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    D’ALEMA ORDINA LO STRAPPO SULLA MANOVRA ED IL TANDEM BERSANI/SPERANZA ESEGUE. BAFFINO: “ORA ABBIAMO LE MANI LIBERE” - PISAPIA SI ADIRA ALZANDO IL SOPRACCIGLIO E CHIEDE A MASSIMO DI LEVARSI DALLE PALLE: “FAI UN PASSO DI LATO”. E CHISSA’ NON LO FACCIA ANCHE LUI – GENTILONI PREOCCUPATO


     
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    1. MDP SI SMARCA DALLA MAGGIORANZA

    Francesca Schianchi per la Stampa

     

    roberto speranza roberto speranza

    «I gruppi di Mdp all' unanimità hanno scelto di non votare la relazione sul Def e di votare a favore dello scostamento di bilancio». È tardo pomeriggio quando il coordinatore del partito, Roberto Speranza, si affaccia da un' uscita laterale del Senato per dichiarare a giornalisti e telecamere quello che, fin dal mattino, si sussurra come retroscena nei Palazzi: l' uscita dell' ala più di sinistra dalla maggioranza, suggellata in serata dalle dimissioni del loro unico rappresentante al governo, il viceministro Filippo Bubbico.

     

    Un «messaggio politico forte», come si compiace Speranza, che allontana il drappello dei parlamentari scissionisti del Pd ed ex Sel dal governo di Gentiloni, ma anche dal progetto di una fusione con Campo progressista di Giuliano Pisapia. Sulla cautela dell' ex sindaco vince la linea barricadera di Massimo D' Alema, che da tempo predica la sfida al governo fino alle estreme conseguenze: «Ora abbiamo le mani libere», rivendica soddisfatto in tv da Bianca Berlinguer.

    dalema bersani dalema bersani

     

    «In questi giorni mi sono impegnato affinché Mdp votasse a favore dello scostamento di bilancio per evitare non solo l' aumento dell' Iva ma più in generale un peggioramento delle condizioni di vita degli italiani», fa sapere non a caso in serata Pisapia, lasciando aperta la porta al governo per l' appuntamento più importante, quello di fine anno sulla manovra: «Prendo atto che il ministro Padoan ha dichiarato che è stato avviato un percorso» per inserire le richieste fatte proprio da lui lunedì, in un incontro a Palazzo Chigi, «confido che arrivino risposte in quella che sarà la discussione e il confronto sulla legge di bilancio».

     

    franceschini dalema franceschini dalema

    Parole che lasciano aperto un dialogo con il governo, senza bacchettare i compagni di strada di Mdp, come invece fanno i suoi uomini a Roma. «E' un errore, la scelta di Mdp è un frutto malato della scissione: sono convinti di guadagnare più spazio politico andando all' opposizione», sbotta Bruno Tabacci, che alla Camera voterà la risoluzione. Così come faranno a Palazzo Madama sei senatori che si riconoscono in Campo progressista, a partire da Dario Stefano: «Perché dovremmo votare contro? Noi abbiamo interesse a rafforzare il centrosinistra, non a indebolirlo».

     

    DALEMA PADOAN DALEMA PADOAN

    La decisione arriva dopo due riunioni degli scissionisti Pd, una dei 43 deputati della Camera, l' altra dei 16 senatori. Il via libera alla tattica di votare lo scostamento di bilancio (perché «noi ci sentiamo vincolati alla responsabilità verso l' Italia - spiega Pier Luigi Bersani - non rischieremo di far arrivare la troika») e non votare la risoluzione viene deliberata all' unanimità, come chiede Speranza.

     

    Una richiesta precisa, per dare una sensazione di unità, proprio mentre la distanza con Pisapia e i suoi è evidente: solo tre giorni fa, insieme su un palco, a precisa richiesta del giovane coordinatore di Mdp di svolgere insieme un' assemblea fondativa del nuovo partito, l' ex sindaco ha evitato di fissare una data. Decisivo allora il voto unanime di ieri, per restituire la sensazione di un gruppo compatto e allineato. «Il dato è che i nostri parlamentari si comporteranno in modo omogeneo e unitario», ripete non a caso il senatore bersaniano Miguel Gotor.

