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    QUASI QUASI MI FACCIO UNA SERIE - DA SCORSESE AI FRATELLI COEN, PASSANDO PER CUARON E LARS VON TRIER, I MEJO REGISTI MOLLANO IL CINEMA PER DARSI ALLE SERIE TELEVISIVE


     
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    Adriana Marmiroli per “la Stampa

     

    «Una volta in tv lavoravano esordienti e disoccupati del cinema. Oggi alla tv si rivolgono quelli che hanno qualcosa da raccontare e non riescono più a farlo con il cinema, troppo omologato e schiacciato da blockbuster d’azione che vivono di soli effetti speciali». Così Gale Anne Hurd ospite del Roma Fiction Festival.

     

    the strain the strain

    Produttrice del successo planetario The Walking Dead (il 13 ottobre la quinta stagione su Fox, un giorno dopo gli Usa), la Hurd di cinema e tv se ne intende avendo iniziato a lavorare nel 1978 con Roger Corman e avendo poi realizzato (anche insieme all’ex marito James Cameron) film come Terminator, Aliens-Scontro finale, Abyss. Si riferiva ai tanti produttori, ma soprattutto registi che in tv stanno portando uno sguardo nuovo e autoriale e che stanno dando una linfa nuova alla serialità televisiva, complice la voglia di sperimentare delle pay e streaming tv.

     

    the strain di guillermo del toro the strain di guillermo del toro

    E non si tratta più solo dei soliti Spielberg, Soderbergh o Ridley Scott, che ormai lavorano stabilmente sui due fronti. Scorsese dopo Boardwalk Empire ha annunciato un progetto ancora senza titolo da realizzare con Mick Jagger in cui raccontare la scena musicale di New York negli anni 70, tra rock, disco e punk. Robert Rodriguez prepara Matador su un poliziotto infiltrato in una squadra di calcio di Los Angeles, mentre serializza il suo franchise From Dusk Till Down.

    the house that jack built the house that jack built

     

    Alfonso Cuaron con JJ Abrams realizza la sovrannaturale Believe (su Premium Action a novembre). Persino quell’integralista della macchina da presa di Lars von Trier lavora a una serie, The House That Jack Built, a 10 anni da Kingdom Hospital.

     

    Il Roma Fiction Festival di serie d’autore ne ha parecchie, prossimamente (anche) sui nostri piccoli schermi: The Strain, su una nuova invasione vampiresca in forma epidemica, è ideato da Guillermo Del Toro, la folle ronda dei sentimenti Full Circle da Neil Labute, il dark e paranormale Penny Dreaful è prodotto da Sam Mendes, mentre James Gray dirige The Red Road, crime ambientato in una riserva indiana.

     

    scorsese mick jagger scorsese mick jagger

    Tutti registi strapremiati per i loro film. Come i fratelli Ethan e Joel Coen, produttori esecutivi di Fargo, serie antologica in 10 puntate, che prende le mosse dal loro indimenticabile film. Negli Usa ha vinto tre Emmy (miglior miniserie, miglior regia, miglior casting: impossibile non averlo se allinei Billy Bob Thornton, Martin Freeman, Oliver Platt, Kate Walsh, Keith Carradine, anche in piccoli ruoli). L’autorialità c’è, ma con qualche distinguo: la serie (da noi a dicembre su Sky Atlantic) la firma Noah Hawley.

     

    jj abrams e alfonso cuaron con il cast di believe jj abrams e alfonso cuaron con il cast di believe

    I Coen vi hanno lavorato poco, come spiega l’attrice Allison Tolman, protagonista femminile: «Hanno approvato il pilota e visionato la sceneggiatura. Poi hanno lasciato Noah libero di realizzare il suo progetto». Che si rifà al film nelle ambientazioni, nel tono di commedia dark, nella violenza e insensatezza dell’umano agire che racconta, «il lato oscuro dell’America».

     

    Certo, la sua Molly fa la poliziotta in un piccolo centro urbano perso in un innevato e gelido Minnesota proprio come Frances McDormand nell’originale. «Ma la sua Marge è solo un’ispirazione collaterale. In comune le due hanno il fatto di essere donne forti, con i piedi per terra e un sano senso dell’umorismo. Mi sarei sentita schiacciata se avessi dovuto confrontarmi maggiormente con un personaggio così iconico», assicura.

    jj abrams sul set di guerre stellari 7 jj abrams sul set di guerre stellari 7

     

    Anche lei quasi sconosciuta, taglia forte, segno concreto di un’autorialità tv che non teme di uscire dagli schemi. «In tv si iniziano a vedere donne simili a quelle che incontri nelle strade. Prevale però ancora un modello femminile unico, irreale. Mi farebbe molto piacere se tra 50 anni Fargo fosse ricordato anche per questo».

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