Nanni Delbecchi per Il Fattoquotidiano.it
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"Non mi piace il futuro: arriva sempre troppo presto". Roberto D' Agostino ha l' aria di bluffare quando cita Albert Einstein nella nuova serie di Dago in The Sky (SkyArte, martedì, 21.15). A lui il futuro è sempre piaciuto, a volte lo ha perfino anticipato, quando negli anni 80 divenne aedo dell' edonismo reaganiano, o quando con il suo sito ha reinventato l' informazione online. Ed è questo millennio velocista il tema della sua new television con lo schermo in eruzione grafica, niente format, casomai videoarte, niente mezzibusti ma volti ripetuti all' infinito, come un ulteriore motivo grafico.
Il look è il messaggio: la tecnologia ha preso il telecomando e non lo mollerà. Sembra ieri che Baricco ci diceva attenti, arrivano i barbari; ora i barbari siamo noi e dobbiamo prepararci all' invasione degli ultrarobot.
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Che siamo a una svolta epocale va da sé; c' è chi è perplesso ("È l' età dell' inconsistenza", Roberto Calasso, L' innominabile attuale) e chi, come Dago, preconizza un nuovo edonismo robottiano. I veri artisti oggi sono gli informatici, gli androidi sono esseri superiori in cui credere e magari da sposare.
Tutto sta ad arrivare al giorno, non lontano, in cui anche i robot disporranno di emozioni e creatività. Poverini, non sanno cosa li aspetta. Rischiano di finire dallo psicanalista anche loro. Ma andrà davvero così? Qualche dubbio rimane. Edonismo per edonismo, meglio un robot di Reagan. Ma programmi come quelli di D' Agostino senza D' Agostino non si faranno mai.
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