Simone Cosimi per "www.repubblica.it"
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Dal 9 luglio chiunque potrà candidarsi per vendere quel che vuole (o quasi) via Instagram. Che diventerà così un gigantesco supermarket del merchandising, dell’abbigliamento, della cosmesi e del benessere, del tech, dell’oggettistica e dell’artigianato diffuso. Milioni di utenti potranno infatti presto mettersi a vendere, trasformando i propri account in veri e propri negozi social. Un po’ sulla falsa riga di quello che è stato annunciato appena il mese scorso con Facebook Shops.
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Cosa succede? Semplice. L’app videofotografica ha annunciato che renderà disponibili le sue funzionalità di shopping a gruppi molto più ampi di utenti. Dagli influencer ai piccoli intestatari di account Etsy passando per utenti qualsiasi che soddisfino alcuni requisiti di base. Per fare in modo che possano vendere tramite i propri profili. Fino a oggi, infatti, e dal 2018, era Instagram ad approvare uno ad uno brand e aziende, con preferenza accordata a celebrità e appunto influencer. Adesso c’è una procedura standard da seguire, esaudita la quale si potrà disintermediare ogni passaggio e offrire i propri prodotti direttamente ai follower (e non solo).
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In effetti, a giudicare dai requisiti imposti dal colosso, la prospettiva è disponibile e piuttosto ghiotta per una fetta molto ampia dell’utenza. Per cominciare a vendere su Instagram basterà infatti disporre di un account business o, in italiano, “profilo aziendale”. Si fa in pochi secondi, convertendo il proprio account personale: basta accedere alle impostazioni e cliccare sulla voce “Passa a un profilo aziendale”, selezionando o creando una pagina Facebook – anche privata e vuota, serve per la gestione dei dati nel business manager del gruppo – al quale associarlo.
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Bisognerà ovviamente continuare a candidarsi, ed essere accettati dalla piattaforma, per poter accedere a tutti gli strumenti di Instagram Shopping. Ma è comunque un passaggio tecnicamente alla portata di tutti, per quanto rivolto anzitutto a microinfluencer, artigiani, artisti e a chiunque abbia qualcosa da vendere di significativo. Anche perché l’eventuale diniego del social guidato da Adam Mosseri sarà argomentato, con l’indicazione dei passi necessari per consentire all’utente di “mettersi in regola” e iniziare a vendere. Non sarà dunque un “no” senza ragioni.
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Pochi altri i criteri da seguire: la piattaforma richiede per esempio che la vendita riguardi principalmente prodotti fisici e che i link di acquisti indirizzino a un sito esterno proprietario dal quale, concretamente, si gestisce la vendita. Insomma, non si può rimandare a piattaforme terze come Amazon o Alibaba, sfruttando Instagram come una vetrina, ma solo al proprio sito di e-commerce.
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Ovviamente l’account dev’essere attendibile e autentico, aver ben chiarito le policy per i resi e i rimborsi, non barare su prezzi e offerte e sfoggiare una base di follower definita “sufficiente”. Anche se non sembra esserci un numero minimo, dunque non dovrebbero servire numeri assurdi.
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