranno decisive».
Vuole dire che i prossimi giorni saranno una sorta di prova del nove per la Capitale?
«Più in generale, quel che vale per tutte le altre città al di fuori delle zone rosse e gialle individuate dal recente decreto ministeriale, vale anche per Roma, non fa eccezione. Queste due settimane saranno fondamentali per capire e avere la certezza che le politiche di contenimento del contagio promosse abbiano funzionato».
Il sistema di accentramento dei casi sospetti presso l'Istituto Spallanzani, a Roma, sta funzionando?
«Avere a disposizione a Roma e nel Lazio un istituto nazionale di malattie infettive di così alto livello è un grande vantaggio. Ora che si può ancora di più. Se i casi dovessero aumentare non sarà più possibile. Ma non è detto, appunto».
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