SALVINI MELONI IRONIA SU FAZIO
DAGOREPORT
Non solo l'Europa del Mes e del Pnrr e l'America che l'aspetta al varco sulla disdetta alle cineserie della Via della Seta. Altri siluri al giovane regno di Giorgia Meloni sono di natura prettamente domestica, legati a quel che potrà succedere da qui alle elezioni europee del giugno 2024 tra lei e il suo “nemico più intimo”, alias Matteo Salvini.
I risultati delle amministrative hanno confermato i rapporti di forza già emersi alle politiche di settembre 2022: Fratelli d’Italia è saldamente il primo partito del centrodestra e la Lega, nonostante la linea “responsabile” del Capitone (via le felpe, avanti con giacca e cravatta), non cresce nei sondaggi e nelle urne. Cosa che ovviamente fa impazzire Salvini e lo rende imprevedibile.
andrea de gennaro
Un guaio in più per Giorgia Meloni, che si risparmierebbe volentieri una faida interna al governo - lo scontro sull’autonomia e l’ultimatum di Zaia consegnato oggi alla “Stampa” (“Se non passasse l’autonomia, verrebbe meno la maggioranza”) ne sono un esempio.
La tensione tra Giorgia e Matteo ha toccato livelli di guardia durante il consiglio dei ministri in cui si è discusso della nomina del nuovo comandante generale della Guardia di Finanza, e di quella del vicedirettore dell’Aisi, Vittorio Pisani, a capo della Polizia.
matteo salvini giorgia meloni matteo piantedosi 2
Durante quel Cdm, mentre il ministro dell’economia, l'inutile Giorgetti, era in volo verso il G7 di Tokyo, gli animi si sono surriscaldati. Perfino il ministro dell’Interno, caro a Salvini, Matteo Piantedosi era d’accordo sulla nomina di Andrea De Gennaro alla guida delle Fiamme Gialle, mentre era contrario davanti all’ipotesi di rimuovere anzitempo Lamberto Giannini (fedelissimo di Franco Gabrielli) dalla guida della Polizia.
VITTORIO PISANI
La tesi di Piantedosi puntava ad attendere la scadenza naturale del mandato di Mario Parente alla guida dell’Aisi, tra undici mesi, per promuovere Giannini alla guida dei servizi interni, e solo a quel punto traghettare Pisani al vertice del corpo di pubblica sicurezza, evitando così l’anomalia di avere un ex capo della Polizia “retrocesso” a fare il prefetto di Roma.
FRANCO GABRIELLI LAMBERTO GIANNINI
Un piano di buon senso, quello del ministro irpino, che ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini che, subodorando un risultato elettorale non esaltante, voleva a tutti i costi portare a casa subito la sua bandierina, cioè Pisani, come aveva fatto anche con le nomine nelle partecipate di Stato, puntando i piedi per avere Flavio Cattaneo amministratore delegato dell’Enel, ultimo arrivato sotto le bandiere della Carroccio dopo il fallimento, attraverso il suo mentore La Russa, di arrivare davanti alla scrivania della Sora Giorgia.
alfredo mantovano giorgia meloni
Il leader della Lega ha avuto molto da ridire sulla scelta di Andrea De Gennaro come nuovo comandante generale della Guardia di Finanza, che ha la “colpa” di essere il fratello del più famoso, celebre e chiacchierato Gianni, a sua volta ex capo della Polizia, ex Servizi ed ex presidente di Leonardo.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI
Quel che non andava giù a Salvini era (ed è) la forte influenza sulla Meloni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che era orientato per ragioni di discontinuità all'interno del corpo delle Fiamme Gialle sulla scelta di De Gennaro. Dall'altra parte, Giorgetti e Salvini avrebbero preferito il generale Umberto Sirico, adepto della linea Zafarana. Salvini ha tenuto a precisare che la nomina era di competenza del Mef e che, essendo il titolare del dicastero il leghista Giorgetti, e per di più fuori per missione, bisognava attendere il suo ritorno.
alfredo mantovano giorgia meloni
A quel punto, Giorgia Meloni lo ha preso di petto, rintuzzandolo: “Certe nomine si condividono e il Presidente del Consiglio dice la sua”. Salvini, spiazzato da questa intemerata, a quel punto ha chiesto alla premier di far uscire dalla stanza la di lei "mente" Mantovano.
Rimasti soli, Salvini ha manifestato la sua insofferenza (eufemismo) per lo “strapotere” dell'ex magistrato pugliese, ora sottosegretario: “Ma qui comanda Mantovano?!”, ha berciato per convincerla a non procedere, fino al ritorno in patria di Giorgetti, alla nomina di De Gennaro. E invece il “Capitone” ha dovuto fare pippa.
giancarlo giorgetti ignazio la russa giuseppe zafarana
La Meloni gli ha sottolineato che lei, con Luciano Violante, “gran sussurratore” di Mantovano, e con l'"eminenza grigia" Gianni De Gennaro, non ha rapporti personali.
