
PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO…
DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI RICOPERTA DI BACI E LODI...
DAGOREPORT
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI MEME
La Giorgia versione Combat, che dall'alto della sua statura si trasformava in un Rambo coi boccoli che non ha paura di fulminare con un'occhiata quel galletto di Macron e di sfanculare il Consiglio europeo rifiutando il voto a Ursula von der Leyen, beh, dimenticatela.
Messa dal destino cinico e baro davanti al viaggio a Washington di domani, ecco avanzare una Meloni che non nasconde le incertezze e mette prudentemente le manine avanti: "È un momento difficile, vediamo come va nelle prossime ore".
giovanbattista fazzolari a saturnia intervistato da Bruno Vespa
A farle compagnia nel pararsi il sederino è il suo "Genio" di Palazzo Chigi, Fazzolari: "Il viaggio non è facile sicuramente ed è ricco di insidie perché le dichiarazioni americane fanno pensare alla volontà di una politica fortemente protezionistica, cosa che danneggerebbe fortemente l'Italia.
Non so quanto possa essere vantaggiosa per gli Usa ma per l'Italia e l'Europa una politica protezionistica Usa può essere un grande pericolo".
E dato il periodo pasqualino, la premier è consapevole che l'incontro con lo Sfasciatutto col ciuffo arancione potrebbe rivelarsi una Via Crucis con lo Studio Ovale trasformato in Golgota, avendo di fronte un personaggio che va oltre il pirandelliano da “Uno, nessuno e centomila”, decisamente un tipino al di là di ogni razionalità, più imprevedibile di una scimmia sotto Lsd.
XI JINPING DONALD TRUMP - MEME
Nei palazzi romani un "pestaggio" alla Zelensky della premier viene dato al 20/30 per cento, mentre la probabilità che l'Underdog ritornerà a casa con un pugno di mosche in mano è quotata dagli addetti ai lavori al 60%.
Un buon 20% ottiene invece è l'ipotesi che Trump ricopra di lodi la Regina della Fiamma con baci abbracci sotto i flash. Insomma, il faccia a faccia si presenta come una enorme incognita da 1-2-X: ammettiamolo, domani può succedere tutto o niente.
METTI IL DAZIO TOGLI IL DAZIO - MEME SU TRUMP
Col famigerato senno del poi, il bilaterale con Trump, così a lungo sollecitato, alla fine si è rivelato un madornale cul-de-sac politico.
Per settimane la Statista della Garbatella ha pietito l'invito alla Casa Bianca, aggrappata alla giacchetta dell’ambasciatrice italiana negli Usa, Mariangela Zappia (non certo il massimo del potere diplomatico).
In quei giorni, la "Giorgia dei Due Mondi" era ancora gonfia di speranza di potersi giocare le sue carte di ''pontiere'' tra Washington e Bruxelles.
Purtroppo, il Caligola americano delle sue preghiere francamente se n'è fottuto. Però il due volte bancarottiere di New York trovava il tempo per ricevere il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron. Due bilaterali che hanno destabilizzato il sistema nervoso e immunitario di "Io so' Giorgia".
Si era anche illusa la poverina che uno scambio di occhiate e moine con Trump avrebbe fatto schiattare il fegato del suo principale “nemico”, Matteo Salvini, nel frattempo auto-incoronatosi il più trumputiniano dello Stivale, fino allo schiaffo della video-partecipazione al congresso leghista di Firenze di Elon Musk.
I sogni di gloria della Ducetta sono morti alle 16, ora Usa, del 2 aprile, quando l'Idiota del Maga ha dato vita al “Liberation day” in cui ha sfasciato il sistema globale annunciando la follia economica di porre dazi reciproci a tutti i Paesi del mondo (poi sospesi per tre mesi, tranne che per la Cina).
DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
Da notare che il tabellone offerto alle telecamere in mondovisione da King Donald non faceva cenno ai singoli stati del Vecchio Continente, ma semplicemente all'"Europa", scassando via anche la speranzella anti-Ue di ottenere da "America First" un trattamento accondiscendente per i prodotti export italiani.
Il delirio di onnipotenza e deficienza di Trump, che ha mandato a puttane i mercati, è continuato indefesso ogni santo giorno che Dio manda in terra: eccolo che sbertuccia trucidamente i leader mondiali in fila per “baciargli il culo”.
Una irrazionalità da Croce Verde con urgente T.S.O.: ad esempio, tre giorni fa si è rivolto con parole amichevoli alla Cina, ed oggi l'ha sfanculata: Xi Jinping ha bisogno dei nostri soldi.
la stretta di mano tra donald trump ed emmanuel macron 2
Volare oggi a Washington per l'Underdog è diventata un'incognita al cetriolo che arriva minacciosa nel momento peggiore. Ecco: prima dei dazi aveva un senso, ma ora, che si può ottenere da un egomane in pieno declino cognitivo?
Tanto è vero che, dal 2 aprile, Giorgia Meloni ha smesso di bussare con insistenza alla Casa Bianca, ma il destino è cinico e baro ed è Trump che l'ha invitata e Meloni è rimasta così “vittima” delle sue precedenti sollecitazioni, ma anche dell’essersi posta come la paladina del trumpismo in Europa al grido "bisognava negoziare". Il tango si balla in due ma se Donald vuol pestare solo i tuoi piedi, che stamo a fa'?
GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI
Ora la Ducetta ha messo in soffitta la sua presenza, unica leader europea a parlare, alla convention CPAC di Washington (persino il lepeniano Jordan Bardella si era chiamato fuori dopo il saluto romano di Steve Bannon), e come gongolava quando l’allora presidente eletto la lodava come “colei che ha preso d’assalto l’Europa”...
E ora? Fa bene Giorgia Meloni a dire: “Siamo in un momento difficile, basta polemiche”. Anche perché ogni cosa che dirà a Trump potrà facilmente essere usata contro di lei, a partire dal sostegno all’Ucraina.
In tre anni di guerra, la premier del Colle Oppio non ha mostrato alcuna esitazione nello schierarsi al fianco di Biden e Zelensky, a difesa di Kiev e contro l’invasione russa.
Peccato che per Trump, Biden e Zelensky, lo ha ribadito anche dopo la strage di civili a Sumy, siano i veri “responsabili” del conflitto.
Una strage, tra l’altro, condannata da tutti i leader occidentali e minimizzata come un “errore” dei russi dal presidente americano, che si è rifiutato di condividere il documento del G7 contro Mosca.
Gli sherpa di Palazzo Chigi tremano all’ipotesi che Trumpone se ne esca con un elogio allo “statista” Putin, che metterebbe in fortissimo imbarazzo la turbo-atlantista Meloni.
Altro argomento delicato sarà quello della spesa per la Difesa: l’Italia è il fanalino di coda della Nato per i soldi versati in armamenti e faticherà non poco a raggiungere il 2% del Pil, vecchio obiettivo dell’Alleanza Atlantica ormai giudicato da molti obsoleto.
matteo salvini elon musk congresso lega
Washington pretende che i "parassiti” europei arrivino almeno al 5%, una quota irraggiungibile per le disastrate finanze italiane, come confermato dal ministro dell’Economia, Giorgetti: “Fare debito europeo per improbabili eserciti destinati a entrare in guerra e ad acquistare armi in Germania e Francia: no”. Ma dall'altra parte, c'è il piano "RiarmEu" di Ursula che impone di portare almeno al 2% la spesa della Difesa.
Come ricorda Politico EU nella sua influente newsletter Brussels Playbook: “L’Italia, terza economia della zona euro, è tra le ultime della classe se si guardano i dati concreti dal punto di vista statunitense. È in ritardo sulla spesa per la difesa. Ha inoltre un enorme surplus commerciale di beni con gli Stati Uniti, con esportatori italiani che vendono di tutto, da alimenti e prodotti agricoli ad auto e farmaci”.
rishi sunak joe biden giorgia meloni jens stoltenberg volodymyr zelensky vertice nato di vilnius
Non appare chiaro, agli osservatori di Bruxelles, “cosa possa offrire Meloni. Roma non ha il potere di negoziare un accordo commerciale o di ridurre le normative digitali.”
