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    DAGO GAMES BY FEDERICO ERCOLE - “FINAL FANTASY IX”, OPERA DEL 2000 DI SQUARE, TORNA SU NINTENDO SWITCH DOPO ESSERE STATA GIÀ RIEDITATA PER SMATPHONE, TABLET E PS4 - PER UN PUBBLICO PIÙ GIOVANE O MENO ESPERTO SONO STATE INOLTRE INTRODOTTE OPZIONI CHE SEMPLIFICANO NOTEVOLMENTE L’ESPERIENZA DI GIOCO, FORSE FIN TROPPO, TRAMUTANDOLA TUTTAVIA IN UN REGALO IDEALE DA CONSEGNARE AD UN BAMBINO… - VIDEO


     
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    Federico Ercole per Dagospia

     

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    Mentre nubi vagamente minacciose, ma per qualcuno promettenti, si addensano sul futuro prossimo dei videogiochi, sempre più intesi come servizio o prodotti su richiesta da consumare in streaming in maniera simile alle puntate di una serie tv su un futuribile “netflix” dedicato al gaming - idea che di fatto negherebbe la proprietà dell’oggetto videoludico consentendo all’utenza solo un momentaneo affitto - talvolta fa bene tornare nel passato.

     

    Perché mentre salvo rare eccezioni l’industria, assecondando il pubblico, sembra tendere a un altrove numerico pensato vieppiù per essere condiviso online ed esperito alla stregua di una piattaforma sociale, può essere rassicurante rinchiudersi in antichi spazi virtuali. Luoghi fittizi che ancora sanno rivelarci che il videogioco non è solo tecnologia e quindi un oggetto destinato all’obsolescenza, offrendoci invece la possibiltà di una consolante fuga dalla realtà in spazi che non contemplino le infiltrazioni di dinamiche del quotidiano, siano queste sociali o commerciali.

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    Senza nulla togliere ai giochi intesi per essere vissuti solo in multiplayer online, perchè ce ne sono di affascinanti, e considerato che tuttora grandi opere “sconnesse” per il singolo continuano a uscire con successo ma senza fatturare i milioni di un Fortnite (comunque in calo, forse in seguito l’uscita del nuovo e più raffinato “battle royale” intitolato Apex Legends) rischiamo comunque tempi non troppo lontani in cui l’industria si appiattirà in un’omologazione dei generi, producendo una pletora di prodotti simili.

     

    Ecco dunque Final Fantasy IX come rifugio da un presente videoludico sempre più globalmente balistico e competitivo, un’oasi da un passato “remoto” dove isolarsi ascoltando e vivendo un grande racconto interattivo. Si tratta di un’opera del 2000 di Square, che torna su una console di Nintendo dopo essere stata già rieditata per smatphone, tablet e PS4.

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    Tuttavia il fatto che la nona fantasia finale ritorni su una piattaforma di Nintendo, la prima delle quali fu il territorio dove la serie nacque, è un fatto epocale perché dal settimo episodio in poi le invenzioni di Hironobu Sakaguchi si trasferirono esclusivamente sulle macchine di Sony fino al dodicesimo episodio.

     

    Inoltre è innegabile che per la natura ibrida di Switch, console sia domestica che portatile, e per l’immediatezza e semplicità della sua fruizione, Final Fantasy IX trovi in questa riedizione Nintendo (purtroppo solo scaricabile in formato digitale) la sua forma ideale, soprattutto per un nuovo pubblico, sebbene ci sia una fortunata minoranza di collezionisti che ancora può esperire l’originale su una vecchia Playstation funzionante e un buon tubo catodico.

     

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    UN ASTUTO ATTO D’AMORE

    Ogni riedizione di giochi del passato è senza dubbio alcuno una scelta commerciale, ma c’è anche un margine per considerarla in maniera più positiva, pensando queste rimasterizzazioni come un’occasione per preservare la storia del videogioco e le sue opere, mantenendole in vita e facilmente fruibili per le generazioni che non le hanno vissute. Quella di Final Fantasy IX non è una riedizione che brilla per un particolare impegno nella sua realizzazione, ma i modelli dei personaggi risultano più puliti e definiti rispetto gli originali e lo splendore delle schermate statiche, renderizzate da disegni a mano, è ancora oggi immutato, anzi esaltato nella dimensione ridotta dello schermo della Switch in portabilità.