Ha chiarito che la scelta è ricaduta su De Gennaro solo per dare un segnale di discontinuità rispetto alla lunga gestione Zafarana, tre mandati durante i quali qualche tensione all’interno della Finanza c’è stata (nomina di Francesco Greco a capo di Stato Maggiore).
Per consolarlo, Giorgia ha sottolineato che Andrea De Gennaro, al termine del mandato, per ragioni anagrafiche (63 anni), non potrà essere prorogato.
GIORGIA MELONI LUCIANO VIOLANTE
Dopo questo “spiegone”, Giorgia Meloni ha calato l’asso di briscola. Della serie: “Senti bello: se tu ti opponi a De Gennaro, noi ci opponiamo alla nomina di Pisani”. E a quel punto, il segretario della Lega ha dovuto accettare, contro voglia, il do ut des. Un boccone amaro che in futuro potrà diventare indigesto...
POST SCRIPTUM
francesco lollobrigida alfredo mantovano a cutro
Tra Salvini e Mantovano non scorre da un pezzo un gran feeling. Vi ricordate lo scazzo sul decreto Cutro? Nella prima bozza, il silente sottosegretario aveva trasferito le funzioni per il controllo dei flussi migratori dalla Guardia Costiera, inquadrata nell’ambito del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti al cui vertice c’è proprio il leader del Carroccio, alla Marina militare, che è sotto il ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto. Un articolo che sparì dalla versione “definitiva” del decreto per volere della Lega, che avrebbe perso il monopolio della sorveglianza in mare, attualmente gestito dalla Guardia Costiera in mano a Salvini.
2. IL PROGETTO DEL CARROCCIO FA LITIGARE LA COALIZIONE
Estratto dell'articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
gianni de gennaro
La bozza uscita dall’ufficio tecnico del Senato sulle pecche della riforma sull’autonomia regionale differenziata voluta dalla Lega ha aperto una polemica velenosa. Ma non tanto e non solo tra il partito di Matteo Salvini e le opposizioni: quella era prevedibile e scontata.
A sorprendere sono le accuse neppure troppo larvate che i leghisti hanno rivolto agli alleati, non escludendo che «una manina» abbia fatto filtrare il testo per stracciare la «bandiera» del leghismo. Indiziati: il partito di Giorgia Meloni ma anche i berlusconiani.
matteo salvini roberto calderoli
[...] Ma in generale, l’incidente è stato accolto da un silenzio tombale. [...] L’episodio potrebbe essere derubricato come un pasticcio senza strascichi, anche perché il Senato ha teso a minimizzarlo. Ma non è bastato. È come se quelle critiche avessero dato voce a una perplessità diffusa e trasversale esistente nella maggioranza.
[...] c’è grande freddezza tra gli alleati. Il timore è che per inseguire una legge considerata rischiosa per l’unità del Paese, la Lega regali un tema elettorale agli avversari: in particolare nel Mezzogiorno, ma non solo. [...] Rimane l’irritazione, per usare un eufemismo, di una Lega sospettosa; e decisa a capire se si tratta di una manovra alleata per affossare una riforma come minimo controversa. Se si consolidasse questa lettura, si potrebbero avere contraccolpi sul sistema presidenziale voluto invece dalla premier Meloni.
SALVINI MANTOVANO CALDEROLI E LOLLOBRIGIDA AI FUNERALI DI ROBERTO MARONI
Il Carroccio ha sempre parlato di contestualità tra i due progetti: se cade uno, cade anche l’altro. Difficile fare previsioni. Ma da una parte l’inesperienza, dall’altra la fretta fanno affiorare una certa difficoltà anche nella redazione materiale delle leggi. I rilievi arrivati ieri dalla Ragioneria generale sul decreto del governo che metteva insieme salute e bollette ne sono l’ultimo esempio. Sembrano quasi un monito a preparare l’eventuale riforma della Costituzione in modo adeguato.
gen andrea de gennaro foto mezzelani gmt 007
valditara locatelli salvini giorgetti calderoli
generale umberto sirico
SALVINI MANTOVANO CALDEROLI E LOLLOBRIGIDA AI FUNERALI DI ROBERTO MARONI
vittorio pisani
luciano violante giorgia meloni foto di bacco
vittorio pisani (a destra) durante l arresto di michele zagaria
andrea de gennaro
vittorio pisani il giorno dell arresto di michele iovine
pino insegno ad ancona con giorgia meloni matteo salvini antonio tajani GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI meloni salvini LA VISITA DI MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A SILVIO BERLUSCONI - MEME BY EDOARDO BARALDI