     

    bersani pisapia bersani pisapia

    Un gruppo capace di alzare la voce col governo: come da tempo chiede D' Alema, convinto della necessità di smarcarsi dalle politiche del Pd, «se siamo alternativi come dice Pisapia - sottolineava ieri - vuol dire che non abbiamo più il vincolo di votare tutto quello che il Pd propone».

     

    Non è passato inosservato, ieri, all' indomani della visita di Pisapia a Gentiloni, elogiato dall' ex sindaco per la sua discontinuità di metodo con Renzi, un articolo su Lettera 43 firmato da Peppino Caldarola, direttore della rivista dalemiana Italianieuropei, che definiva il premier rappresentante «di quella sinistra che teme più del fuoco la radicalità delle proposte». A Palazzo Chigi hanno seguito la giornata con comprensibile interesse: è cominciata la campagna elettorale, si sono detti, è successo qualcosa di talmente significativo che forse non si tornerà più indietro.

     

    Ergo, il governo potrebbe ballare nei prossimi mesi. Soprattutto perché sanno bene che alla partita sui provvedimenti finanziari si intreccia quella, delicatissima, sulla legge elettorale. Dove il Pd non sembra intenzionato ad andare incontro agli ex compagni di partito, dipinti ora come irresponsabili impegnati «nei giochini della vecchia politica».

     

    2. PISAPIA DOPO LO STRAPPO: D’ALEMA DEVE FARE PASSO DI LATO”

    Paolo Decrestina per il Corriere della Sera

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    Non proprio «un passo indietro», ma, certamente, «un passo di lato» sì. Giuliano Pisapia fa nome e cognome, Massimo D’Alema, e torna sul tema degli equilibri tra Mdp, Campo Progressista e governo mercoledì mattina, il giorno dopo lo strappo degli ex dem sul Def.«Se pensasse al bene comune D’Alema dovrebbe fare, non un passo indietro, ma un passo di lato», ribadisce parlando a Radio Capital l’ex sindaco di Milano.

     

    Che prosegue: «Non lo dico solo a D’Alema, ma lo dico anche a me stesso». «Anche contro la mia volontà mi vedo anche troppo esposto, e questo non mi piace. D’Alema dice che devo essere più coraggioso? Lui ha un’idea di me molto diversa dalla realtà, ho sempre fatto quello in cui credevo dopo aver ascoltato tutti».

    PISAPIA TABACCI PISAPIA TABACCI

     

    Inoltre, secondo Pisapia «bisogna uscire dai personalismi, ci sono 3,5 milioni di elettori del Pd e di sinistra che non votano più, Renzi è stato divisivo all’interno e all’esterno del Pd, ma ha vinto le primarie cui hanno partecipato 2 milioni di persone, bisogna trovare un minimo di condivisione».

     

    TABACCI: «CENTROSINISTRA VA VERSO IL SUICIDIO»

    Rincara la dose anche Bruno Tabacci, che sentenzia: «Il Centrosinistra va verso il suicidio. Ricordo che Giuliano Pisapia era stato a Palazzo Chigi con i capogruppo di Mdp e che da Padoan erano arrivate risposte sui temi sociali. È una crisi di natura politica. Abbiamo di fronte uno strascico di veleni che arrivano dalla scissione del Pd».

     

    PISAPIA PISAPIA

    Secondo il presidente di Centro Democratico, adesso il rapporto tra Pisapia e Mdp «è più complicato. Perché Mdp sta diventando una piccola sinistra e questo non ci interessa. Pisapia è amareggiato. Le dimissioni di Bubbico dicono che c’è tensione per una legge elettorale che comunque va rivista e c’è anche la volontà di Mdp di entrare in campagna elettorale con una contrapposizione netta. In questo modo si porta il paese in braccio a Berlusconi e perché Renzi il `rottamatore´ non è in grado di comporre il centro sinistra come invece Berlusconi sta già ricomponendo il suo centro destra e le possibilità del Centrosinistra di competere si annullano».

     

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