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    DAL GHETTO PAKISTANO A DOWNING STREET: SAJID JAVID DIVENTA MINISTRO DELLA CULTURA INGLESE E POTREBBE DIVENTARE IL PRIMO PREMIER INGLESE MUSULMANO


     
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    Enrico Franceschini per "la Repubblica"

    Suo padre arrivò in Inghilterra dal Pakistan con solo una sterlina in tasca, lui è cresciuto nella strada più pericolosa della nazione, e i suoi insegnanti, quando ha terminato la scuola dell'obbligo, gli hanno suggerito di fare un corso da elettrotecnico per riparare televisori. Come consiglio non era del tutto sbagliato, perché di televisori Sajid Javid ora effettivamente si occupa, sebbene in senso più ampio: in qualità di nuovo ministro della Cultura, l'intera industria televisiva britannica dipende da lui.

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    Ma l'opinione dominante è che sia destinato a fare un altro mestiere: quello di primo musulmano eletto premier del Regno Unito. E se non proprio fervente discepolo dell'Islam, comunque allevato secondo i principi del Corano. Una cosa è certa: in Gran Bretagna è nata una stella. Ieri Financial Times e Guardian gli hanno dedicato una pagina. Ma l'astro nascente Javid va oltre la politica.

    La sua sembra una storia da romanzo, magari scritto da Dickens: un David Copperfield asiatico. Il padre Abdul emigra in Inghilterra nel 1961 dal Pakistan, senza un soldo. A Bristol, dove nel 1970 gli nasce Sajid, è soprannominato "Night and Day", Giorno e Notte, perché fa lavoretti di ogni tipo a tutte le ore, finché non trova un impiego fisso: come autista di bus. La strada in cui abita la famigliola pakistana, Stapleton road, è stata descritta così qualche anno fa dal Daily Mirror: «Un buco dell'inferno senza legge, dove omicidi, stupri, sparatorie, traffico di droga, prostituzione, accoltellamenti e rapine a mano armata sono un fatto quotidiano».

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    Ma lui è determinato a uscire dal buco. A 14 anni, alla biblioteca del quartiere, studia le quotazioni dei titoli sul Financial Times e con un prestito comincia a giocare in Borsa. «Iniziai con 500 sterline e dopo un po' avevo un discreto portafoglio », ricorda. Lo sbuzzo per la finanza e buoni voti a scuola lo convincono a ignorare il consiglio degli insegnanti: invece del corso da elettrotecnico si iscrive al liceo, poi a economia alla Exeter University.

    Dopo la laurea cerca impiego nella City: alla Rothschild sei manager bianchi in gessato grigio lo squadrano dall'alto in basso e gli indicano la porta. Ma a 25 anni viene assunto dalla Chase Manhattan, a New York, dove diventa il più giovane vicepresidente nella storia della banca, per poi passare a dirigere l'ufficio di Singapore della Deutsche Bank. Alla domanda sul perché lo assunse, il suo primo boss a New York risponde succintamente: «Aveva fame». Di affermazione, di successo, di soldi: in vent'anni di carriera come banchiere, guadagna 20 milioni di sterline (25 milioni di euro). Ma non si monta la testa. «Telefonava alla madre tutti i giorni», dice il suo ex-capo alla Deutsche.

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    Nel 2009, tra la sorpresa generale, Javid lascia il suo posto d'oro in banca per candidarsi alla camera dei Comuni con i conservatori. «Tornerà da noi nel giro di un anno », scommettono i banchieri. Sbagliano. Fa carriera anche in politica, prima tra i consiglieri di George Osborne, numero due dei Tories, poi come sottosegretario al Tesoro. E questa settimana, quando il ministro della Cultura Maria Miller si è dimessa per uno scandalo di rimborsi spese gonfiati, David Cameron lo promuove al suo posto: il primo asiatico britannico al governo. Sarebbe già così una fiaba a lieto fine, per il figlio di un autista pakistano, ma molti prevedono che il 44enne Javid non si fermerà.

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    Già due anni fa il Guardian profetizzava che sarebbe diventato il primo premier musulmano britannico: ora nessuno pensa più che sia una congettura azzardata. Proprio musulmano in realtà non è, o meglio non è più: si dichiara «orgoglioso di essere nato musulmano britannico », ma si definisce laico, sua moglie è cristiana, come i loro quattro figli. E, nel 2012 dice a una lobby pro-israeliana che, dovesse lasciare il Regno Unito, andrebbe a vivere in Israele.

    Dall'inferno al governo: fatto. Dal ghetto pakistano di Stapleton road a Downing street: possibile? Quando gli chiedono se pensa davvero di poter essere eletto primo ministro risponde: «La Gran Bretagna è stata il primo paese d'Europa ad avere una donna premier. È una delle società più aperte e tolleranti del mondo. Qui non contano il colore della pelle, il sesso, la razza, la religione, conta il talento».

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    E lui, indubbiamente, ne ha da vendere. Qualcuno, considerata la sua storia, lo paragona a un Obama conservatore. Ma il suo modello è un altro: Margaret Thatcher, di cui diventò un fan da ragazzo, convinto che le sue liberalizzazioni fossero il metodo giusto per modernizzare il paese. Così, dopo un leader conservatore come Cameron, uscito da Eton, Oxford e dalle feste in frac del Bullingdon Club, un giorno alla guida dei Tories potrebbe arrivare il Copperfield pakistano, figlio di un autista di bus. Ricordando che la "lady di ferro", sua eroina, era figlia di un droghiere.

     

     

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