Federico Ercole per Dagospia
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Sono la giovane Caroline Walker e mi sveglio nuda dentro una vasca da bagno colma di un ributtante liquido verdastro, attaccata al tubo di un respiratore che sembra la coda polimerica ed orripilante di un mostro di Alien, quello dalla vaga forma di mano che esce dalle uova per attaccarsi alla faccia di un malcapitato e ingravidarlo con una larva letale.
Mi ricompongo con raccapriccio nella luce fioca di un sordido stanzino, recuperando la mia buffa gonna dai grandi fiocchi e una stretta giacca di pelle, poi mi guardo sulla superficie polverosa di uno specchio e scopro che mi manca un occhio, qualcuno me lo ha asportato.
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Comincia così Tormented Souls, infernale viaggio ospedaliero alla ricerca della verità su due gemelle scomparse, un videogame indipendente sviluppato da due fratelli cileni per Playstation 5 e PC (dovrebbe arrivare presto anche su altre piattaforme) ispirato ai “survival horror” dei tempi che furono, quindi i primordiali Silent Hill, Resident Evil e Alone in the Dark, con le loro inquadrature precalcolate fisse o dinamiche, pochi proiettili, tanti mostri, raccapriccio, violenza esplicita e “gore”.
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La natura “indie” di questo gioco favorisce una maggiore libertà creativa nella rappresentazione dell’orrore, così Tormented Souls è più estremo nei suoi contenuti rispetto agli illustri predecessori, risultando un’esperienza molto disturbante, solo raramente poco ispirata e per lo più assai gratificante per le modalità e le qualità stilistiche della sua rappresentazione.
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Si tratta comunque di un gioco di nicchia, ipotetica fonte di gioia e terrore per chi rimpiange modi di giocare considerati superati e ha già navigato mille volte con passione la magione degli Spencer o gli altri luoghi originali del “survival horror” classico, ma motore di possibile frustrazione, incubi e noia per chi si è ormai assuefatto all’era post Resident Evil 4. Insomma, Tormented Souls può essere croce o delizia, dipende dal giocatore, tuttavia è davvero riuscito nella realizzazione delle sue premesse, un gioiello per nostalgici e una contorta, terrificante dichiarazione d’amore per antichi, mai davvero estinti mostri elettronici.
ORRORE SANITARIO
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Ambientato in un tetro e vetusto ospedale abbandonato, ma non dai cattivi, Tormented Souls ci fa vagare avanti e indietro per ambienti che non cessano mai di alimentare i brividi e il disgusto, laddove ogni aspetto sanitario è degenerato in un obbrorio da tortura tecno-medievale, in una suggestiva quanto rivoltante miscela di medicina folle e magia diabolica.
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Ci sono cadaveri ovunque, putrefatte o essiccate vittime di osceni supplizi, corpi quasi irriconoscibili dilaniati da indicibili esperimenti, viscere abbandonate, membra segmentate, ossa grandi e piccole. Le creature che incontriamo sono particolarmente immonde, relitti umani deformati da terapie oscene e fusi con strumenti e accessori medici: torsi striscianti senza gambe con la bocca che gorgheggia strozzata dietro una putrida maschera per l’ossigeno, relitti di carne e ossa dai lunghi artigli che si trascinano su cigolanti sedie a rotelle, colossi dai cui moncherini spuntano acuminati bisturi, martellatori in tuta anti-radiazioni.
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Per difenderci e attaccare queste abominazioni possiamo contare su una sparachiodi, un fucile assemblato con dei tubi, un pungolo elettrificante; ma le munizioni sono contate, così come i curativi, qui fiale di morfina. La posizione raggiunta si può salvare interagendo con i rari registratori sparsi per l’ospedale, ma sono necessari i nastri che, soprattutto nelle prime fasi di gioco, sono assai rari.
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Malgrado le inquadrature attraverso cui navighiamo lo spazio ospedaliero siano suggestive e potenti si corre talvolta il rischio di confondersi nel trascorrere dall’una all’altra, complice anche una mappa di gioco sommaria e inesistente nell’ultima fase di gioco. Ma costretti dalla consuetudine infine impareremo a spostarci istintivamente da un luogo all’altro.
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Durante l’esplorazione troviamo da leggere numerosi documenti (per ora il gioco è solo in inglese) che ci illustrano un racconto turpe e delirante di esperimenti su innocenti, sacrifici, misticismo aberrante, disperazione, passato e presente. Tormented Souls propone tre finali diversi ma è perentorio anche se non facile puntare verso quello positivo, una conclusione consolatoria che libera dalla gravità di tutto l’orrore virtuale esperito.
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UN BALZETTO PER SALVARCI
Sebbene improntato su modalità di gioco già consolidate dalla tradizione, Tormented Souls offre qualche gradita innovazione; ad esempio quando si spara ai mostri non possiamo muoverci ma ci è consentito un balzo indietro che in molte occasioni può salvare dal disastro.
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Affascinante è inoltre l’idea che il buio ci uccida, costringendoci quindi per più di metà del gioco a girare con la fioca luce di un accendino, senza la possibilità di impugnare strumenti offensivi. Riusciti sono anche gli enigmi, soprattutto quelli su basati su ritmo e musica, ma alcuni di questi sono molto contorti e di difficile interpretazione, anche perché implicano l’utilizzo di oggetti recuperati in una fase iniziale del gioco e dei quali è possibile dimenticarsi l’esistenza.
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Opera vecchia, brutta e cattiva in un’accezione positiva, Tormented Souls è un riuscito spauracchio, delizioso e abominevole relitto da altri tempi, composto con ambizione e indubbia arte. Vi farà tremare, indignare, imprecare e persino disgustare, ma nella sua poetica obsolescenza c’è qualcosa di oscenamente bello, di profondo, di trasgressivo.
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