DAGOREPORT
BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO
Come nei migliori gialli di Agatha Christie, è accaduto tutto in una notte. La clamorosa e rumorosa scissione nel Movimento cinquestelle, con l’addio dell'ex bibitaro del San Paolo e della sua corte di miracolati, si è consumata in poche ore.
Certo, il malcontento serpeggiava ormai da anni. L’astio per il tandem Conte-Casalino aveva raggiunto picchi non più gestibili. Le incomprensioni, il rancore, le delusioni avevano creato un malessere fuori controllo. Ma cosa ha fatto detonare l’insofferenza, a lungo latente, all’improvviso? Cosa ha spinto il solitamente prudente Di Maio, un democristone alla pummarola, audace come un criceto assonnato, a prendere il coraggio a due mani e a sfanculare i grillini-grullini?
beppe grillo luigi di maio
Non è stato certo il paventato rischio che Conte votasse contro la risoluzione del governo per gli aiuti (e le armi) a Kiev. La dichiarazioni “pacifiste” di Peppiniello Appulo erano innocue, una pistolina scarica. E’ stata l’ennesima manfrina taroccata per la quale, come ha dimostrato poi il voto dell’Aula, il governo non correva alcun rischio. E allora cosa?
A far scattare il sistema muscolare di Di Maio è stata una dichiarazione con annuncio Beppe Grillo. Quando “l’Elevato di torno”, dopo le polemiche sul terzo mandato, ha annunciato una discesa a Roma per un ruvido faccia a faccia con i gruppi parlamentari, e ovviamente anche con i big del Movimento, Di Maio ha capito di non avere più scelta.
DI MAIO FICO
Davanti a Beppemao, suo "padre-creatore'' e talent scout, non avrebbe avuto la forza di resistere: si sarebbe accucciato, per l’ennesima volta. Non sarebbero bastate tutte le argomentazioni del mondo per tenere a freno il carisma, l’autorità e l’ascendente di Grillo: Luigino sarebbe stato triturato nelle sue ambizioni, smontato pezzo dopo pezzo e rimesso nella custodia in similpelle da cui era stato miracolosamente estratto anni fa.
di maio conte card reddito
Le critiche di Fico a Di Maio hanno fatto solo da contorno. Tra i due c’è sempre stata una astiosa contrapposizione dovuta alle differenti provenienze ideologiche: sinistra dei centri sociali per il presidente della Camera, doroteismo minore e forchettone per Di Maio.
Senza contare che Fico ha a lungo coltivato l’ambizione di essere il prescelto da Grillo per il ruolo di capo politico del Movimento, investitura che invece è andata poi al piccolo Gava di Pomigliano d’Arco.
ugo zampetti 2
Quando l’invettiva da santone de' noantri di Grillo contro gli imminenti scissionisti s’è fatta incalzante ("La luce del sole è il miglior disinfettante. Luce sia, dunque, sulle nostre ferite, sulla palude e sull'oscurità. Qualcuno non crede più nelle regole del gioco? Che lo dica con coraggio e senza espedienti. Deponga le armi di distrazione di massa e parli con onestà"), Di Maio è salito al Quirinale a parlare con il segretario generale Ugo Zampetti, che era stato suo mentore quando, da dal 2013 al 2018 ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della Camera (e lo stesso Zampetti era Segretario generale a Montecitorio). Al suo maestro, Di Maio ha assicurato che l’uscita dal M5s non avrebbe avuto ripercussioni sul governo e che il governo Draghi sarebbe rimasto solidamente al suo posto.
MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE
E Conte? Il povero Peppiniello è più suonato di un pugile all’ultimo round: ha incassato il “vaffa” di Di Maio e prende pure i calci da Marco Travaglio che gli rimprovera da sempre di essere entrato nell'alleanza governativa e poi di non aver lasciato la maggioranza sul tema delle armi a Kiev. In ogni caso, la diaspora di Luigino e dei suoi sanfedisti è una piccola gioia per l’ex Avvocato del popolo: si è liberato della rumorosa fronda che gli stava scompigliando il ciuffo incatramato.
alfonso bonafede luigi di maio
Un profondo dolore invece ha attanagliato il sensibile cuoricino di Alfonsino Bonafede, che ha sciolto le lacrime al vento per l’addio dei suoi amati compagni di grillismo.
Di ben altro umore è l'obeso Emilio Carelli. L’ex cocco di Gianni Letta al Tg5 ed ex direttore di Skytg24, che aveva lasciato il Movimento già a febbraio del 2021, ha radunato nel Gruppo misto un po’ dei grillonzi che hanno lasciato la casa-madre dall’inizio della legislatura. E’ possibilissimo che il suo caravanserraglio si unisca ai neo-fuoriusciti portando le truppe di Di Maio a circa 90-95 parlamentari, numero doppio dei renziani.
emilio carelli 4
Se i numeri in aula sorridono agli scissionisti, saranno i risultati delle urne a decretarne l’eventuale sopravvivenza. Le scissioni, storicamente, fanno male a chi le porta avanti (chiedere allo sbullonato di Rignano, per conferma). La forza elettorale di “Insieme per il futuro” (il nome è provvisorio, dettato dalla fretta notturna: il partitino avrà un altro brand) oggi è intorno al 3 per cento, secondo i sondaggisti.
giuseppe conte enrico letta
Anche per cercare alleati, Di Maio si sta buttando verso il centro, che ormai è più affollato della spiaggia di Rimini ad agosto. In quel segmento elettorale già insistono molti aspiranti “centrini”: Renzi, Calenda, Toti e Brugnaro, Tabacci, +Europa, Lupi e Fitto.
Quel volpino di Beppe Sala non ha alcuna intenzione di lasciare la guida di una città-stato come Milano per correre alle tribolate elezioni del 2023: deve aver capito che la popolarità non si trasforma automaticamente in voti. Il povero Giuseppe Conte da “politico più amato d’Italia” ha guidato i Cinquestelle a sonore batoste elettorali. Con la popolarità può prepararsi il brodo.
assistente civico francesco boccia
Dalla sua torre d’Avorio al Nazareno, Enrico Letta assiste alla mutazione del suo “Campo largo” in camposanto. Conseguenza dell’ennesima intuizione a perdere di Enrichetto, soldatino dell’Establishment, che è connesso alla realtà come può esserlo un iphone nella savana. Tutta colpa del suo “consigliori” storico, Francesco Boccia (che dopo la partenza per Parigi del suo mentore Letta per campare si è legato al para-grillino Michele Emiliano), spinge per tenere saldo l’asse Pd-M5s. Solo che qualcuno tra i dem ha iniziato a fare i conti della serva e ha subito commissionato un sondaggio riservato per capire, dopo l’ennesima scissione, quanto valga il M5s di Conte da un punto di vista elettorale…
MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV
Da parte sua, Draghi se la ride e se la comanda. Non solo perché la mossa di Di Maio ha tolto munizioni alla guerriglia anti-governativa di Conte, ma anche perché si ritrova nuovamente al centro dell’Euro-potere dopo il ridimensionamento di Macron alle elezioni legislative e lo smarrimento di Scholz in Germania.
Al Consiglio europeo di domani (e dopodomani) potrà farla da padrone. E’ già riuscito a convincere i tedeschi di Scholz sul tetto al prezzo del gas, ora gli basterà aspettare che Berlino faccia opera di convincimento sui soliti olandesi riottosi. Un assist a Mariopio è arrivato anche dalla sua amica Janet Yellen che gli ha promesso che al G7 in Germania (26-28 giugno) si discuterà anche di un tetto al prezzo del petrolio.
Avviso ai navigati: Draghi presenterà la delicatissima legge finanziaria tra il 20 e il 30 ottobre 2022.
mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2