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il video di giorgia meloni sul pnrr 4
No, Giorgia Meloni non sta pensando di portare il Paese al voto anticipato, come invece sosteneva un fantasioso retroscena di Tommaso Ciriaco, oggi su “Repubblica”.
Terrorizzata dalla possibile batosta sul referendum costituzionale premierato, la Ducetta, secondo il chigista del quotidiano diretto da Maurizio Molinari, starebbe immaginando un “reset: elezioni anticipate, nuova legittimazione popolare e, solo a quel punto, una riforma presidenziale senza più ostacoli lungo il cammino”.
Ma sono, al momento, soltanto fantasie. Innanzitutto perché, almeno fino a quando non saranno ridimensionati i poteri del Presidente della Repubblica, è Sergio Mattarella l’unico che può sciogliere le camere e portare il Paese a nuove elezioni.
E il Capo dello Stato, che giusto ieri ha preso a legnate il governo Ducioni con un appello contro “l’assolutismo della maggioranza”, non ha intenzione di far precipitare il Paese in una nuova crisi politica (alle orecchie della Sora Giorgia devono essere suonate minacciose le parole sulle possibili “soluzioni tecnocratiche”).
sergio mattarella settimana sociale dei cattolici
Ma non c’è solo lo scudo (crociato) di Super-Sergio a scongiurare un voto anticipato.
È alla stessa Meloni, infatti, che non converrebbe chiedere un nuovo plebiscito agli italiani. È vero che le elezioni europee sono andate meglio del previsto (Fdi ha racimolato il 28,8%), ma, con una finanziaria di poche lacrime e molto sangue in arrivo, è meglio non scherzare con il fuoco.
I soldi in cassa per fare altre promesse, ed eventualmente rispettarle, non ci sono: l’Ue ha aperto una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, e da settembre il Governo dovrà negoziare un taglio del deficit, per il quale serviranno almeno 10 miliardi l’anno. Una situazione che ha precipitato la premier in un incubo horror nel giro di poco meno di un mese.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
Come scrive proprio Ciriaco, a inizio giugno per la premier i pianeti sembravano allineati: “Tutto perfetto, ogni dettaglio al suo posto: l’ulivo secolare a reggere il tavolone dei Sette grandi e Meloni al centro della scena. In tasca il 28,8% delle Europee. Una premier vincente a danzare la pizzica nella finta piazzetta del resort di Borgo Egnazia. Tre settimane dopo, il mondo capovolto: la presidente del Consiglio umiliata nella trattativa sui top jobs europei, fuori dalla maggioranza della prossima Commissione, all’angolo e costretta a scusarsi per le scandalose rivelazioni eternate dai video di Fanpage.
Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki
E ancora, Palazzo Chigi senza una lira in cassa per provare anche solo a immaginare un riscatto con la prossima manovra, con il rischio di un assalto autunnale dei mercati ai titoli di Stato italiani (nel pieno di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo). Come non bastasse, ci si è messo anche Matteo Salvini, benedicendo un gruppo di ‘patrioti’ putiniani di cui lei, la premier, dovrà rendere conto oltreconfine con imbarazzo: ai tavoli Nato, alla Casa Bianca e nelle principali Cancellerie europee”.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI
Eccolo, l’infinito cul de sac in cui si è infilata la Regina della Garbatella. È isolata in Europa: i 24 deputati di Fratelli d’Italia non saranno determinanti per la rielezione di von der Leyen, dopo l’accordo sottobanco rimediato da Ursula con i Verdi (che hanno 54 seggi).
Certo, è riuscita in extremis a ricompattare il gruppo di Ecr ma il prezzo è quello di rimanere zavorrata dagli impresentabili: i polacchi del Pis e l’amato fascio-ispanico Santiago Abascal.
Un duo che la rende indigeribile per la maggioranza popolari-socialisti-liberali: l'unica soluzione per essere accettata come interlocutore, come le aveva chiesto di fare il premier polacco Tusk, era separare le sue strade da quelle dei nazionalisti. E invece la Sora Giorgia ha deciso di auto-relegarsi ai margini, trattando le nomine dei "top jobs" da capo di partito e non da primo ministro. Un errore marchiano, in una fase molto delicata per l'Italia: è la Commissione Ue ad avere l'ultima parola sui conti italiani. Averla dalla propria parte le farebbe molto comodo per risolvere o almeno congelare i dossier economici più caldi.
SALVINI TRUMP
A questo quadro non certo idilliaco, vanno aggiunte le mosse di Matteo Salvini. Il vicepremier si è ringalluzzito: fa coppia fissa in Europa con Orban e Le Pen, pungolando da destra la sora Giorgia.
E a breve volerà negli Stati Uniti per incontrare Trump e mettere il suo cappello sul tycoon. Il leader della Lega crede che “The Donald” sia un asset fondamentale: con Biden in modalità casa di riposo, Salvini potrà autoproclamarsi alleato del probabile futuro presidente americano. E la Meloni sarà considerata la solita “traditrice”: in Ue ha tentato l’inciucio con Ursula, negli Usa si faceva dare i bacetti in testa da “Sleepy Joe”…
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
giorgia meloni e mateusz morawiecki alla conferenza di ecr a varsavia trump salvini giorgia meloni e mateusz morawiecki a varsavia antonio tajani giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni e matteo salvini alla camera IL VOTO DI MELONI ALLA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY GIANNELLI
IL MESSAGGIO DI DONALD TRUMP PER MATTEO SALVINI