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BIENNALE NEL CANALE - PRIMA NOMINA DI BUTTAFUOCO: UNA AUTRICE TELEVISIVA, TAMARA GREGORETTI
DAGOREPORT
Tamara Gregoretti
L’anno nero delle nomine culturali ha aggiunto un altro ineffabile tassello, quello di Tamara Gregoretti nel Cda della Biennale: la rassegna veneziana più internazionale del nostro Paese è ora guidata da un musulmano di Catania, Pietrangelo Buttafuoco che, forse, non l’aveva nemmeno mai visitata e da una programmista-regista della Rai, figlia del giornalista Carlo Gregoretti.
A parte i fedeli camerati del Fronte della Gioventù o il sottobosco Rai, non c’è una designazione culturale che abbia coinvolto uno serio studioso o intellettuale del Nord Italia, con studi nel campo dell’arte, dell’architettura, della musica…
meloni buttafuoco
L’unica nomina che appare appropriata, ovvero il terzetto in arrivo al Teatro alla Scala (Fortunato Ortombina, De Caluwe, Daniele Gatti) ovviamente non l’hanno fatta i meloniani Mazzi, Donzelli, Giglioli ma è frutto di un buon compromesso politico tra Sangiuliano (Ortombrina sovrintendente) e il duplex Sala-Bazoli (la bacchetta di Gatti e la direzione artistica di De Caluwe).
Da un anno al Maxxi di Roma si fanno dibattiti (tipo quello con protagonista il pene esagitato di Sgarbi) anziché mostre di arte contemporanea (quella ineffabile su Tolkien allo Gnam di Roma ora va in pompa meloniana a Napoli). Del resto, il neopresidente Alessandro Giuli, ex destra del Fronte della Gioventù, è un giornalista di politica de “Il Foglio” e di “Libero”, ma non saprebbe distinguere una cattedrale gotica da Le Corbusier.
alessandro giuli foto di bacco
Buttafuoco, ottimo alla direzione del Teatro antico di Catania o al Bellini, che c’azzecca con la Biennale? Come se non bastasse, suggerisce di mettere nel Cda l’amica Gregoretti, regista di speciali Rai che sta all’arte e all’architettura come un giocatore di calcio alle spedizioni su Marte.
Sempre da Catania è stato scelto Luca De Fusco, regista di origine napoletana che piace al deputato Federico Mollicone (FdI), presidente della commissione cultura in Parlamento, per il Teatro di Roma: rivolta. Sull’unico buono, Carlo Fuortes al Maggio fiorentino, Sangiuliano e Donzelli sono riusciti a litigare per celodurismo: lo metto io, no io, no io…
La commissione per scegliere i nuovi direttori dei musei è stata presieduta dall’archeologo direttore del ministero Luigi La Rocca con una manciatina di archeologi romano-napoletani di area sangiuliana. Per Brera, non proprio un museo minore, è saltato fuori dall’italico “concorso” Angelo Crespi (ex “Domenicale” di Dell’Utri e vari Cda in quota oscillante Lega e Fratelli d’Italia) che voci senz’altro malevoli riferiscono non fosse mai entrato alla Biblioteca Nazionale Braidense.
geronimo la russa foto di bacco (1)
Ha il compito di aprire il 7 dicembre la seconda sede di Brera (l’adiacente Palazzo Citterio), affinché il ministro possa rilasciare una storica dichiarazione: “In un anno abbiamo aperto la seconda sede di Brera cosa che la sinistra non è riuscita a fare in trent’anni”. Fa niente se la nuova scala di accesso non ci sarà, se il restauro è discutibile o i quadri saranno messi su con i chiodi o con lo scotch: ci sarà la realtà virtuale!
giorgia meloni beatrice venezi
In Lombardia, al resto ci ha pensato il plenipotenziario Ignazio La Russa: ha fatto nominare il figlio Geronimo nel Cda del Piccolo Teatro e l’amica Francesca Caruso assessore alla Cultura della Regione. Siamo in imbarazzo per lei, non tanto perché l’unico elemento curriculare offerto è quello di essere la nipote di Fausto Papetti (tutti ricordiamo le copertine dei suoi dischi) quanto perché – magari ottima in altri incarichi – è più che imbarazzante con i suoi discorsettini preparati e fuga immediata per fare in modo che nessuno le chieda alcunché.
luca de fusco foto di bacco (3)
Restano da piazzare meglio collocare (il potere non basta mai) la direttrice Beatrice Venezi (non c’è un orchestrale in Italia che sia disposto a testimoniare che sappia dirigere), Alvise Casellati figlio della ministra, forse, addirittura, il maestro bendato Alberto Veronesi, che con un andante allegro è passato dal sostegno a Beppe Sala a quello di Fratelli d’Italia e da tempo soprannominato nel suo settore “Tanto tumore per nulla”, con riferimento al padre, l’oncologo Umberto, ministro Pd.
E pensare che tutto era iniziato con la Meloni che si rifiutava di nominare Licia Ronzulli ministro della Sanità perché “basta con le indicazioni di parte”, basta con l’amichettismo, “ci vuole competenza”… Ecco, nell’anno nero della cultura è come aver messo decine di Ronzulli. Nessuna idea, solo fedeli.
beatrice venezi pietrangelo buttafuoco PIETRANGELO BUTTAFUOCO ALLA BIENNALE DI VENEZIA - MEME BY EDOARDO BARALDI beatrice venezi 19 beatrice venezi 4 Fortunato Ortombina beatrice venezi gennaro sangiuliano alessandro giuli foto di bacco beatrice venezi 2 beatrice venezi 1 matteo renzi pietrangelo buttafuoco foto di bacco