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Federico Rampini per "la Repubblica"
La notizia l'ha data lo stesso Mark Zuckerberg, che sulla sua pagina Facebook (ovviamente) ha raccontato urbi et orbi la sua telefonata di lamentele al presidente. Proprio così: alla pari di un'Angela Merkel, il fondatore e chief executive del social network ha un filo diretto col presidente.
Il contenuto della telefonata rovente alla Casa Bianca: il giovane leone progressista della Silicon Valley si sente deluso e tradito, dopo le rivelazioni del Datagate, e dopo la riforma minimalista dei servizi segreti che Obama ha delineato il mese scorso. Non ci siamo proprio, ha detto Zuckerberg a Obama, esprimendo «frustrazione» per i danni che lo spionaggio sta infliggendo «al futuro di tutti noi».
Dove non è chiaro se Zuckerberg abbia usato un pluralis maiestatis, se abbia voluto farsi il portavoce dell'intero popolo americano, oppure (la terza e più probabile) se abbia difeso gli interessi dei big della Silicon Valley. «Purtroppo - ha proseguito nella sua lamentela al presidente - si direbbe che ci vorrà ancora molto tempo per una vera riforma».
Poi lo sfogo più duro del numero uno di Facebook: «Quando i nostri ingegneri lavorano instancabilmente per migliorare la sicurezza degli utenti, pensano di doverci proteggere contro i criminali, non contro il governo degli Stati Uniti. Il nostro governo dovrebbe essere il difensore di Internet, non una minaccia. Dovete essere molto più trasparenti su quel che fate, altrimenti il pubblico teme il peggio».
Facebook non è nuovo a queste prese di posizione nel dopo-Datagate. L'anno scorso il social network partecipò a una campagna lanciata da tutti i colossi dell'economia digitale, con Google e Yahoo, per chiedere garanzie contro l'intrusione della National Security Agency (Nsa).
Ma l'ultima telefonata di Zuckerberg a Obama è partita dopo una specifica rivelazione su Facebook: la "gola profonda" Edward Snwoden il giorno prima aveva rivelato che gli spioni della Nsa si sono "mascherati" come Facebook per potersi infiltrare in milioni di computer e tablet.
Notizia a cui la Nsa ha reagito con la consueta smentita espressa in termini ambigui e sibillini: «Le voci sono poco accurate, noi conduciamo solo operazioni d'intelligence all'estero autorizzate dalla legge». Com'è noto la Nsa spia anche gli americani, appoggiandosi su servizi dei paesi alleati come la Gran Bretagna. Inoltre anche le attività di spionaggio su soggetti stranieri allarmano Facebook, Google e gli altri, da quando governi come quello tedesco e brasiliano hanno minacciato di costruire delle reti alternative per proteggere i propri cittadini e le proprie aziende dall'intrusione americana.
La reazione dello Huffington Post indica che la protesta di Zuckerberg non ha convinto tutti. «La storia di Facebook - si legge sul sito - insegna che il social network sa distruggere la fiducia degli utenti da solo. In tutta la sua esistenza ha usato informazioni sugli utenti a loro insaputa, per guadagnarci, vendendo pubblicità mirata in base ai loro interessi ».
Per dimostrarlo lo Huffington Post pubblica la stessa lettera di Zuckerberg: subito a fianco, nella pagina di Facebook appaiono una miriade di pubblicità mirate ad personam,
a seconda di chi sta leggendo. Tra le voci che si dissociano dalla crociata anti-Nsa c'è quella di Bill Gates. In un'intervista a Rolling Stone, il fondatore di Microsoft dichiara: «Mi rifiuto di considerare Edward Snowden come un eroe, non lo ammiro, ha violato la legge. Se avesse protestato come un obiettore di coscienza, restando qui in America, sarebbe stato più credibile».
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