• Dagospia

    E LUCEVAN LE STELLE? NO, GLI EMOTICON - DA ‘TURANDOT’ A ‘TOSCA’, LA ‘RICORDI’ RACCONTA LE OPERE DI PUCCINI CON LE FACCINE - MATTIOLI: “E VAI CON L'EMOTICON, SE A QUALCUNO FARÀ SCOPRIRE CHE LÀ IN TEATRO, C' È UN MICROONDE CHE RISCALDA LE EMOZIONI FINO ALL'INCANDESCENZA. SI CHIAMA OPERA LIRICA” - VIDEO


     
    Guarda la fotogallery

     

    Alberto Mattioli per la Stampa

     

    PUCCINI TOSCA PUCCINI TOSCA

    La Ricordi posta sul suo sito una paginetta dove tutte le opere di uno degli autori di maggior redditività della Casa, Giacomo Puccini, vengono raccontate con gli emoticon.

     

    Dalle Villi a Turandot, undici trame in «faccine», quelle che spopolano sui social per brevità, per pigrizia, per moda, perché forse più si va avanti e più si torna indietro, quindi comunichiamo sempre meno con le parole e sempre più con le immagini.

    Oltretutto, non c' è il fastidio di punteggiatura, congiuntivi e sintassi, con gran sollievo di tre quarti del Parlamento italiano.

     

    Per Tosca bastano tredici simboletti in tutto: la chiesa (Sant' Andrea della Valle), il pittore (Cavaradossi), la ragazza (Tosca), il cuore palpitante (Cavaradossi e Tosca si amano), un diavolo (Scarpia), una ruota dentata (quella che stringe le tempia di Cavaradossi durante la tortura), un coltello (Tosca uccide Scarpia), un primo teschio (muore Scarpia), un soldato (il plotone d' esecuzione), una pistola (sparano a Cavaradossi), una ragazza che si copre il volto (Tosca disperata), ancora un teschio (fuori due: muore anche Cavaradossi), un nuovo teschio (fuori tre: Tosca si getta da Castel Sant' Angelo). Come dire: l' estrema sintesi. Inevitabilmente semplice e «gggiovane», ma per una volta su un soggetto non banale.

    PUCCINI TOSCA PUCCINI TOSCA

     

    Infatti il Puccini in emoticon ha fatto subito il giro dei social, suscitando le proteste sussiegose (inaspettatamente poche, però) di chi crede che la cultura debba essere per forza una declinazione della noia, la simpatia di molti e magari la curiosità di qualche ragazzotto che così scopre Puccini. Quindi ha servito allo scopo, che era ovviamente quello di divulgare.

     

    Ma l' iniziativa suscita anche una riflessione meno basica. Il punto è che del melodramma bisognerebbe recuperare la dimensione nazionale e popolare di cui parlava Gramsci. Quel paradosso italiano per cui un' arte così sofisticata, ritualizzata, irrealistica è riuscita nei secoli a parlare a tutti, in alto e in basso, ai colti e agli ignoranti, sfondando ogni barriera sociale con la semplice forza della bellezza.

     

    PUCCINI EMOTICON PUCCINI EMOTICON

    Con buona pace di chi l' opera la fa e di chi all' opera ci va, almeno in Italia, la grande sfida oggi è questa: non banalizzarla dietro una pseudodivulgazione casereccia modello Bocelli o Il Volo, ma nemmeno rinchiuderla in una torre che poi, fatalmente, è sempre meno d' avorio. E allora ben vengano l' impatto con la contemporaneità, le regie «moderne», l' uso della tecnologia, lo streaming, le dirette nei cinema e su Twitter, le risse verbali sui social.

     

    L' opera non è un dovere, è un piacere. Non è un museo, è la più contemporanea, trasversale e pop delle arti. E vai con l' emoticon, se a qualcuno farà scoprire che là in teatro, in quel mondo finto che è più vero di quello vero, fatto di note di carne e di sangue, c' è un microonde che riscalda le emozioni fino all' incandescenza. Si chiama opera lirica.

    PUCCINI TOSCA PUCCINI TOSCA PUCCINI PUCCINI

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport