DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Camilla Conti per “il Giornale”
MAURIZIO COSTA LAURA CIOLI RICCARDO TARANTO
Il mercato «benedice» il nuovo piano Rcs firmato dall' ad Laura Cioli, che per evitare un nuovo aumento di capitale da 200 milioni scommette su un nuovo round di tagli ai costi, sulle news on line a pagamento e sulla cessione di altre due controllate (Sfera, in Italia, e una quota di Veo in Spagna). Il titolo ha chiuso la seduta di ieri con un balzo di oltre il 12% a 0,54 euro anche se la performance borsistica dell' ultimo mese resta negativa (-3%) così come quella dell' ultimo anno (-39,5%).
I target sono ambiziosi sia sul fronte della crescita medio annua dei ricavi, stimata all' 1,5%, sia sul fronte delle efficienze, previste a 60 milioni nel triennio, che consentiranno di recuperare redditività, con un target 2018 per il margine operativo lordo al 13% contro l' attuale 7 per cento. Atteso anche un ritorno all' utile già dal primo anno di piano, con profitti invece per 40 milioni nel 2018.
Niente numeri sugli esuberi: «Dove ci sono contratti di solidarietà - ha spiegato Cioli - terremo fede ai contratti che abbiamo stipulato. Non andremo a variare gli attuali contratti in essere e quei contratti fanno riferimento a una percentuale molto significativa della nostra forza lavoro». Per crescere, Rcs punta sullo sviluppo nelle aree ad alta potenzialità come lo sport, soprattutto ciclismo e corsa, valorizzando formati più noti come ad esempio il Giro d' Italia, e valutando eventuali partnership internazionali (ma viene esclusa una cessione di Rcs Sport).
Focus anche sugli asset in lingua spagnola, una delle più parlate al mondo (che quindi ha una platea di lettori potenzialmente molto più vasta rispetto all' italiano), con un' espansione puramente digitale, centrata sui marchi Marca e La Gazzetta dello Sport. E soprattutto, attenzione ai dati e alla profilazione dei clienti, il «petrolio» dell' era digitale, che attualmente il gruppo estrae solo in minima parte.
Verrà infine potenziata la piattaforma tecnologica del gruppo, mentre nel business tradizionale dei centri stampa si valuteranno «iniziative congiunte con altri attori del mercato italiano». Per le dismissioni, si prevede la vendita di Veo Televisiòn in Spagna (vale tra i 50 e 100 milioni di euro) e quella di Sfera, editore specializzato nella prima infanzia, «ma solo se il prezzo offerto verrà giudicato congruo», ha spiegato la Cioli.
Il problema del gruppo resta però il debito che a settembre era di 500 milioni. L' obiettivo dei vertici è quello di farlo scendere a 400 milioni nel 2016 e a 290 milioni nel 2018. La fiducia del mercato, che è il principale azionista del gruppo, ha bisogno di essere restaurata e questo è un processo che richiederà tempo. Manca inoltre un accordo sulle condizioni di finanziamento con gli istituti di credito.
Così come «non credo che discuteremo un aumento di capitale con le banche. Possono chiedercelo, ma non possono costringerci a farlo», ha detto ieri l' amministratore delegato. Aggiungendo che «almeno da un mese a questa parte» gli istituti più esposti non hanno chiesto la conversione del debito in azioni.
Dal canto loro, le banche vogliono approfondire i dettagli del business plan prima di concedere una tregua sul debito, quella che in gergo finanziario si chiama «stand still». Uno dei nodi principali da sciogliere durante la trattativa è inoltre la destinazione dei fondi incassati dalla vendita dei Libri a Mondadori. Ovvero, capire quanta parte di essi sarà utilizzata a copertura dei debiti.
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