Federico Ercole per Dagospia
sakura wars
Che una compagnia teatrale composta di donne sia nel contempo una fiorita divisione militare per eliminare orde di demoni invasori è qualcosa di poetico, è innegabile. Le fanciulle avvenenti in modi “manga” diversi che mirano a dilettare il pubblico di una fanta-vaporosa Tokyo anni ‘20/‘40 affranto da passate e presenti guerre contro i mostri è una delle intuizioni fondanti e più ispirate della serie Sega di Sakura Wars, inventata da Hiroi Hoji durante gli ultimi anni del secolo scorso e oggi rilanciata con un nuovo videogame per PlayStation 4. E questa idea di guerriere e attrici è struggente oggi che il mondo, combattendo un mostro virale, è invece privato della consolazione del teatro come spazio e diletto, perché questo risulta il luogo di spettacolo e formazione più dimenticato durante le fasi della pandemia, così come i suoi lavoratori.
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Ma torniamo alle Sakura Wars dove il teatro è salvifico, e alle gioie e i dolori dei suoi bellissimi personaggi disegnati da Kubo Tite di Bleach con la partecipazione di Horiguchi Yokiko e BUMBUM di Sword Art Online, Sugimori Ken di Pokemon, Soejima Shigenori di Persona.
Insomma per chi ama i “manga” e gli “anime” e i videogiochi più ispirati alla loro estetica e narrazione, Sakura Wars si può rivelare una meraviglia floreale come le sue attrici, per altri un narciso disseccato tra le pagine di un libro che non ha perso tuttavia un ricordo della sua antica bellezza sui suoi petali sbiaditi.
BELLE CIAO
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Nei panni sobri del giovane ex-marinaio Kamiyama armato di due Katana siamo inviati a comandare la femminea Flower Division presso il Teatro Imperiale di Tokyo nella fantasiosa versione steam-punk della serie, una città ricostruita dopo la distruzione demoniaca ma dove la minaccia è tutt’altro che sventata. Qui conosceremo le attrici e cominceremo subito ad interagire con loro tramite dialoghi fondati su triplici risposte in grado di modificare l’andamento della relazione in una commedia sentimentale variabile in base ai sensi e alle emozioni del giocatore.
Ci sono la sognante e tradizionale Sakura dal fiocco rosa e kimono, la vigorosa Hatsuho dai capelli rossi, la pettoruta in maniera iperbolica Anastasia, la sognante scrittrice bionda Claris e altre fanciulle dal fascino più o meno invitante che non sono solo superficie digitale-carnale possedendo invece una caratterizzazione talvolta profonda e una storia personale non banale.
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Il cuore emozionale del nuovo Sakura Wars batte proprio nella dialettica amorosa o affettiva con le ragazze in un gioco di opzioni che non mira solo alla seduzione ma alla comprensione, laddove l’erotismo è una forza vitale, come il teatro, in un mondo piagato dalla distruzione e non è mai sconnesso da una tenerezza, o aggressivo.
Ci muoviamo per ambienti urbani esterni e interni ridotti, che non inducono mai a sensazioni agorafobiche, e risultano più che gradevoli da osservare e navigare grazie a dettagli, disegno e scelte cromatiche. E ci accompagna una colonna sonora ispirata di Tanaka Kohei, commistione di più generi, swing e memorie sonore nipponiche, impeti sinfonici mitigati da intimismo cameristico. La lentezza di Sakura Wars restituisce l’idea di una quotidianità durante l’emergenza, di uno struggente sentimento di speranza che cerca di negare la disperazione. Poi, ovviamente, si combatte perché d’altronde i demoni sono ancora tra di noi.
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AZIONE!
Durante il gioco amoroso e la messa in scena di nuovi spettacoli dovremo lottare a bordo di esoscheletri “mecha” sia contro la nuova invasione demoniaca che contro le divisioni anti-diaboliche di altre nazioni, in un torneo che ricorda quello di Harry Potter nel Calice di Fuoco.
Se negli episodi storici della serie i combattimenti erano quelli strategici, a turni, del gioco giapponese di ruolo classico, in questo Sakura Wars si è invece optato per l’azione, dando vita a scontri che risultano spettacolari e divertenti ma alla lunga ripetivi e vagamente scervellati salvo, per quelli con i “boss”.
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La possibilità di usare in battaglia non solo Kamiyama, che risulta comunque fin troppo efficace, ma le fanciulle, dona varietà e una carica emotiva al giocatore che interviene a lenire la possibile noia di segmenti marziali che rimandano al sotto-genere detto “musou”, ovvero quello di Dinasty Warriors: si eliminano orde di nemici a furia di mazzate in aree più o meno vaste ma non troppo strutturate prima di arrivare ai mini-boss e poi al boss di turno.
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Opera di nicchia, ma una grande nicchia, il nuovo Sakura Wars è un gioco sulla strategia del sentimento più che quella della guerra e questo non può che piacerci se l’azione marziale non risultasse quasi superflua nella sua ripetizione; uno dei pregi ludici del videogioco in questione è proprio quello di sfiancarci durante le lunghe lotte per tornare felici alla relativa quiete dei rapporti umani. Sakura Wars riesce a sconfinare oltre le barriere della mediocrità con l’arte scomposta e comunque diffusa che lo anima e ravviva quando la fatica potrebbe minare la buona disposizione del giocatore, persino del più appassionato.
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