Sara Menafra per “il Messaggero”
fulvio gigliotti
La riunione decisiva per decidere chi sarà nei fatti a guidare il prossimo Csm è fissata per oggi pomeriggio, subito dopo l' insediamento al Quirinale quando i nuovi consiglieri saranno costretti ad incontrarsi. Se andasse male anche questa riunione c' è la possibilità di trattare ancora per tutto mercoledì, fino al voto di giovedì mattina.
Al contrario delle attese ieri, non c' è stato nessun vertice dopo il plenum guidato del presidente Sergio Mattarella. Prova che la tensione è ancora alta. Al momento, in pole position ci sono due possibilità e, di fatto, due nomi. Tra i tre professori indicati dai Cinque stelle sembra incontrare maggior consenso Fulvio Gigliotti, mentre tra tutti i membri laici indicati dal resto del parlamento l' unico che davvero ha possibilità di arrivare al ruolo di vicepremier è David Ermini, che di quella poltrona sembrava il naturale destinatario prima delle elezioni e ha mantenuto una parte del consenso anche dopo.
david ermini
Escluso dalla gara Alessio Lanzi (in quota Forza Italia) che si era autocandidato e sembrava potesse farcela, ma è stato bloccato dai trascorsi come penalista al fianco di clienti come Fedele Confalonieri e di David Mills. I cinque stelle hanno indicato come membri laici tre professori universitari: Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti.
Sebbene possa contare solo su due eletti, Piercamillo Davigo è fermo nella sua preferenza: Autonomia e indipendenza, ripete, non si muoverà da questi tre candidati. Un veto che può influenzare l' intero processo elettorale. Gli eletti di Area, quattro, vogliono mediare sul candidato che abbia maggior consenso come, del resto, il Csm ha quasi sempre cercato di fare per non indebolire il prestigio dell' istituzione.
GLI M5S
DAVIGO 1
Gigliotti, oltre a piacere ad Autonomia e indipendenza, potrebbe raccogliere una parte dei voti di Unicost, influenzati dalla vicinanza geografica e in qualche caso dalla conoscenza diretta, perché il professore è calabrese. Mi e Unicost, del resto, daranno le carte di questa partita, perché con cinque consiglieri ciascuno, pesano più degli altri, ai quali si aggiungono il primo presidente di Cassazione di Mi e il primo procuratore generale di Unicost.
L' altro candidato a un passo dalla nomina è Ermini, ex responsabile Giustizia del Pd. Un politico, quindi capace di interloquire con parlamento e governo senza problemi, cosa che alcune toghe considerano indispensabile. A tarpare le ali del candidato dem è proprio la corrente storica della sinistra togata: secondo alcuni consiglieri di Area il parlamentare è considerato troppo renziano, e di subire l' influenza dell' ex sottosegretario Cosimo Ferri, eletto nelle fila del Pd ma storico leader di Magistratura indipendente, che è invece la corrente tradizionalmente moderata delle toghe. Dunque, Area potrebbe accettarlo solo se ci fosse «consenso» attorno al suo nome e a portarlo fosse qualcun altro.
legnini mattarella al csm
«NO AL SORTEGGIO»
Ieri l' ultimo plenum con Legnini come vicepresidente è stata l' occasione di fare un bilancio dei cinque anni di lavoro. Il presidente della Repubblica, che guida anche l' organo di governo delle toghe, ha parlato di «segnale positivo dal 30% di donne negli incarichi direttivi. Legnini ha evidenziato le 1.043 nomine con 20 milioni di risparmi. Il più polemico, paradossalmente, è stato il presidente della Consulta Giorgio Lattanzi, esplicitamente contrario ad uno dei punti del programma dei Cinque stelle: «L' elezione del plenum - ha detto - non può essere sostituita dal sorteggio».
cosimo maria ferri