Marianna Aprile per ''Oggi''
francesco persili riccardo panzetta giorgio rutelli federica macagnone
Anche un passo falso, e l’ira dei potenti che ne scaturisce, può cambiare la vita in meglio. O almeno è quello che è successo a Roberto D’Agostino, che alla vigilia dei suoi 70 anni (il prossimo 7 luglio) ha festeggiato i primi 18 di Dagospia, il sito di news e gossip più temuto del web. «Nel 1999 curavo per L’Espresso cinque pagine di notizie di costume e storie avariate. C’era la Coppa America e scrissi che Gianni Agnelli portava sfiga perché, dopo la sua visita a bordo, Luna Rossa non aveva più vinto nulla. Si arrabbiò, l’aria al giornale cambiò e me ne andai. La mia amica Barbara Palombelli mi consigliò di aprire un blog. Un blog. Nel 1999, quando internet era per pochi eletti e i social non esistevano...», racconta.
torta dagospia 18
E il 23 maggio 2000 nasce Dagospia. Oggi ha una redazione, ma allora come faceva a riempirlo da solo?
bianca berlinguer e roberto d agostino cartabianca
«Io conoscevo tutti, andavo a tre cene a sera e ogni cena era piena di storie. E anche se c’erano giornalisti presenti quelle storie non uscivano mai, perché i giornalisti sono troppo snob per capire che il pettegolezzo, la storiella minima, sono il fondamento della nostra cultura. Da Tacito a Proust, da D’Annunzio ad Arbasino, tutti hanno raccontato pettegolezzi che la storia ha trasformato in mito. Certo, non è facile: il gossip è come le barzellette, conta come lo racconti. Bisogna avere la capacità di unire ridicolo, aulico, alto, basso, grottesco. Serve mestiere per alludere senza dire».
Com’è diventato un riferimento per chi cerca (anche) notizie tra le righe?
ROBERTO DAGOSTINO E ALBERTO ARBASINO
«Il successo di Dagospia lo fa il lettore. La mia è una democrazia diretta applicata al giornalismo: il direttore non sono io, è un algoritmo. Se il tema del giorno è la politica ma la gente clicca di più su una notizia sulla ricotta, la ricotta diventa l’apertura del sito e tanti saluti alla politica. Al contrario di molti giornalisti, scrivo con l’intento di soddisfare il lettore, non me stesso o altri giornalisti, e lo faccio con l’obiettivo di rendere comprensibile tutto a tutti. Dagospia tratta cose ingarbugliate, come la politica, ma in modo facile, con la battuta, perché arrivi a tutti. È un modo di dare le notizie che gratifica il lettore, non il giornalista. Invece i giornalisti si sentono superiori rispetto al popolo bue, che non è bue per niente. Se il Grande Fratello fa il 20 per cento di share e scrivi che chi lo guarda è un ignorante, io che lo guardo perché dovrei comprare il tuo giornale? Perché il lettore dovrebbe accettare di sentirsi sminuito da quel che legge? Va piuttosto capito il perché di quel 20 per cento».
afef jnifen dago lapo elkann
E lei lo ha capito perché?
«Perché la gente cerca le storie. Le storie sono anche la chiave del successo di Dagospia, che in fondo è solo una portineria elettronica in cui, quando passi, trovi un portiere che ti racconta i fatti degli altri, ammiccando e in modo semplice. Prima, quando ripubblicavo i pezzi dei giornali, facevo un titolo e un occhiello. Ora faccio titoloni riassuntivi e paraculi di quattro righe, perché chi arriva su Dago non ha tempo, devo fare in modo che possa informarsi anche solo scrollando i titoli. Il mio è un servizio al lettore che non fa nessuno».
BARBARA PALOMBELLI ROBERTO DAGOSTINO
Lei però fa arrabbiare anche un sacco di gente.
«L’unico vero atto di coraggio di un uomo è saper chiedere scusa. Quando scrivo cose sbagliate, io lo faccio. Quando Afef doveva impalmare Marco Tronchetti Provera scrissi pettegolezzi che venivano da sciure avvelenate che avrebbero voluto solo essere al suo posto. Fu un errore e mi scusai».
Ecco, non teme di essere usato da chi le passa le notizie?
coca cola omaggia dagospia
«Non è che lo temo: lo so. Tutti quelli che mi danno le notizie mi usano. È normale. L’importante è verificare, valutare conseguenze e rilevanza di quello che ti passano. Alcune puzzano da subito di vendette e trame. E poi basta darsi dei limiti. Io, per esempio, quando ci sono figli di mezzo evito: mio figlio è la mia vita, mi è facile immaginare il dolore di un genitore».
FIORELLO DAGO DAGOSPIA ROBERTO D AGOSTINO dagospia Libro \"Cafonal\" DAGOSPIA E POLITICO - DA IL MESSAGGERO