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    RETROMARCIA NAZIONALE - DA ALBERTINI A PIRLO: PRIMA DANNO LE DIMISSIONI E POI CI RIPENSANO - ABETE ESCE DALLA PORTA (LA PRESIDENZA FIGC) PER RIENTRARE IN CONSIGLIO FEDERALE COME VICEPRESIDENTE UEFA - ANCHE PRANDELLI FARÀ MARCIA INDIETRO? - LA ‘NORMALIZZAZIONE’ DI BALO


     
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    1. UN EQUIVOCO TORNATO NORMALE
    Mario Sconcerti per ‘Il Corriere della Sera’

     

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    Se Balotelli è un problema, lo è per se stesso e per la sua società, non più per la nazionale. L’errore è stato affidargli l’Italia per molti anni come se avesse già dimostrato di avere la forza per trainarla. Nel futuro non si tratta di ignorarlo o punirlo, si tratta di chiamarlo quando sarà all’altezza. Se gioca bene torna in squadra, se resta questo di sempre, basterà non chiamarlo. Qual è il problema? Gli ingorghi psicologici di Balotelli, le sue abitudini, la sua ritrosità, la rabbia sempre latente, d’ora in avanti sono problemi solo suoi, non di una nazione intera. Non sarà necessario aspettare che cambi, basterà soltanto giocar bene. Altrimenti resterà fuori. 

     

    Non credo che lui capirà, ha già scelto da tempo il suo guscio, la sua fortezza. Il mondo gli è ostile, è invidioso e razzista. La sua psicoanalisi finisce lì. Ed è la sua grande sicurezza. D’altra parte perché dovrebbe cambiare? Ha tutto, ha intorno una corte che lo adora e lo protegge, ha sempre vissuto come fosse il Genio di se stesso, come può venirgli il dubbio di sbagliare? La vita gli ha dato sempre ragione finora, anche Prandelli che lo ha messo bambino al centro del progetto. 

    albertini palo fuori foto mezzelani gmt albertini palo fuori foto mezzelani gmt

    Perché dovrebbe pensare di sbagliare? Ora è questa la novità. Per la prima volta non sarà tutto automatico, non gli basterà apparire per vincere. Dovrà sudarsela. Ora non è importante se ha ragione, di sicuro un paese intero non può più passare il tempo facendosi carico della sua psicologia. Sia quel che sia, auguri, ma anche basta. Quello che è strano è che ci sia tanta attenzione nei suoi confronti, come se non gli si perdonasse di essere stato un equivoco. Siamo stati noi in fondo a pensarlo un fuoriclasse. 

     

    La reazione esagerata di adesso risponde all’attesa esagerata di prima. Non è chiaro perché Balotelli avesse tante certezze intorno. Non ha mai segnato troppo, non ha mai detto cose storiche, è stato acquistato e cacciato da alcune delle squadre più importanti d’Europa, non è mai stato davvero gradasso, ha solo fatto una vita un po’ esagerata, un po’ più colorita. Eppure non siamo riusciti a vivere un giorno senza avere sue notizie, le più strampalate e inconsistenti. Il petardo in casa, il gioco col tombino, perfino una multa per divieto di sosta. Adesso è tempo di cose serie. Gioca ragazzo e ti aspetteremo. Altrimenti, sarà per un’altra volta, un altro centravanti.

     

    2. LA RETROMARCIA IMPOSSIBILE DI PRANDELLI
    Marco Ansaldo per ‘La Stampa’

     

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    Tra le molte bizzarrie che attraversano quel poco che resta della Federcalcio c’è anche l’idea di far recedere Prandelli dal proposito di dimettersi. Se ne parlerà lunedì in Consiglio federale. Le possibilità di riuscita della retromarcia sono vicine allo zero. Prandelli non aveva l’obbligo di annunciare le dimissioni mezz’ora dopo l’uscita dal Mondiale, anzi è stato un gesto avventato: poteva prendersi qualche giorno di riflessione sulle proprie responsabilità prima di decidere. Non l’ha fatto e non interessa se sia stata la reazione comprensibilissima di un onest’uomo che ha visto crollare in pochi giorni le cose in cui credeva oppure la mossa scaltra di chi, andandosene, ha spostato il tiro della critica dai propri errori ai problemi che attendono il futuro della Nazionale.

     

    Martedì, a precisa domanda, il ct ha risposto che la scelta è irrevocabile e così la riteniamo mantenendo per la figura di Prandelli, anche come allenatore, il rispetto e la stima che due partite balorde non possono cancellare. Pazienza se uno non convoca per due anni Cassano, pensandone peste e corna, e poi lo porta in Brasile, a 32 anni, immaginando che gli diventi necessario: chiunque commette errori. Ma ribaltare una decisione così forte porrebbe davvero il ct sul piano di coloro ai quali non vuole essere accostato: i politici e i manager che colpevoli di un fallimento si tengono alla poltrona, «quelli che rubano ai contribuenti».

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    La credibilità è un valore: immaginate come Prandelli potrebbe ancora applicare l’etica alla Nazionale se fosse lui il primo a trasgredirla. Comunque l’idea tutta nostrana che le dimissioni siano ballerine come una coreografia è ben radicata nelle stanze del calcio. Demetrio Albertini, vicepresidente federale e capo della spedizione ai Mondiali, le ha annunciate da mesi eppure adesso si parla di lui come di un candidato alla presidenza. Abete lascia la poltrona presidenziale, con un atto dignitoso e (in quel momento) non richiesto, ma rientra dalla finestra potendo presenziare al Consiglio federale come vicepresidente dell’Uefa. Persino Pirlo è ondivago sulle proprie dimissioni da regista della Nazionale. Di ritorno dal Brasile ha ribadito che lui se ne va ma è a disposizione del futuro ct se ne avrà bisogno. Dal che abbiamo dedotto che il successore di Prandelli non sarà Allegri.

     

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