Altro questione spinosa sarà il rapporto con la Cina. Giorgia Meloni, durante l’era Biden (che definì “aggressiva” la politica del Dragone in Asia e non ebbe problemi a bollare Xi Jinping come un “dittatore”), non ha avuto alcun tentennamento nell’abbandonare il Memorandum sulla "via della Seta", firmato dall’Italia nell’era Giuseppe Conte.
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
In totale adesione alla linea americana, la Ducetta ha voltato le spalle a Xi Jinping, obbedendo al diktat statunitense di portare soldi e investimenti altrove, lontano da Pechino.
Dunque, la premier non avrebbe grandi difficoltà ad assecondare ora la dura linea anti-cinese di Trump. E invece si trova a metà del guado, visto che la Commissione europea, dopo i dazi “stars and stripes”, si prepara a riabbracciare il Dragone, su forte spinta di Francia e Spagna, i paesi più “sinofili” del Continente.
La “diversificazione” dei mercati (ma vale anche per l’India e i paesi sudamericani del Mercosur) è giocoforza la nuova linea di Ursula von der Leyen in cui l’Italia casca con tutte le scarpe.
Cosa risponderà Giorgia Meloni quando Trump le farà notare che la Cina fa dumping, inonda i mercati europei di merci a basso costo distruggendo quel poco che resta dell’industria Ue?
Cosa potrà argomentare quando il Presidente, rinfocolando il dualismo “o noi o loro”, pretenderà una presa di posizione netta tra Washington e Pechino?
MARK ZUCKERBERG - LAUREN SANCHEZ - JEFF BEZOS - SUNDAR PICHAI ELON MUSK - INAUGURATION DAY
Potrà Giorgia Meloni chiudere le porte alla Cina, ipotetico orizzonte della politica commerciale di Bruxelles come conseguenza dei dazi americani, solo per accontentare Trump?
E come farà a giustificarsi per il nuovo sguardo verso Pechino dell’Italia, dopo aver più volte criticato le scorrette pratiche commerciali del regime comunista, invocando necessità di riequilibrare la bilancia commerciale tra Italia e Cina (gli investimenti italiani nel Paese asiatico superano di tre volte quelli cinesi in Italia).
GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN
Un altro argomento di possibile frizione è la “Web-tax”, che a Bruxelles è stata evocata come arma nucleare per mettere al tappeto il “dazismo” del golfista prestato alla politica: una stangata sui colossi di Big tech, che in Europa prosperano grazie alle regole fiscali lasche dei “paradisi” Irlanda e Lussemburgo, non piacerebbe alla Casa bianca che ha nei paperoni della Silicon Valley i suoi migliori alfieri.
In questo guazzabuglio, quel che probabilmente è vero è che Giorgia Meloni vorrebbe tanto mandarlo a scopare il mare il “dazista” demente: non si aspettava di interfacciarsi, lei così orgogliosa della propria coerenza, con il più incoerente e volubile tra i leader mondiali.
DONALD TRUMP VOLEVA ESSERE UN DURO - MEME BY EMAN RUS PER L ESPRESSO
Lei, come gli operatori dei mercati finanziari, ora è vittima di un effetto sfiducia: come si può investire capitale politico ed economico, in un Paese guidato da una persona che un giorno annuncia un provvedimento e il giorno dopo lo ritira?
Come si fa a trattare con un alleato che ormai spalleggia la peggiore propaganda russa? Come ci si può impegnare a sostenere le ragioni di un Presidente americano che così apertamente disprezza l’Europa e gli europei?
Ps. Che fine ha fatto il ''rapporto speciale'' con Elon Musk? La premier troverà il tempo per incontrare il suo vecchio amico?
Sono lontani i tempi in cui il miliardario ketaminico faceva il giuggiolone ad Atreju, e a settembre scorso premiava la sora Giorgia con il Global Citizens Award (“È ancora più bella dentro che fuori”), si scambiava smancerie con la premier.
