DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
1. ARBORE: VITA DA MOSTRA, VIDEOS& CIANFRUSAGLIES
Natalia Distefano per il “Corriere della Sera-Roma”
Contenere l’incontenibile non è possibile. Non lo è in termini e, tanto meno, lo può essere nei fatti quando si parla di una carriera e una personalità come quelle di Renzo Arbore. Per questo alla mostra «Videos, radios, cianfrusaglies», che apre alla Pelanda, va il merito di aver rinunciato alla folle impresa di raccontare in modo definitivo i cinquant’anni di vita e spettacolo dell’artista.
Piuttosto i curatori — Alida Cappellini, Giovanni Licheri, Sabina Arbore e Adriano Fabi — sono riusciti a dare il senso del mix di curiosità, immaginazione e ironia con cui Arbore ha contaminato radio, tv, cinema, musica e collezionismo. Esposti fino al 3 aprile (www.mostrarenzoarbore.it) centinaia di oggetti: dalle radio d’epoca alle eccentriche cravatte, dai dischi agli strumenti musicali, dalle scenografie degli show alle collezioni di imprevedibili gilet, occhiali, camicie, cappelli e borsette. Mentre su tv e pareti scorrono le immagini di «Quelli della notte», dell’Orchestra italiana, di film e spot, con la Pelanda trasformata in una Wunderkammer arboriana.
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2. RADIO, LA PASSIONE DEL SIGNOR ANIELLO STANZIONE
Emilia Costantini per il “Corriere della Sera - Roma”
Aniello Stanzione nella vita fa l’imprenditore immobiliare, ma ha una sola grande passione: la radio. Dai primi anni ’70 ne ha collezionate quasi un migliaio. Tutto è iniziato da bambino: «Mio padre era molto geloso della sua radio. Io guardavo l’oggetto e ascoltavo estasiato tutte le volte che la accendeva. Ma se mi azzardavo ad avvicinarmi, mio padre si preoccupava temendo che toccandola la potessi rompere. Ma a me quell’oggetto attirava molto, mi affascinava... e pensavo che da grande ne avrei avuta una tutta mia».
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Non solo una, ora ne ha parecchie che affollano la sua abitazione e un magazzino dove sono amorevolmente custodite. «La più antica risale al 1907, ma ne possiedo di tutte le fogge e di diverse provenienze geografiche: tedesche, francesi, spagnole, svedesi, olandesi, e naturalmente anche italiane. In tutti questi anni le sono andate a cercare ovunque sia nei miei viaggi, sia grazie a quelli dei miei amici e conoscenti che, sapendo della mia collezione, mi avvertono quando scovano un particolare modello in qualche parte del mondo».
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E nella mostra di Renzo Arbore al Macro, il collezionista Stanzione partecipa con alcuni esemplari: «Sono quattro apparecchi radiofonici storici, utilizzati dal regime hitleriano per fare propaganda. Ma con Arbore condivido l’amore per questo oggetto a mio parere insostituibile».
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La passione del signor Aniello è arricchita anche da un sito, www.radiomuseo.it, dove informa puntualmente il pubblico degli affezionati. «Amo la radio perché azzera le differenze, tutti ne possiamo usufruire in qualunque momento. È uno strumento per conoscere il mondo, per essere in contatto permanente con la realtà in cui viviamo, ma anche una fonte inesauribile di compagnia tra informazione, intrattenimento, cultura. Può svolgere un ruolo importante nel rappresentare le istanze del sociale, molto più della televisione. Un mezzo di comunicazione indistruttibile che non teme di gareggiare con i nuovi mezzi: la radio è antica, ma va oltre telefonini e tablet».
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