     

    Per un pubblico più giovane o meno esperto sono state inoltre introdotte opzioni che semplificano notevolmente l’esperienza di gioco, forse fin troppo, tramutandola tuttavia in un regalo ideale da consegnare ad un bambino, affinché possa vivere una storia straordinaria ed esemplare, formativa nella sua umanistica fantasia.

     

    Peccato che ogni qualvolta si lotti in un uno dei centinaia di combattimenti casuali la colonna sonora sublime di Nobuo Uematsu, interrotta dal tema della battaglia, ricominci di nuovo dall’inizio, negandoci il piacere di ascoltare il brano integrale. Conviene quindi fermarsi, ammirare il panorama mentre la musica scorre nella sua interezza, oppure chiudere gli occhi e spalancarli su un orizzonte solo sonoro.

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    UMANESIMO FANTASY

    Final Fantasy IX ritorna ad un immaginario favoloso più convenzionale, abbandonando le contaminazioni  sci-fi e futuristiche dei precedenti episodi e soprattutto le forme realistiche dei personaggi dell’ottavo. Siamo quindi nei reami di un fantasy spinto e di personaggi dalla fisionomia alterata fino a trasformarli in pupazzi, ma non c’è nessuno di questi che non risulti “vivo” e plausibile nel suo mondo così fantastico.

     

    Ogni schermata, che sia quella che ci descrive una fitta selva tossica di nebbie magiche, metropoli dalle architetture impossibili, caverne cristalline o giganteschi alberi dove prosperano e muoiono regni illuminati, è un quadro da ammirare per estro creativo, per la bellezza dell’illustrazione e per i suoi accesi cromatismi.

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    Ma in questa storia così fantasy non si perde di vista l’umano e i suoi personaggi sono coinvolti in drammi esistenziali  trattati con sensibilità e profondità: il maghetto nero Vivi con la sua ricerca del se’ e del significato dell’esistere, il dissidio filiare tra una principessa e la madre regina divenuta un mostro egemonico e belligerante, l’impossibilità dell’amore in tempi di guerra, l’anamnesi rivelatoria dolorosa, l’acquisizione della maturità.

     

    Il timbro scivola sempre nelle regioni del tragico e dell’epico ma è risollevato da siparietti comici e spassosi che attenuano la disperazione di devastanti climax drammatici. C’è molto da leggere, come in un fumetto, perché non c’è doppiaggio e questo è un altro motivo per consigliare il gioco ai più giovani, assuefatti all’azione videoludica più che alla riflessione, fondamentale questa anche per godere del gioco (se gli aiuti non sono impostati) perché richiede un rapido pensiero strategico e un costante atteggiamento tattico. Ogni testo è tradotto in italiano, con curiosi, a tratti azzardati o arbitrari, adattamenti dialettali o gergali.

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    FANTASIA IMPERITURA

    Non c’è nulla di vecchio in Final Fantasy IX, ancora oggi più valido da guardare, ascoltare e giocare di tanti giochi di ruolo giapponesi distribuiti durante la decade successiva, per la poesia, la tenerezza, la malinconia e la beltà che lo animano.  La “sinfonia” fantastica di Square è un’opera incantevole, che non si estinguerà sepolta dalla modernità come i disegni a mano dei film di Hayao Miyazaki risultano sempre più che validi e “veri” nell’era della computer-graphic. E’ una questione di contenuto e di estetica, oltre che di valore ludico, sempre stimolante e godibile nelle sue meccaniche classiche a base di turni d’azione e di una salita di livello che premia davvero la fatica del giocatore.  Tornare al passato è necessario per trovarvi e comprendere ciò che ancora di straordinario permane in un’arte del videogioco che potrebbe presto collassare nel trito grigiore della banalità. 

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