Dopo lo stop del contratto a Starlink, Musk si è progressivamente allontanato da “Ao’ so Giorgia”, per abbracciare la causa leghista: ha partecipato al Congresso del Carroccio e manda avanti il suo referente, Andrea Stroppa che tira la volata a Salvini tra sondaggi contro Piantedosi e tweet-storm.
Come scrive ancora “Politico.eu”, “occhio a Musk: Una domanda che tutti si pongono è se Meloni troverà il tempo di incontrare lo spirito affine Elon Musk — nel mezzo dell’incertezza sul futuro di un possibile accordo tra l’Italia e la sua società di comunicazioni satellitari Starlink…”
MELONI SI PREPARA PER WASHINGTON
Traduzione di un estratto da “Brussels Playbook”, la newsletter di Politico EU
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni è pronta a diventare l’ultima leader dell’UE a incontrare Donald Trump, mentre si reca a Washington con l’obiettivo di convincere il presidente americano ad allentare la sua guerra commerciale. […]
[…] La leader italiana, che giovedì incontrerà il presidente nello Studio Ovale, è un’alleata ideologica del presidente americano di destra. È stata l’unica leader dell’UE a partecipare alla sua inaugurazione a gennaio e ha pronunciato un discorso in videocollegamento all’ultima conferenza CPAC, appuntamento fisso dell’ala ultraconservatrice del Partito Repubblicano.
giorgia meloni discorso alla cpac 2025 7
[…] Ma la realtà è che la visita di questa settimana rappresenta un delicato esercizio di equilibrio per Meloni. L’Italia, terza economia della zona euro, è tra le ultime della classe se si guardano i dati concreti dal punto di vista statunitense. È in ritardo sulla spesa per la difesa. Ha inoltre un enorme surplus commerciale di beni con gli Stati Uniti, con esportatori italiani che vendono di tutto, da alimenti e prodotti agricoli ad auto e farmaci.
[…] Considerati i dati reali della bilancia commerciale, resta da vedere quale tipo di “vittoria” Meloni potrà ottenere dalla sua visita alla Casa Bianca. (Ha parlato con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen prima del viaggio.)
Rimangono in vigore dazi del 10% sulle importazioni dell’UE negli Stati Uniti, con Trump che minaccia di imporre tariffe anche su semiconduttori, farmaci e ora sui minerali critici.
elon musk giorgia meloni - the mask
[…] Un alto funzionario del governo italiano, che conosce l’approccio di Meloni alla politica estera, ha detto che probabilmente ripeterà l’appello dell’UE per dazi zero-contro-zero, una posizione negoziale “massimalista” che poi potrà barattare in cambio di qualcosa di concreto da Washington [….].
Cosa può offrire Meloni in cambio è un’altra questione. Roma non ha il potere di negoziare un accordo commerciale o di ridurre le normative digitali, anche se Meloni potrebbe rendere più facile per le aziende statunitensi investire in Italia, oppure assicurare a Trump che Roma è pronta ad adottare una posizione dura nei confronti della Cina.
GIORGIA MELONI - DONALD TRUMP - ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON L IA E PUBBLICATA DA ANDREA STROPPA
[…] Occhio a Musk: Una domanda che tutti si pongono è se Meloni troverà il tempo di incontrare lo spirito affine Elon Musk — nel mezzo dell’incertezza sul futuro di un possibile accordo tra l’Italia e la sua società di comunicazioni satellitari Starlink.
VIGNETTA DI CHARLIE HEBDO SU GIORGIA MELONI ED ELON MUSK
L INCONTRO MELONI-TRUMP VISTO DA MANNELLI
MEME SUL CROLLO DEI MERCATI DOPO I DAZI DI DONALD TRUMP
GIORGIA MELONI - ELON MUSK - MEME BY EDOARDO BARALDI
mark zuckerberg - lauren sanchez - jeff bezos - sundar pichai elon musk al giuramento di trump
fabio dazio - meme by emiliano carli
DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI
VERTICE NATO DI VILNIUS - SUNAK, ERDOGAN, BIDEN, MELONI, STOLTENBERG E ZELENSKY
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